IL VENTICINQUESIMO NATALE vecchio

Trama

In Italia, le famiglie tendono a essere unite, complice una tradizione culturale e, spesso, anche ragioni economiche. La signora Rita, madre autoritaria e dal carattere narcisista, ha quattro figli e una vita che, a suo dire, non le ha mai concesso molto. Per lei, la famiglia è diventata l’unico scopo, il centro assoluto di ogni energia e attenzione. Si dedica anima e corpo alle faccende di casa e, soprattutto, ai suoi figli. Con il passare degli anni, però, il suo amore si trasforma in un legame morboso e possessivo. Luigi, uno dei figli, cresciuto molto vicino a lei, finisce per accorgersi che quell’affetto è in realtà una forma d’amore malato. Prova in tutti i modi a farle comprendere la gravità del suo atteggiamento, ma ogni tentativo si infrange contro la sua ostinazione. I due entrano in un conflitto sempre più acceso, fino a spezzare quel filo sottile che li univa. Rimangono così sospesi in una relazione complessa, fatta di odio e di amore intrecciati.

 


Prefazione

Essere genitori è qualcosa che si comprende davvero solo quando lo si diventa. È un’esperienza meravigliosa, ma anche costellata di insidie. Significa esserci nei momenti giusti e sapersi fare da parte quando serve, ridere davanti ai propri figli e piangere in silenzio, da soli. Vuol dire trasmettere ottimismo e amore, con la consapevolezza che i figli vanno cresciuti per diventare autonomi, ricordando sempre che non ci appartengono: sono, semplicemente, i nostri figli. In questo romanzo ho voluto raccontare una storia che invita a riflettere sul rapporto tra genitore e figlio, e a ricordare che un amore eccessivo, seppur mosso dalle migliori intenzioni, può soffocare la libertà e diventare la radice di seri problemi familiari. 

Storia ispirata su avvenimenti realmente accaduti.


 

 

IL VENTICINQUESIMO NATALE

Massimo Brandi

"L'estate porta in noi gioia e spensieratezza; il mare, il tempo libero e lo svago ci donano benessere. Arrivati a fine agosto, diventa difficile pensare che tra circa 120 giorni verrà il Natale. Non riusciamo a immaginare ciò; sembra essere lontanissimo, ma è vicino, molto più vicino di quanto immaginiamo."

Italia, inizi di settembre: ormai le belle giornate al mare erano terminate e bisognava prepararsi ai nuovi eventi, alla scuola, ai libri, alla cartella; insomma, a tutto quello che serve per iniziare il nuovo anno scolastico. Luigi, che veniva chiamato Gigino, era un ragazzo di 16 anni, secondo di una famiglia numerosa e umile. Aveva scelto d'intraprendere il percorso scolastico al fine di ottenere un diploma. Il suo cammino scolastico iniziò e con esso le prime giornate autunnali dove si avvertiva il primo vento fresco e si vedevano le tante foglie secche che cadevano dagli alberi. Frequentava una scuola pubblica e, con tanti sacrifici, riusciva a studiare e a lavorare; di pomeriggio faceva il barista, era quasi in obbligo; doveva anch'egli contribuire alle spese della propria famiglia. Suo padre si chiamava Umberto un uomo mite, reduce del secondo conflitto mondiale, era un appassionato di presepi. Ogni anno effettuava nuove modifiche al suo presepe e si avvaleva della collaborazione di suo figlio Luigi, che con molto piacere affiancava il suo papà in quella che era una semplice modifica, ma per loro due era come se entrassero in un mondo magico; sognavano e lavoravano alle nuove modifiche. Sua madre si chiamava Rita; era una donna imponente, narcisista e autoritaria. In pratica, comandava lei in casa. Luigi era molto legato alla sua famiglia e alle tradizioni natalizie. L'influenza del carattere di sua madre gli dava fastidio, ma non riusciva ad opporsi. Conduceva una vita semplice, ma isolata per via delle proprie condizioni economiche disagiate. A scuola, le compagne di classe avevano occhi solo per altri alunni ben vestiti, che avevano la bicicletta e vari giochi. Purtroppo, Luigi non possedeva nulla di ciò, ma il suo sguardo era rivolto verso Angela, una ragazza che frequentava la sua stessa scuola ma in un'altra sezione. Riusciva solo a vederla nei corridoi oppure fuori da scuola; quei pochi istanti gli facevano battere forte il cuore. Gli piaceva tantissimo Angela, ma non riusciva ad avvicinarsi a lei, aveva vergogna. La mancanza di autostima lo chiudeva in se stesso e ogni giorno si preparava con un discorso, ma puntualmente non concretizzava nulla.

Un giorno, mentre stava ritornando da scuola, la vide da lontano; non era andata a scuola e stava con sua madre. Luigi si fermò di scatto; per un attimo pensò di cambiare strada o magari tornare indietro. Poi vide che sua madre era entrata in un negozio e lei stava fuori ad aspettarla. A quel punto pensò che quella era l'occasione da non farsi sfuggire, o magari l'unica occasione; non bisognava sprecarla. Era molto agitato ed emozionato, si fece forza e si avvicinò a lei: <Ciao, per caso sai l'ora?> Angela: <Ciao, sono le 15:33.> Luigi: <Frequentiamo la stessa scuola e mi ha fatto molto piacere vederti.> Angela arrossì, non ebbe il tempo di rispondere perché Luigi andò via velocemente. 

La timidezza aveva vinto su di lui e in quel momento si sentì ridicolo, inadeguato al punto che preferì mollare tutto. Il giorno successivo, si presentò a scuola cupo e con lo sguardo rivolto in basso. Entrò nell'androne della scuola e, proprio quando girò per salire le scale, incrociò Angela, lei sorridente e allegra: <Ciao, io mi chiamo Angela e tu?> Luigi rimase impietrito: <Ciao Angela, io mi chiamo Luigi, per gli amici Gigino.> Angela lo salutò dicendo: <Ti auguro buona giornata, a presto.> Da quel momento, Luigi ebbe un senso di vitalità, acquisì tale energia mentale e fisica che affrontò la giornata, che solitamente era sempre sottotono, con vigore. Quando rientrò a casa, i familiari notarono in lui un atteggiamento radioso. Sua madre gli pose alcune domande, come era solita fare: <Luigi, dimmi un po' come mai sei così vitale? Mica ti sarai innamorato?> Luigi la osservò: <Mamma, oggi ho conosciuto una ragazza a scuola, mi piace tantissimo e vorrei approfondire la sua conoscenza.> La madre si irritò: <Ah sì, ma ricordati che io ti ho messo al mondo! Io ti ho cresciuto! Io sono la donna più importante della tua vita! > < Si, mamma, certo, certo. > Luigi si allontanò velocemente con la scusa che doveva fare i compiti. L'atteggiamento di sua madre era quello a cui lui era abituato, ma questa volta Luigi avvertì un senso di disagio. Sua madre lo aveva cresciuto con la massima attenzione e amore, e tutto ciò aveva creato in lui un senso di sicurezza; lei gli dava tutta la sicurezza per sentirsi al sicuro, e per questo non osava mai contraddirla. Opporsi a lei avrebbe significato perdere quel guscio invisibile, ma tutto sommato lui non aveva nessuna intenzione di opporsi; andava bene così. Il Natale era alle porte, i negozi erano addobbati con luci e colori. Nel fine settimana, Luigi veniva coccolato da sua madre, che gli leggeva alcuni libri. 

Era un vero senso di piacere stare seduto lì accanto a sua madre, al caldo, e ad ascoltare la sua candida voce; erano parole scolpite nella mente e nel cuore. Ad un certo punto, pose una domanda a sua madre: <Mamma, ma ti farebbe piacere che io un giorno frequentassi una ragazza e magari mi fidanzassi?> La mamma lo accarezzò: <Certo, vita mia, ricordati che se tu sei felice, lo sarò anche io. Ma ricordati che io sarò sempre la donna più importante della tua vita; nessun'altra donna dovrà essere più importante di me nella tua vita. Me lo devi promettere!> <Mamma, stai tranquilla: tu sarai la donna più importante della mia vita, anche quando mi fidanzerò e mi sposerò, te lo prometto.> I due si abbracciarono e consolidarono il loro amore insostituibile, quello di sangue, quello tra mamma e figlio. 

Luigi voleva tanto bene a sua madre, ma gli piaceva tantissimo Angela e, da quel momento, decise di approfondire la conoscenza con lei. A l'uscita della scuola, riuscì ad avvicinarsi a lei. <Ciao Angela, tutto bene?> <Ciao Luigi, sì, tutto bene. A te come va?> <Tutto bene, grazie. Avrei pensato se qualche giorno ti farebbe piacere fare una passeggiata con me.> Angela si fermò di scatto e lo guardò con un sorriso accennato; a quel punto, Luigi <vabbè, forse ho detto una sciocchezza.> Mentre stava andando via, Angela lo fermò: <Assolutamente no, non hai detto nessuna sciocchezza, anzi era da tempo che aspettavo un tuo invito.> Luigi sentì nella sua testa il suono delle campane; i due si accordarono per un sabato pomeriggio.

 Preferì non dire nulla a sua madre per non essere tempestato di domande e si tuffò senza esitare. Si incontrarono e trascorsero insieme un bellissimo pomeriggio, parlarono tantissimo e successivamente continuarono a frequentarsi al punto che si fidanzarono. Luigi trovò in Angela un amore diverso da quello materno, scoprì nuove sensazioni piacevoli che non aveva nessuna intenzione di lasciare. Mancavano 8 giorni al Natale ebbe l'idea di far conoscere Angela e sua mamma. Angela ne fu entusiasta, ma voleva sapere se la signora Rita fosse stata d'accordo. Luigi non perse tempo; appena ebbe l'occasione, si avvicinò a sua madre: <Mamma, ascolta, ti ricordi che ti parlai di aver conosciuto una ragazza?> La mamma: <Sì, certo che mi ricordo, sai benissimo che io non dimentico nulla!> <Ebbene sì, noi ci siamo fidanzati e vorrei che voi vi conosceste.> La mamma rise con una risata sarcastica: <Nessun problema, voglio conoscere questa ragazza e mettere in chiaro un po' di cose.> Luigi: <Mamma, credimi, è una brava ragazza.> La mamma: <Vedremo, vedremo!>


 Luigi organizzò l'appuntamento in un bar; era un po' preoccupato e sperava che tutto potesse andare bene. All'appuntamento, la signora Rita si presentò vestita in modo elegante, quasi a mettere in soggezione la giovane Angela. Si sedettero tutti e tre a un tavolino di  un caffè e si presentarono. Angela avvertì subito un senso di soggezione mentre la signora Rita la fissava continuamente e, con toni autoritari, mise subito in chiaro alcune cose: <cara Angela, sappi che io sono e sarò la donna più importante di Luigi. Lui è una mia creatura e nessuna donna prenderà il mio posto!> Angela alzò lo sguardo e rispose: <Lei ha ragione, sicuramente lei è la mamma, ma credo che siano due sentimenti diversi da non mettere a confronto>. Rita si irritò: <No, forse non ci siamo capiti, io sono e sarò la donna più importante per Luigi>. Nel frattempo, lo accarezzò e Luigi mosse la testa a confermare ciò che sua madre aveva detto, spiazzando Angela, che rimase ammutolita fino alla fine. Rita concluse: <Detto ciò, voglio aggiungere che se mio figlio è felice, lo sarò anche io; ma se mio figlio non sarà felice o avrà delle difficoltà, io mi arrabbierò.> Si salutarono e luigi andò via con sua mamma, lasciando Angela lì a rientrare a casa da sola. Preferì parlare con i suoi genitori, che vollero conoscere i genitori di Luigi. Dopo le festività natalizie, Angela compiva gli anni; per l'occasione, organizzarono una festa e invitarono anche Luigi e i suoi genitori, che non si fecero attendere.

Quella sera la signora Rita inaspettatamente ebbe un atteggiamento pacato e silenzioso. Fu una bella serata che consolidò il fidanzamento ufficiale tra Luigi e Angela. Quell'atteggiamento fece sorprendere Luigi, che pensò senza esitare che sua madre aveva cambiato il suo carattere per amor suo. Purtroppo non fu così; la sorella di suo padre morì prematuramente a causa di un brutto male e, datosi che non era sposata, lasciò tutti i suoi beni al suo unico fratello, che li mise a disposizione della moglie. Da quel momento la signora Rita acquisì un atteggiamento ancor più autoritario; oltre alla sua indole ora possedeva anche i denari.

Divenne più esigente e più autoritaria; prendeva decisioni importanti senza nemmeno consultare suo marito. Da lì in poi, in quella famiglia si respirava aria malsana, e il clima divenne pesante. Angela venne messa alle strette e veniva accusata di qualsiasi suo comportamento ritenuto scorretto da parte di Rita, a suo modo di vedere, fino a quando un giorno la povera Angela gettò la spugna: confessò a Luigi che era troppo giovane per gestire determinate responsabilità e troppo piccola per affrontare sua madre. La sua decisione fu ponderata con molta attenzione e, dietro i consigli dei propri genitori, quella sera lasciò Luigi, riconsegnandolo a sua madre. La decisione fu presa con estremo stupore; ormai rassegnato e arrabbiato, tornò a casa con l'intenzione di litigare con sua madre, la riteneva responsabile di tutto ciò. Appena rientrò in casa, sua madre si avvicinò a lui senza parlare, lo abbracciò e lo accarezzò; sapeva già tutto perché i consuoceri le avevano comunicato la decisione della propria figlia per telefono. Tutta la rabbia di Luigi si placò; cercò di farsi forza e di respingere quel senso di protezione soffocante che gli imponeva sua madre, ma fu subito interrotto da lei: <Figlio mio, oggi sono felice. Angela non era per te, l'avevo capito dal primo giorno che l'ho incontrata.> <Mamma, ma che dici?!> <Zitto, non parlare, affacciati al balcone e guarda giù, c'è una sorpresa per te.> Luigi non esitò un istante, balzò fuori al balcone e si affacciò velocemente; giù c'era suo padre con un motorino. Si emozionò quasi a piangere, la mamma lo raggiunse e lo accarezzò: <Ti piace il regalo che ti ha fatto mamma tua? Era tanto che lo desideravi. Che aspetti a scendere giù a provarlo?> Luigi scese giù, montò sul motorino e andò a passeggio, dimenticò in un secondo tutto. Il potere di persuasione di sua madre era schiacciante e lui non riusciva nemmeno minimamente ad avere consapevolezza di tutto ciò. Ora aveva il suo motorino, era felice, amava sua madre più di ogni altra cosa.

Sua madre, dal canto suo, aveva ottenuto ciò che voleva: liberarsi per sempre di Angela, di quella intrusa! Il tempo trascorreva, Luigi cresceva, divenne maggiorenne e, grazie al benessere economico di sua madre, riuscì ad avere, oltre al motorino, anche vestiti di marca e a inserirsi in una comitiva di ragazzi. Conobbe una ragazza di nome Francesca; iniziarono a frequentarsi e, dopo alcune settimane, si fidanzarono, ma questa volta preferì andare cauto: tenne sua madre all'oscuro, almeno così credeva lui. La signora Rita aveva amici dappertutto che fungevano da sentinelle; dietro piccoli compensi, riusciva a ottenere informazioni sui suoi figli. Pretendeva di controllare la vita di tutti ed era disposta a tutto per ottenere ciò. La notizia arrivò in tempi rapidi: una sua amica le disse che aveva visto suo figlio in villa comunale baciarsi con una ragazza. Quella sera, al suo rientro, Luigi avvertì subito un'aria sinistra in casa e capì subito che sua madre ce l'aveva con lui.Rimase zitto a mangiare nella speranza che la cosa potesse rimanere nel silenzio, ma non fu così. 

Sua madre passò subito all'attacco: <figlio mio, tu mi manchi di rispetto, tu fai le cose di testa tua, tu sei un irresponsabile!> Luigi aveva in sé un senso di ansia e di sgomento: <mamma, lascia che ti spieghi, io ho capito a che ti riferisci!> <Sai bene a che mi riferisco, hai una ragazza e me lo hai tenuto nascosto! Tu non puoi, non devi nascondermi nulla! Tu sei mio> guardò tutti i suoi figli ed esclamò <voi siete miei ed esigo il massimo rispetto! Ci siamo capiti!> Luigi annuì e abbassò la testa; suo padre rimase muto e non aggiunse una parola a sua difesa; era anch'egli succube di sua moglie, di quella figura matriarcale che dominava su tutto e tutti. Scattarono immediatamente le restrizioni: gli fu requisito il motorino e tolta la paghetta fino a data da destinarsi. Luigi fu messo alle strette, rimase in silenzio e preferì non dire nulla a Francesca; inventò la scusa che il suo motorino era dal meccanico per alcune riparazioni. Una mattina, il postino bussò alla porta e gli consegnò  una busta: era la chiamata al servizio militare, entro una settimana doveva recarsi in caserma. La notizia sconvolse sua madre, ma subito si attivò; aveva una conoscenza nell'ambito militare che già all'altro figlio maggiore aveva fatto fare il servizio di leva a soli trenta chilometri da casa. Rita concluse subito la trattativa; dietro un laudo compenso, le fu garantito che Luigi, dopo l'addestramento reclute, sarebbe stato trasferito nella sua stessa città a completare il servizio militare. Sua madre, anche questa volta, aveva provveduto per suo figlio, che partì senza indugiare, nonostante la sua scarsa volontà a perseguire il servizio di militare.

Rita fece in modo che non gli mancasse nulla, gli diede una consistente somma di denaro e pretese di essere telefonata tutte le sere. Purtroppo, Luigi si dimostrò da subito incompatibile con la vita militare; tutte le attenzioni che gli dava sua madre non c'erano, doveva farsi tutto da solo: mangiare, lavare i vestiti e tante altre cose. Si sentì spaesato al punto che non vedeva l'ora che arrivasse la sera per poter telefonare a sua madre e sfogare i suoi disagi. Rita lo rincuorava e disse di non fare il ribelle, che a breve sarebbe stato contattato da una persona via telefono. La chiamata non mancò; all'interno della caserma c'era un bar, lì squillò il telefono. Chiesero di lui, che fu chiamato dall'altoparlante. Era un uomo; dalla voce sembrava avesse circa 50 anni. Disse che si sarebbe occupato del suo trasferimento, che doveva comportarsi bene e che, nel caso qualcuno l'avesse infastidito, glielo doveva comunicare; lui l'avrebbe chiamato ogni paio di giorni.

 La voce di quell'uomo gli trasmise fiducia; doveva ancora resistere circa quindici giorni. Arrivò il giorno del giuramento e la sua famiglia si presentò al gran completo. Fu un bellissimo giorno; andarono a mangiare in un ristorante e lì sua madre gli disse: <Figlio mio, appena finirai il servizio militare, aprirò un'attività tutta tua vicino a casa mia, così staremo vicini.> Luigi ne fu felice; aveva praticato come fotografo e voleva che fosse la sua professione. Dopo due giorni, il sergente fece il giro delle camerate per assegnare le destinazioni. Come da accordi, la sua doveva essere quella della propria città; purtroppo non fu così. Inaspettatamente, il sergente comunicò che Luigi era stato destinato in una caserma distante circa quattrocento chilometri dalla sua città. Rimase sbigottito, chiese al sergente se per caso si fosse sbagliato; invece era proprio così. Quella notte non chiuse occhio, pioveva a dirotto. Alle sei del mattino si vestì velocemente e raggiunse il telefono pubblico che era in caserma, chiamò sua madre piangendo e le comunicò la triste notizia.


 La mamma lo tranquillizzò dicendo che avrebbe sistemato tutto, perché lei tutto poteva. Ma purtroppo non fu così; Luigi fu trasferito a destinazione e, nonostante le continue promesse che sarebbe stato trasferito a breve, trascorsero due lunghi mesi. Sua madre si presentò in caserma e affrontò verbalmente il comandante, sostenendo che suo figlio non era adatto al servizio militare e che doveva essere mandato a casa e alla svelta. Ma la signora Rita non si rendeva conto che stava affrontando qualcosa di più grande di lei: lo stato! Suo figlio era nelle loro mani e lei non poteva fare nulla. Dopo alcuni giorni fece visita al suo amico che era nell'esercito, al cui aveva garantito il trasferimento di Luigi. Senza aprire bocca, le ridiede il denaro indietro, si scusò e concluse: <Signora Rita, lei mi deve perdonare; purtroppo alcune cose sono cambiate all'improvviso all'interno dell'esercito, impedendomi di poter portare al termine ciò che avevamo pattuito. Ecco il suo denaro.> Rita non aprì bocca; ebbe la sensazione che quell'uomo stesse dicendo la verità. Prese i suoi soldi e andò via. Cercò inutilmente altre scappatoie, ma senza successo, e fu costretto, malgrado tutto, a dire a suo figlio che doveva cavarsela da solo.

 Per lei fu una sconfitta; per la prima volta non poteva gestire suo figlio e, non appena Luigi seppe che doveva cavarsela da solo, sprofondò in una crisi emotiva molto profonda. Si sentiva quasi tutti i giorni con Francesca, ma nemmeno lei riusciva a tirarlo su. Per la prima volta perse il suo punto di riferimento: sua madre! La sua fortezza. Così, col passare del tempo, andò in depressione e gli diedero alcuni giorni di convalescenza. Si susseguirono altri giorni di convalescenza fino a che lo riformarono per disadattamento alla vita militare. Appena ritornò a casa, sua mamma organizzò una festa in suo onore e gli diede un mese di riposo per farlo riprendere. Come promesso, aveva affittato un locale commerciale vicino a casa sua e gli consegnò le chiavi del suo studio fotografico, con tanto di attrezzature. Luigi ne fu felice e, ancora una volta, vide in sua madre l'unica luce, sì, quella luce che lo faceva superare tutte le difficoltà della vita. Appena gli furono affidate le chiavi, si recarono a visionare lo studio; a quel punto, sua madre disse: <Ascolta, Luigi, lo studio è tuo. Le donne non devono mai entrare negli affari degli uomini, perciò ti proibisco di far entrare Francesca nel tuo studio. Credo di essere stata chiara!> <Mamma, ma lei è la mia fidanzata, perché dici questo?> <Tu le donne non le conosci, sono come il diavolo! Si impossessano della vita e delle cose degli altri con molta furbizia; sei giovane e certe cose tu non le vedi, mentre io le vedo. E ricordati, nessuno più di tua madre ti vorrà bene.> Ascoltato ciò, Luigi abbassò la testa e accettò le parole di sua madre, che gli davano tanta sicurezza. Cercò in modo bizzarro di non far venire Francesca al suo studio, inventando scuse più inverosimili, al punto che Francesca sospettò che avesse un'altra ragazza.

Intanto, Luigi iniziò a praticare la sua professione; si adoperava per conto di cerimonie ed eventi. Al suo fianco c'era sempre Francesca, che non perse l'occasione di fargli una domanda: <Luigi, come mai eviti sempre di farmi venire nel tuo studio?> <Francesca, lì sono sempre impegnato e non voglio che tu venga lì e io non potrei darti l'attenzione che meriti. Scusami, sono molto rigido sul mio lavoro!> Francesca non era molto convinta di ciò che stava ascoltando, ma volle crederlo. Al momento, il loro fidanzamento non era ufficiale, le famiglie non si conoscevano e i due fidanzati preferirono fare le cose con calma, senza fretta. Rita era scaltra e passava gran parte del suo tempo a muovere le pedine della vita; aveva sempre la mossa vincente perché anticipava tutto e tutti. Per festeggiare un anno di fidanzamento, Francesca fece una sorpresa a Luigi: si presentò all'improvviso al suo studio con un mazzo di fiori. Rita, dal balcone, osservava tutto e, quando vide Francesca entrare nello studio, si recò anch'ella. Luigi rimase sorpreso nel vedere Francesca; fu una bella sorpresa. <Grazie, Francesca, oggi mi hai reso felice. Anch'io avevo preso un regalo per te.> I due si abbracciarono, ma all'improvviso Rita irruppe nello studio, aveva un'aria arrabbiata e iniziò a gridare: <Il negozio è mio! E decido io chi deve entrare!> Francesca si sentì imbarazzata, fece un passo indietro per distanziarsi da Rita, che si rivolse a suo figlio: <cosa ti avevo detto?!> Luigi, ammutolito, accompagnò Francesca alla porta; non aveva compreso cosa stesse accadendo, ma aveva avvertito che c'era un'aria pesante e bisognava sparire. Appena andò via, Luigi fu vittima di un lungo rimprovero da parte di sua madre. A quel punto ebbe la sensazione che, nonostante avesse una stabilità economica e un lavoro tutto suo, non si sentisse libero; sì, libero di esprimersi e muoversi a suo piacimento. Era come una corda che gli stringeva il collo, ma nello stesso tempo l'amore che provava per sua madre era come una linfa vitale. Era un misto di odio e amore che lo teneva ingabbiato lì, fermo, senza muoversi.

 Successivamente, Francesca si mostrò amareggiata per l'affronto che aveva ricevuto e disse che non voleva avere a che fare con sua madre. Luigi, per giustificare l'episodio, fece intendere che sua mamma aveva disturbi mentali e bisognava comprenderla; purtroppo, Francesca non fu di questo avviso. Gli fece presente che sua madre era sana e vegeta e non vi erano giustificazioni che potessero difenderla. Luigi, con affanno, cercava di cucire uno squarcio che ormai si era aperto, ma nonostante tutto non osava in nessun modo contraddire sua mamma, e ciò dava molto fastidio a Francesca. Dopo alcuni giorni, sembrava che quell'episodio fosse stato dimenticato da tutti e che in piccolo spiraglio si stesse aprendo; Luigi e Francesca si concessero una serata al ristorante, dove avevano il tavolo prenotato. L'appuntamento era alle ore 20 vicino al portone dove abitava Francesca. Luigi si organizzò; era al settimo cielo, ma anche questa volta dovette fare i conti con sua madre. Appariva ai suoi occhi irritata e molto agitata: <Come mai stai uscendo e ti sei ben vestito?> <Mamma, devo andare a mangiare fuori con Francesca, tutto qua.> <Perché me lo dici solo adesso! Vedo che hai poco rispetto per tua mamma! Ricordati che io sono quella che ti ha messo al mondo!> <Mamma, stai calma, non agitarti. Non ho avuto tempo di dirtelo prima. Francesca è la mia fidanzata, lo capisci questo?> La madre, urlando, disse: <Tu non hai alcun rispetto per me, lo sai!> A quel punto svenne e cadde a terra. Luigi avvertì molta paura; con l'aiuto di suo padre, riuscirono a stenderla sul letto e le diedero qualche schiaffetto per rianimarla. ebbe giusto il tempo di telefonare a Francesca e avvertirla che non sarebbe potuto venire per via di sua madre. <Francesca, perdonami, purtroppo non riesco a venire, mia madre è svenuta e al momento non si è ripresa.> Francesca ne fu sorpresa. <Capisco, spero nulla di importante. Stai tranquillo, non pensare alla nostra serata, pensa a tua madre.>

 Luigi avvertì fin da subito che Francesca c'era rimasta male, ma dal canto suo non poteva e non voleva lasciare sua madre; forse la vita, forse sua madre, l'aveva messo davanti a un bivio che creò una rottura definitiva tra lui e Francesca. La signora Rita si riprese, fu molto felice che suo figlio avesse rinunciato a qualsiasi cosa pur di stare accanto a lei, ma da quel giorno Francesca non volle più sapere di Luigi; lo definì il succube di sua madre. Calò la tristezza nel cuore di quel ragazzo che, ancora una volta, era stato lasciato; sua madre gli spiegò che anche Francesca non l'amava abbastanza, altrimenti sarebbe rimasta ugualmente al suo fianco. Le parole di sua madre erano molto convincenti e, ancora una volta, Luigi fu preda di tutto ciò e rimase ancorato a sua madre, ma quel senso di soffocamento lo attanagliava. Voleva e doveva prendersi la sua vita, ma poi, quando pensava per un solo istante di mettersi contro sua madre, sapeva bene che avrebbe perso il suo studio e sarebbe stato isolato da tutti; le conseguenze sarebbero state notevoli. Lui conosceva bene sua madre e sapeva bene a cosa sarebbe stata capace. Il denaro rendeva sempre più arrogante la signora Rita e, di conseguenza, ruppe i rapporti con molte delle sue amiche e conoscenti, rimanendo quasi del tutto isolata. Salvatore, suo marito, cercò di convincerla a essere meno aggressiva perché la sua vita stava prendendo una piega sbagliata, ma lei non ne volle sapere, lo insultò al punto che anche il loro rapporto si mise in discussione. Stavano insieme solo per i figli, ma in pratica vivevano come due separati in casa. Gli equilibri nella loro famiglia si erano fortemente compromessi; ciò spinse Luigi a passare il meno tempo possibile in casa. Passava molto tempo con gli amici, organizzando molte partite di calcio.

Cercava di distrarsi il più possibile, ma non si rendeva conto che stava semplicemente mettendo la testa sotto la sabbia. Parlò con suo fratello maggiore per vedere insieme a lui come far ragionare la loro madre; purtroppo, anche lui si mostrò debole e incapace di affrontare la faccenda. A quel punto, cercò di adattarsi il più possibile a sua madre e di prendersi i lati positivi. Era faticoso e molto difficile: sua madre non accettava contraddittorio e viziava i suoi figli con l'intento di tenerli solo per sé. Mancavano due mesi al Natale e Luigi, mentre stava girando in un mercatino rionale, incontrò Daniela, una sua compagna di scuola.

Fecero un po' di cammino insieme, scambiarono quattro chiacchiere e alla fine si organizzarono per prendere un caffè insieme. Luigi avvertì fin da subito un senso di piacere e di pace nell'ascoltare Daniela; era una ragazza matura e saggia e addolciva tutte le questioni con il suo modo di parlare, semplice e armonioso. Luigi fu sin da subito inghiottito da quel fascino e infine la cosa che più gli piaceva era quell'aria autoritaria e sicura che aveva Daniela. I due si piacquero e si fidanzarono, ma Luigi sapeva che Daniela conosceva sua madre. Le avvisò che era peggiorata e che era molto difficoltoso intraprendere una relazione pacifica e stabile con lei. Daniela fece un mezzo sorriso: <Sta tranquillo, Luigi, io conosco il carattere di tua madre, ma lei non conosce fino in fondo il mio.> Luigi l'abbracciò: <L'ultima cosa che voglio sono i litigi, promettimi che non litigherai con lei.> <Purtroppo è una promessa che non posso farti, mi dispiace. Io non ho mai permesso a nessuno di calpestarmi!> Le parole di Daniela risuonarono nelle orecchie di Luigi; ebbe inizialmente un senso di paura, ma poi immediatamente un senso di sicurezza. Quella ragazza gli era fin da subito entrata nel cuore e, più passava il tempo, più se ne innamorò perdutamente. Trascorsero il loro primo Natale insieme; al momento era un amore nascosto e puro, lontano da tutti. Ma ancora una volta, la signora Rita, vedendo un comportamento diverso dal solito di suo figlio, lo fece pedinare da un altro suo figlio. Al suo ritorno, confermò i suoi dubbi: Luigi aveva una nuova fidanzata. Non perse tempo; subito strinse suo figlio nella sua morsa: <Figlio mio, mi hanno detto che ti vedi con una ragazza? È vero?> <Sì, mamma, è vero, ci siamo da poco fidanzati e a breve te l'avrei detto, ti prego, non arrabbiarti!> <No, assolutamente no, anzi, mi fa piacere; vorrei conoscerla.> <Tu già la conosci, è Daniela, la mia compagna di scuola.> <Ah, capisco. Vabbè, quando pensi di portarla a casa per ufficializzare il fidanzamento?> <Mamma, entro un anno, cioè entro Natale prossimo, vogliamo fare tutto con l'estrema calma.> <Sì, certo, è giusto; io sarò qui ad aspettarla, tanto prima o poi verrà.> Fece un sorriso sarcastico, quasi a dire che l'annienterò immediatamente. Luigi avvertì le intenzioni di sua madre, ma questa volta non fu preda della paura; riuscì a gestire quella sensazione con più tranquillità. Non disse nulla di sua madre a Daniela; preferì godersi quei momenti con lei, e più passava il tempo, più i due giovani si innamoravano.

Tutto sembrava nitido; i due erano compatibili al punto che sembrava che si conoscessero già da tantissimo tempo. Luigi ebbe piena consapevolezza che la sua amata era la donna giusta, la donna che voleva sposare senza alcun ripensamento. L'unica preoccupazione era sua madre, che cercò di studiare qualsiasi strategia per non incorrere in scontri. Nel frattempo, la signora Rita stava sperperando i suoi denari allo scopo di tenere il potere, quel potere che le permetteva di comandare i suoi figli e renderli suoi sudditi. Quello che appariva ancora distante era Luigi; lui conduceva una vita semplice e non chiedeva nulla, e quel nulla metteva in difficoltà sua madre, che non riusciva a influenzare del tutto la vita di suo figlio. Cercò, senza risultati, di sedurlo offrendogli denaro e cose, ma Luigi rifiutava, rispondendo sempre che non ne aveva necessità. Si avvicinava il secondo Natale e, a questo punto, sua madre passò subito all'attacco: <Figlio mio, mi dicesti che avresti portato Daniela a casa per le festività natalizie.". "Ricordi?> <Mamma, non ricordo bene.> fece finta di non ricordare per guadagnare tempo, ma sua madre era determinata: <Io ricordo bene e sappi che mi sono organizzata per l'occasione.> <Mamma, cosa mi nascondi?> <Stai tranquillo, figlio mio, io voglio solo il tuo bene.> Detto ciò, Luigi parlò con Daniela e le disse se era disposta a venire a casa sua; la risposta fu di sì. Mancava una settimana al Natale e organizzarono una cena in suo onore; la tavola era ben imbandita e tutto sembrava perfetto. Anche la signora Rita era radiosa ed elegante quella sera. Stettero insieme e trascorsero una bellissima serata, al punto che Rita invitò Daniela a stare in vacanza con loro in agosto; avevano affittato una casa al mare e c'era un posto in più. Daniela ne fu felice e disse che ne voleva anche parlare con i suoi genitori. La bella notizia non si fece attendere; i genitori di Daniela acconsentirono e da quel momento sembrava che tutto stesse andando nel miglior modo possibile. Luigi era felicissimo; vedeva sua madre discreta, ma nello stesso tempo era preoccupato. Aveva il sospetto che stesse tramando qualcosa. Lui conosceva bene sua madre, sapeva bene quando era astuta e sapeva bene che era molto magistrale nelle sue azioni.

Era agosto, giornate di caldo, le spiagge gremite di persone intente a fare il bagno per godersi il fresco. Luigi e Daniela, anch'essi, ne approfittarono al punto che persero la cognizione del tempo; la spensieratezza e la voglia di giocare li trascinò entrambi in un mondo magico. Ad un certo punto iniziò a fare buio; di fretta e furia raccolsero le loro cose e rientrarono a casa. Trovarono la signora Rita che stava giocando a carte con alcuni parenti; aveva un'aria oscura e non sembrava di buon umore. I due, con velocità, si introdussero in casa cercando di non farsi notare in modo eccessivo; capirono fin da subito che c'era qualcosa che non andava. Il giorno successivo, di prima mattina, Daniela stava stendendo il bucato all'esterno dell'abitazione. All'improvviso, si presentò davanti ai suoi occhi la signora Rita; aveva gli occhi che lasciavano intendere il suo stato d'animo, era agitata. Prese per il collo Daniela, che spaventata cercò di sfuggire alla sua morsa, ma non ci riuscì. Era in preda a un'ira incontrollata: <Ma chi credi di essere? Ma credi che qui puoi fare i comodi tuoi senza avere rispetto di chi ti ha ospitata?!> <Rita, la prego, mi lasci! Lei è impazzita!> <Io non sono impazzita, tu sei maleducata e per questo dovrai andare via da questa casa. Torna a casa tua!> Mollò la presa, Daniela prese fiato e passò subito all'attacco: <Lei è una pazza, lei deve farsi curare da un medico! Mi sono lasciata andare in divertimento con suo figlio, tutto qua; le sue accuse sono infondate, è una scusa per farmi andare via. Si vergogni, ci lasci in pace! Ci lasci vivere!> A quel punto, Rita girò le spalle e andò via dicendo: <Oggi stesso dovrai lasciare questa casa e mio figlio resterà qui a ultimare le vacanze con la sua famiglia, e non dire niente di questo nostro incontro a mio figlio, altrimenti ti farò  penare.> 

Daniela rientrò in camera e organizzò velocemente la valigia. Luigi si svegliò di scatto: <Ma cosa fai?> Daniela, in lacrime, rispose: <Mio caro, scappo via da qui, tua mamma è matta.> Luigi cercò di fermarla: <Spiegami, cosa è successo con mia madre? Dimmi!> <Ascolta, Luigi, io vado via; tu resta qui a ultimare le vacanze con tua madre. Poi, quando ci ritroveremo a casa e parleremo.><In che senso parleremo?> <Noi ci amiamo, ma dobbiamo trovare il modo di risolvere con tua madre. Lei si deve fare da parte e lasciarci vivere!> Raccolse la valigia e andò via, lasciando lì impietrito Luigi con il cuore in gola. Aveva fin da subito capito che c'era lo zampino di sua madre. Uscì fuori al cortile di balzo. <Mamma, ma cosa è successo? Perché Daniela sta andando via?> La madre si avvicinò a lui e lo accarezzò con grazia. <Figlio mio, tu sei la cosa più importante che abbia. Io ti amo più di tutti.> Luigi era amareggiato. <Mamma, lo so, ma perché l'hai costretta ad andare via?> All'improvviso, suo padre si avvicinò a loro due e disse: <Lo so io perché Daniela è andata via; tua madre è morbosamente gelosa dei propri figli e vede le fidanzate come delle minacce, come delle ladre perché vogliono portarle via i suoi figli.> All'improvviso, Rita aggredì suo marito; ci fu una breve colluttazione. Salvatore cercò di schivare gli attacchi di sua moglie e si allontanò per evitare che il loro scontro potesse degenerare ancora di più. Aveva il volto graffiato e lo sguardo triste, sì, lo sguardo di un uomo che non era mai riuscito a domare l'intemperanza di sua moglie. Così scelse anche lui di lasciare l'alloggio, preferì andare via e si rifiutò di trascorrere le vacanze con sua moglie. 

Luigi corse velocemente e raggiunse Daniela. <Amore, almeno lasciami che ti accompagni a casa.> <Lascia stare, tua madre mi ha rovinato le vacanze; a questo punto, a che serve che mi accompagni?> <Serve, credimi, ho il dovere di scusarmi con i tuoi genitori.> Arrivati a casa, i genitori rimasero sbigottiti d'innanzi alla loro presenza, al punto che la madre di Daniela si arrabbiò. <Cos'hai combinato di così grave per spingere tua suocera a cacciarti via?> A quel punto intervenne Luigi: <Mi dispiace contraddirla, le cose non stanno così. Purtroppo, mia madre ha dei problemi psichici e cade preda di scatti d'ira. Vostra figlia non ha fatto nulla di male; voleva solo godersi le vacanze, come giusto sia.> Detto ciò, Luigi salutò tutti e fece ritorno da sua madre. Nel frattempo, contattò suo padre per sapere come stava; gli rispose che stava bene e che avrebbe trascorso i restanti giorni di vacanza dalla nonna. Durante il tragitto, Luigi rifletté molto; doveva prendere una posizione da persona matura e si rese conto che l'amore di sua madre era un amore morboso, un amore malato che andava curato e non assecondato. Decise di cambiare atteggiamento al fine di farle capire che così non si poteva andare avanti e che, per il bene di tutti, doveva cambiare atteggiamento. Purtroppo, andò a sbattere contro un muro di gomma: sua madre, al primo confronto, impose subito le sue ragioni. Quel giorno mandò via il marito e la nuora in un colpo solo; nessuno doveva osare contraddirla. 


Anche questa volta Luigi si mostrò debole e inefficace dinanzi a sua madre. Finite le vacanze, rientrò a casa. La prima cosa che fece fu incontrare Daniela; aveva un forte desiderio di vederla, ne era innamorato. <Ciao amore, come stai?> <Io bene e tu?> <Sì, tutto bene. Perdonami, ti ho lasciata da sola per stare con mia madre.> <Lascia stare, non devi chiedermi perdono; sono stata io a dirti di finire le vacanze con tua madre, e lo sai perché l'ho detto?> <Perché l'hai detto?> <Perché ti amo e non ho voluto che la situazione degenerasse, ma ora mi interessa sapere se tua madre mi vuole nella sua vita.> <Non saprei, proverò a chiedere.> <Sì, vai e fammi sapere, ma sappi che se lei non mi vorrà, tu ti troverai davanti a un bivio.> <Come un bivio?> <Sì, Luigi, a quel punto dovrai decidere: o me o lei.> <Io non scapperò da te se tu non lo vorrai.>Luigi raccolse tutte le sue forze per affrontare sua madre e cercare di farla ragionare; non aveva nessuna intenzione di perdere Daniela, ma nello stesso tempo non voleva litigare. Appena rientrò, trovò sua madre seduta su una sedia con il solito sguardo, e come se già sapesse suo figlio cosa voleva dirle. <Dimmi, figlio mio, sei stato da lei?> <Sì, mamma, quella che chiami lei si chiama Daniela, la conosci bene e sai che è la mia fidanzata.> <Questo lo so, ma ho il dovere di mamma di avvertirti che è una persona poco seria, maleducata e approfitta di chi le ha aperto la porta.> <Mamma, non è maleducata.> <Una persona seria non rientra dal mare in serata inoltrata, specialmente dove è ospite; ha mancato di rispetto a tutti noi.> <Mamma, è capitato una sola volta, ci siamo fatti prendere dal gioco e abbiamo perso la cognizione del tempo. È una ragazza, come puoi essere così severa con lei? O forse il motivo è un altro? > La signora Rita si alzò di scatto dalla sedia. <Cosa vuoi dire, parla chiaro con me!> <Mamma, questa è la terza ragazza che ti faccio conoscere, e anche con questa stai litigando; a questo punto devo pensare che il troppo bene che provi per me si sia trasformato in una gelosia morbosa. <Ma che dici? Tu sei stupido; sappi che, avendo più anni di te, riesco a vedere cose che tu non riesci a vedere. Tu sei al sicuro solo con me.> 

Sua madre provò ad avvicinarsi, ma Luigi fece un passo indietro per evitare che potesse abbracciarlo. Questo gesto fu molto significativo, ma ebbe delle conseguenze gravi. Rita iniziò a gridare come una matta: <Tu sei un ingrato, ti stai mettendo contro il tuo sangue per una sgualdrina da quattro soldi!> Luigi, anch'egli, alzò per la prima volta la voce contro sua madre <Lei non è una sgualdrina, lei è la donna che amo.><Tu ami più lei che me?!><Mamma, ma non capisci che sono due amori diversi? Non capisci che sono come due treni che viaggiano su due binari paralleli? Non possono mai essere a confronto! È innaturale!> <Tu non capisci, io sono l'unica donna della tua vita, voi figli siete una parte di me, vi ho sempre protetti contro tutto e tutti e lo farò per sempre!> < <Mamma, tu dovrai accettarla!> Sua madre si avvicinò in modo ravvicinato: <Come ti permetti di darmi degli ordini? Vai via, io non accetterò mai quella maleducata, via via!> Luigi si allontanò e parlò con suo padre, che si era riconciliato con sua moglie con atteggiamenti sottomessi, quasi ad ammettere che aveva torto. Ma Luigi, quel giorno, uscì da casa sua con tanta rabbia e tanta paura; si era messo per la prima volta contro sua madre e questo lo faceva sentire vuoto. Sì, quel vuoto era quella mancanza di sicurezza che per anni gli aveva dato sua madre. Si incontrò con Daniela e le riferì che sua madre non ne voleva sapere e che lui aveva ingaggiato uno scontro verbale. Daniela, dispiaciuta, replicò: <Amore mio, mi dispiace di tutto ciò. So che stai soffrendo e so che, per la prima volta, ti sei scontrato con la donna più importante della tua vita.> <No, ti sbagli, lo siete entrambi. Nessuno è al di sopra dell'altro e nessuno può pretendere l'esclusiva!> <Lo so, mi fa tanto piacere, ma se vuoi, ritorna da lei. Io non voglio vederti soffrire.> <No, io non voglio perderti. Starò sempre con te, lotterò contro tutto il mondo se tu lo vorrai.> <Certo che lo voglio, io ti amo.> I due consolidarono il loro amore e, per la prima volta, Luigi avvertì un senso di sicurezza nei riguardi di Daniela. Ebbe la sensazione che quella ragazza, oltre all'amore, gli dava la stessa sicurezza di sua madre, e più accresceva questa sensazione, più trovava la forza di affrontare sua madre. 

La signora Rita, nonostante stesse sperperando il denaro, godeva ancora di un'ingente somma di denaro che le permise di corrompere alcune donne del vicinato affinché diffondessero una falsa notizia: che Daniela, in passato, svolgeva l'attività di prostituta al fine di scoraggiare suo figlio e spingerlo a lasciare la sua fidanzata. Era uno stratagemma ben orchestrato e organizzato; tutti fecero la loro parte e, di conseguenza, la notizia giunse a Luigi. Il rapporto con sua madre era freddo, ma si parlavano. <Luigi, io ho il dovere di mamma di dirti una cosa> <dimmi, mamma> <non è una bella notizia, ma devo farlo per il tuo bene> <mamma, dimmi pure> <ho scoperto che Daniela, la tua fidanzata, in passato era una prostituta> <mamma, ma che dici!> <Sicuramente non mi crederai; pensi che sia una bugia, vero?> <Sì, mamma, non ci credo> <allora ti invito a chiedere alle persone del vicinato, tra cui anche la signora Barbara e la signora Valeria; loro ti confermeranno questa triste notizia> Luigi era sconvolto, non ci credeva, ma ebbe un piccolo dubbio che lo spinse ingenuamente a chiedere alle due signore citate da sua madre; confermarono ciò che affermava sua madre. A quel punto, Luigi cadde in una crisi senza precedenti, si rinchiuse in casa e in sé stesso.


Era confuso e disorientato; squillò il telefonino: era Daniela, che gli disse che doveva vederlo con urgenza. I due fidanzati si incontrarono in una zona isolata, come se fossero due amanti; sembrava che stessero scappando dal mondo, quel mondo costruito dalla signora Rita. <Luigi, ascolta, devo dirti una cosa: oggi ho incontrato tua madre e mi ha detto che dovevi dirmi una cosa importante; infine, mi ha detto che devo sparire dalla tua vita. Cosa sta succedendo?> Luigi l'abbracciò. <Girano voci che tu, in passato, facessi la prostituta.> <Come una prostituta? Chi ha diffuso questa voce?> <Non lo so, ma sappi che non ci credo; io credo solo al nostro amore.> <Io credo di sapere chi ha diffuso questa falsa notizia!>< È chi è potuto essere? ><Tua madre, solo lei è capace di fare queste azioni!> I due si abbracciarono e si promisero amore eterno, giurando che nulla li avrebbe divisi. Quando Luigi ritornò a casa, aveva un'aria fredda; si sentiva deluso, anche se non aveva le prove che fosse stata sua madre a diffondere quella falsa notizia, ma conosceva bene i suoi metodi, quelli più bassi per ottenere ciò che voleva. <Dimmi, figlio mio, hai sentito in giro sul conto di Daniela?>< A me non interessano queste sciocchezze che dicono le persone; io credo solo a Daniela e a nessun altro!> Sua madre si irritò: <Quindi non credi nemmeno a tua madre, al sangue del tuo sangue?> Luigi non aggiunse più nulla, rientrò in camera sua senza dire una parola; quel silenzio creò una rottura tra lui e sua madre, e questo lo percepirono entrambi.

 Nei giorni successivi, Luigi e Daniela continuarono a vedersi e a progettare il loro futuro. Il rapporto con sua madre era freddo e distante; lei si limitava a dire frasi intimidatorie, facendo leva sul fattore psicologico di suo figlio. Erano inefficaci, si rese conto che suo figlio si nutriva della linfa di Daniela e non più della sua, si sentì esclusa al punto che iniziò ad assumere calmanti per placare il suo stato di agitazione. Successivamente passò di nuovo all'attacco: <Ascolta, figlio mio, visto che ora hai deciso di essere un uomo forte e provvedere a tutto, ti comunico che non potrò più pagare l'affitto del tuo negozio e pagarti l'assicurazione della tua moto. Mi dispiace, ciò è dovuto anche al fatto che i miei soldi si stanno assottigliando e devo tagliare un po' di spese.> Luigi sorrise; era come se già sapesse a ciò che stava andando incontro: <Va bene, mamma, stai tranquilla, provvederò da solo a pagare le spese. Spero solo che non sia stata una tua ripicca.> Questa mossa fu molto azzardata; la signora Rita chiuse il rubinetto finanziario nei confronti di suo figlio con la speranza che lui sarebbe ritornato a chiedere aiuto in cambio di qualsiasi cosa. <No, figlio mio, non è come pensi; io darei tutto ai miei figli, anche se ultimamente sto ricevendo pugnalate alle spalle.> <Mamma, se per pugnalate intendi che sono un adulto e voglio farmi una mia vita sottraendo tempo a te, ti sbagli di grosso!> <Ricordati, figlio mio, l'amore della madre è insostituibile! Non girarmi le spalle!> <Mamma, sei tu che mi stai girando le spalle solo perché non ho voluto ubbidire.

 Sicuramente avrò grosse difficoltà a pagarmi le spese, ma ce la farò!> Daniela venne a conoscenza di tutto ciò e disse a Luigi se era disposto ad andare a convivere con lei; voleva prendere in affitto un piccolo monolocale a prezzo modico per avere una sua indipendenza. Luigi, dispiaciuto, rifiutò: <Mi dispiace, amore mio, non ho la forza mentale per farlo. Il fatto che sto ai ferri corti con mia madre mi sta sottraendo molte energie che mi impediscono di fare ulteriori passi. Mi dispiace, al momento non è possibile.> <Stai tranquillo, Luigi, io prenderò quella casa e andrò a vivere da sola, ma sappi che ti aspetterò nel nostro nido d'amore.> La contromossa di Daniela fu come una lama sottile che penetrava dritto nel cuore di Luigi, che al momento si trovava tra i due fuochi: la fidanzata e la mamma.

 

Trascorsero alcuni anni, Luigi e Daniela decisero di vivere insieme: nonostante le tante difficoltà, il loro rapporto era stabile e felice. La signora Rita esaurì tutte le sue risorse economiche e, man mano, perse quella grinta che possedeva: rimase per i fatti suoi. Dal loro amore nacque il piccolo Fernando: questo evento creò una conciliazione tra Luigi e sua madre. Il primo nipotino fece attenuare il comportamento della signora Rita, che iniziò a cambiare atteggiamento; era come se stesse cambiando strategia.

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Infatti, l'atteggiamento di Rita era diverso; aveva accettato il fatto che fosse la seconda donna e non più la prima di suo figlio. Ma pian piano quella fiamma ardente che aveva in sé si stava spegnendo: tutti i suoi figli si sposarono e, di conseguenza, andarono a vivere per fatti loro, suo marito l'aveva lasciato, si trasferì a Napoli a vivere in una modesta casa a piangere terreno, anche se gli mancava un abbraccio se la cavava ugualmente, ciò la trascinò in uno stato depressivo senza precedenti. I suoi soldi ormai erano esauriti; poteva contare solo sulla pensione di vecchiaia. L'arroganza e la spavalderia che aveva avuto negli anni passati la lasciarono isolata. Aveva dato uno scopo alla sua esistenza occupandosi esclusivamente dei figli e di suo marito. Ogni tanto Luigi la andava a trovare, ma spesse volte finiva per litigare; le divergenze di idee creavano conflitto tra loro. Luigi si innervosiva perché non riusciva a capire perché sua madre, ormai stanca e invecchiata, nonostante non avesse più vigore e sembrasse apparentemente innocua, continuasse a seguire il suo "credo", il suo modo di ragionare, e pretendesse sempre di avere ragione. La signora Rita cercò, senza alcun successo, di appassionarsi a qualcosa: partecipando a gite turistiche con altri anziani, andando in parrocchia e tante altre cose. Fece di tutto per togliersi da dosso quello spettro che la attanagliava, ma nulla da fare; non riuscì ad appassionarsi a nulla di tutto ciò e passava le giornate nel silenzio e nella malinconia. La sua fragilità emotiva la induceva a pensare sempre al passato e alle belle giornate trascorse con la sua famiglia.

Per sua sfortuna, i suoi fratelli e sorelle non c'erano più perché morti negli anni precedenti; ogni tanto veniva qualche sua nipote più affezionata a trovarla allo scopo di arginare in parte il suo stato di solitudine. Daniela si adoperò diverse volte ad avvicinarsi a lei senza alcun successo; tutte le azioni di avvicinamento e di solidarietà non venivano riconosciute in nessun modo: mai un grazie, mai una volta "ti voglio bene", forse per orgoglio, forse per non ammettere la sconfitta morale, chissà! La signora Rita rimaneva sola, triste ma orgogliosa; non chiedeva niente a nessuno e non si presentava a casa di nessuno. Ci fu un ennesimo litigio con Daniela che creò una rottura definitiva. Luigi fece di tutto per ricucire il loro rapporto, ma non ci fu nulla da fare. Per anni si erano susseguiti litigi, dispetti e aggressioni verbali. Dopo un certo periodo, ritornarono a fare pace, ma Daniela disse a Luigi che con sua madre non voleva più avere a che fare; si allontanò e la evitò in tutti i sensi. Si era stancata di sopportarla; ormai erano più di venti anni che lottava contro sua suocera senza alcun successo. Luigi stava in mezzo: amava sua moglie e nello stesso tempo soffriva per sua madre, vedendola vecchia e sola. Anch'egli cercò di parlarle, di farla ragionare e di indurla a lasciare quel suo modo di pensare, purtroppo senza successo. Rita colpiva suo figlio al cuore perché il suo stato lo ostentava. Veniva a casa di Luigi pochissime volte e solo nelle occasioni di festività: a Pasqua, Natale e Capodanno, alternandosi con altri figli. Il peggior nemico di Rita divenne il tempo; non passava mai, la faceva sentire sempre più sola e più cupa. Perse interesse per qualsiasi cosa, perfino per il cucito, che era sempre stata la sua passione.

 Usciva solo qualche ora al giorno per fare la spesa e poi rientrava a casa sua, fredda e grigia, dove l'armonia di un tempo non c'era più, dove il silenzio stava lì ad aspettarla per tormentarla. Aveva sempre più difficoltà a dormire la notte e si serviva sempre di più di farmaci tranquillizzanti; perse anche la voglia di mangiare con gusto, facendo spazio a cibo poco salutare. Comprava alimenti già preparati per non cucinare, nella convinzione di aver risolto un altro problema: quello di cucinare! Eh sì, per lei cucinare era diventato una tortura e ogni volta che qualcuno glielo chiedeva, lei rispondeva che cucinava da cinquant'anni e ormai era stanca. Purtroppo, non era stanca di cucinare, ma stanca di vivere! Non era più una donna di potere, dove disponeva su tutto e tutti; ormai era una donna anziana, messa da parte e evitata da molte persone. Si confidava spesso con la dottoressa di base, che oltre a seguirla in ambito sanitario, la seguiva anche in ambito emotivo; Rita vedeva in lei un piccolo spiraglio che le permetteva di tirare avanti. Le fu diagnosticata una forma leggera di diabete, che la fece allarmare al punto che evitava qualsiasi alimento zuccherato, avendo spesso cali glicemici.

 Non riusciva a tenere nessun equilibrio nella sua vita e tantomeno nell'alimentazione. Iniziò a perdere il controllo di tutto e, sotto il consiglio della sua dottoressa, chiese aiuto a uno dei suoi figli. Non scelse Luigi, ma Alessio, il figlio minore, quello più vicino a lei, quello che riusciva ad avere un rapporto meno conflittuale con sua madre. Alessio si adoperò subito, avvertì i suoi fratelli della gravità della situazione e prese in mano tutta la parte amministrativa di sua madre; gestiva la pensione e pagava le bollette delle utenze per evitare distacchi. Poi la seguiva nella somministrazione dei medicinali e contribuiva a farle la spesa di generi di prima necessità. Da quel momento, Rita affidò la sua vita nelle mani di suo figlio Alessio senza alcun ripensamento, come se si fosse appoggiata a qualcosa che la trascinasse in avanti. Rimase isolata al punto che, per distrarsi, leggeva molte riviste; le divorava una dopo l'altra senza mai fermarsi. La lettura le permetteva di distrarsi e di non pensare a nulla, la malinconia si era impossessata di lei e non avrebbe mai immaginato che avrebbe sofferto la solitudine. Un giorno, la sua dottoressa di base chiese ad Alessio e Luigi di presentarsi presso il suo studio; appena arrivati, spiegò che la loro madre aveva bisogno di fare degli accertamenti perché i risultati di alcune analisi non la convincevano. Senza esitare, portarono la loro madre a fare alcuni esami che, per fortuna, ebbero risultati positivi, ma la dottoressa li invitò a fare una TAC total body per essere più sicuri; riuscirono a prenotarla in tempo rapido, pagando una somma importante. La risposta dell'esame confermò la preoccupazione della dottoressa: la signora Rita aveva un tumore al polmone di piccole dimensioni e localizzato.

 La notizia destò sgomento e trascinò nel panico tutti; cercarono di avere informazioni e indicazioni su come muoversi dalla dottoressa di base, ma quest'ultima mise subito le mani avanti dicendo che da quel momento dovevano muoversi autonomamente, affidandosi ai vari professionisti. Luigi chiese alla dottoressa se la situazione fosse grave e l'unica risposta fu "fate presto", che non sembrò esaustiva e nemmeno chiara, ma capirono fin da subito che da quel momento dovevano cavarsela da soli. Fecero altri accertamenti, come un'ecografia all'addome e una risonanza magnetica, entrambe a pagamento; per fortuna non ci furono riscontri negativi. Fu consigliato un ricovero in una clinica privata dove era possibile fare un check-up completo. Rita stette una settimana sottoponendosi a diversi controlli che ebbero riscontri positivi; purtroppo, anche lì confermarono la presenza di una massa tumorale in un polmone. A questo punto, fu consigliato di presentarsi in ospedale per concordare con i medici un intervento chirurgico al fine di eseguire l'esportazione totale di tale massa.

Il dottor Rossi, che si occupava di malattie polmonari, era giovane ed intraprendente. Accolse la richiesta di Luigi e Alessio e da lì iniziarono l'iter per la preparazione all'intervento chirurgico. Disse che la massa era localizzata e bisognava solo esportarla; spiegò che non c'era da preoccuparsi e che la situazione era sotto controllo. La signora Rita, che aveva vissuto sempre in uno stato ottimale di salute, inizialmente andò in panico, poi fu tranquillizzata sia dai suoi figli sia dal dottor Rossi. In quel periodo, gli attriti cessarono di esistere; bisognava pensare alla salute di Rita e superare l'intervento. Daniela, anch'ella, si rese disponibile per starle vicino e placare le sue preoccupazioni. Tutti si adoperarono, lei si tranquillizzò; si sentiva al sicuro, seguita dai propri figli. Fu sottoposta a un esame del sangue ed ebbe un colloquio con l'anestesista al fine di prepararla all'intervento. Era luglio e il dottor Rossi disse ad Alessio e Luigi che non c'era urgenza e che l'intervento sarebbe stato effettuato a settembre, cioè dopo le vacanze estive. Detto ciò, i due fratelli, dopo aver tranquillizzato la loro madre, si concessero una meritata vacanza; la situazione stava andando nel miglior modo possibile. 

Rita trascorse il mese d'agosto a casa, usciva poco non solo per il caldo, ma anche perché si sentiva debole; dormiva molto e trascorreva molto tempo sdraiata sul divano durante la giornata. Tutto ciò non destò preoccupazioni a nessuno, anche perché lei non ne parlava. Luigi la telefonava spesso e le diceva di stare tranquilla e che sicuramente l'intervento sarebbe andato a buon fine; Rita ascoltava con estrema serenità le parole del proprio figlio e, oltre a stare tranquilla, era felice perché tutti i vecchi attriti erano stati messi da parte, facendo spazio a lei. Finalmente era ritornata al centro dell'attenzione; non nel modo che lei avrebbe voluto, ma andava bene ugualmente. Finite le vacanze, Alessio si mise in contatto con il dottor Rossi per sapere la data dell'intervento; gli fu risposto con estrema tranquillità che il caso era di bassa priorità e che l'intervento sarebbe stato per i primi di ottobre, ma per precauzione ordinò di fare eseguire una nuova TAC. I fratelli si organizzarono per farla il prima possibile. Luigi notò che sua madre aveva uno strano aspetto; era pallida e sembrava più invecchiata del solito. Si insospettì e lo fece presente a suo fratello Alessio: <sai, ieri ho visto mamma, il suo aspetto non mi piace, è strano, sembra una donna malata>. Alessio iniziò a preoccuparsi anch'egli, al punto che riuscirono a prenotare una TAC il giorno 19 settembre; la accompagnò Luigi senza esitare, la signora Rita era debole e camminava con difficoltà.

 Il giorno successivo Alessio andò a ritirare l'esame della TAC, lesse ciò che c'era scritto e non gli convincevano alcuni termini, sebbene tecnici. Iniziarono a leggere su internet e ciò li spinse a chiamare un medico privato che si presentò a casa di Rita il giorno 22 settembre. Lesse tutti gli esami e sembrava essere ottimista, poi prese l'ultimo esame e iniziò a leggere con calma. Luigi aveva lo sguardo rivolto verso il dottore e notò fin da subito che egli cambiò in modo repentino la sua espressione del viso; il suo volto si oscurò e più leggeva, più abbassava lo sguardo. Rita si allontanò per un attimo e Luigi, preoccupato, approfittò per porgli una domanda: <Dottore, la situazione è grave?> Il dottore rispose: <Mi dispiace, la situazione è gravissima.> A quel punto Luigi balzò dalla sedia: <Ma come gravissima? Come è possibile? Quanto tempo ha da vivere nostra madre?> Il dottore: <Io credo qualche mese, purtroppo il tumore ha invaso il fegato.> Ci fu un silenzio tombale che trascinò i fratelli nello sgomento totale.Rita stava ritornando; Luigi e Alessio dovettero, per prima cosa, fingere di avere un'espressione tranquilla e poi chiesero al dottore di mentire alla loro mamma e di dirle che non era nulla di grave e che si sarebbe risolto, per non farla soffrire. 

Dopo quegli istanti dolorosi, il dottore andò via e consigliò di preparare la loro madre alla terapia del dolore; in pratica, Rita a breve sarebbe stata preda di dolori lancinanti e bisognava somministrarle morfina al fine di non farla soffrire. Increduli e distrutti nell'anima, i fratelli scelsero di non fermarsi e di lottare; speravano che un rapido intervento forse avrebbe allungato, anche di poco, la vita della loro mamma. Il giorno successivo si recarono all'ospedale dal dottor Rossi per avere spiegazioni in merito e per vedere quali strategie adottare. Arrivati al reparto, bussarono il citofono e gli fu detto da un'infermiera che il dottore era impegnato e che il prima possibile sarebbe uscito. Trascorsero circa un'ora, il dottore non usciva, bussarono, ribussarono senza esito. Ad un certo punto Luigi perse la pazienza, bussò di nuovo e disse all'infermiera che avrebbero aspettato fino a sera e che da lì non si sarebbero mossi per nessuna cosa al mondo. Dopo circa mezz'ora uscì il dottore, aveva un'aria strana, era pallido e tremava, invitò i fratelli ad accomodarsi nel suo studio, diede uno sguardo alla TAC e disse che non tutto era perduto e che molti casi del genere erano stati risolti nel miglior modo. Questa notizia fu accolta con speranza dai fratelli.

 Il dottor Rossi disse che lui si occupava di polmoni e che bisognava interpellare la dottoressa Minieri, specialista del fegato. <Mi dispiace, purtroppo il tumore si è trasferito con rapidità contro le nostre aspettative. Io non posso aiutarvi, dovrete rivolgervi alla mia collega dottoressa Minieri e lei potrà seguirvi.> <Dottore, non ci lasci così, ci aiuti! La situazione precipita!> Il dottore rispose: <L'unica cosa che posso fare è dire alla collega Minieri di accelerare e fare uscire un posto in reparto per vostra madre il prima possibile.> <Dottore, cosa significa "il prima possibile"? Quanto tempo ci vorrà?> <Purtroppo non ve lo so dire, quello del fegato è un altro reparto al quale non faccio parte. State tranquilli, parlerò con la dottoressa e sarete contattati.> Le parole del dottor Rossi non ebbero nessun effetto positivo; purtroppo, i due fratelli si sentirono presi in giro e abbandonati. Cercarono di contattare altri ospedali per chiedere se ci fosse qualche posto libero nei reparti, ma nulla da fare. La telefonata di Minieri non arrivava e ciò spinse Alessio a telefonare al dottor Rossi con toni duri: <Dottore, lei ci ha abbandonato, deve fare qualcosa per nostra madre, la dottoressa non ci ha ancora chiamato!> <Mi dispiace, questa situazione non mi sta dando pace, ho sottoposto il caso alla collega affinché vi possa chiamare il prima possibile.> Alessio, urlando, rispose: <Dottore, lei ci ha abbandonato, si vergogni!> <Mi dispiace, vi do un suggerimento: se per domani non sarete chiamati dal nostro ospedale, dopodomani portate vostra madre all'ospedale Arena al pronto soccorso; loro dovranno per forza ricoverarla, così la porteranno al nostro ospedale, che è quello di riferimento. Purtroppo di più non posso fare, e mi faccia una cortesia: non mi contatti più!> Accolsero il consiglio del dottor Rossi, ma ebbero fin da subito la consapevolezza di essere stati abbandonati. Nel frattempo, la signora Rita peggiorava giorno per giorno. Il giorno 24 settembre fecero come suggerito dal dottor Rossi: si recarono al pronto soccorso dell'ospedale Arena simulando dolori di pancia. La signora Rita ebbe il codice rosso e fu sottoposta a TAC e analisi del sangue; purtroppo, il quadro clinico si presentò preoccupante: i valori erano quasi tutti completamente sballati e il fegato aveva una massa metastatica. 

Dopo molte ore, la dottoressa dell'ospedale convocò i due fratelli e spiegò che la situazione della loro mamma era grave e che non potevano fare nulla, dovevano rivolgersi a un oncologo. Luigi chiese se potevano ricoverarla seguendo il suggerimento del dottor Rossi; purtroppo, la dottoressa, che aveva intuito il loro stratagemma, rispose che all'ospedale centrale non c'erano posti e che nel loro ospedale neanche c'erano posti e sarebbe stata su una barella in un corridoio. Aggiunse che di più non poteva fare e che certi giochetti non andavano fatti. Luigi si irritò: <avremo anche usato uno stratagemma, ma lei si rende conto che ci state facendo morire nostra madre senza nemmeno fare un tentativo!? Vergognatevi!> La signora Rita fu preda dei primi dolori lancinanti; le somministrarono un potente antidolorifico tramite endovena. Lasciarono l'ospedale Arena alle due del mattino. Quello fu il giorno più brutto, il giorno in cui Luigi vide e si rese conto che sua madre stava morendo inconsapevolmente e si rese conto che la situazione stava peggiorando sempre di più.

La riportarono a casa; la signora Rita voleva reagire, tentò di mangiare disperatamente, credendo che il cibo l'avrebbe rimessa, ma purtroppo non ci riuscì. Nei giorni successivi, i fratelli si adoperarono in diversi modi per cercare di ricoverare la loro madre. Quello che sembrava un diritto ebbe fin da subito l'idea di un'elemosina chiesta a strutture pubbliche, pagate con soldi pubblici che, in teoria, dovrebbero stare al servizio dei cittadini senza se e senza ma. Alessio ricontattò di nuovo il dottor Rossi, gli intimò di aiutarli e minacciò azioni legali nei suoi confronti; nel frattempo, Luigi si mise in contatto con un ospedale specializzato in tumori, e risposero che l'avrebbero chiamata il prima possibile. Dopo alcuni giorni, il dottor Rossi chiamò Alessio e disse che all'indomani dovevano portare la loro madre in ospedale, nel reparto dei polmoni e non del fegato; era l'unico posto libero. Il giorno dopo, la signora Rita fu ricoverata e, prima di prendere posto nel suo reparto, fu inviata dal professor Vitaliano che si occupava di fegato. Fatta una prima visita, il professore spiegò ai fratelli che la situazione della loro madre non era grave, ma bensì gravissima. Aggiunse che avrebbero eseguito un disperato tentativo di chirurgia, ma prima di ciò occorreva eseguire una biopsia al tessuto del fegato.

Daniela mise da parte ogni rancore che aveva con la suocera e, nonostante tutto, si adoperò per starle vicino e supportarla nel miglior modo possibile. Il capo reparto, il dottor Izzo, ebbe un colloquio con Alessio e Luigi e diede delle considerazioni del caso poco chiare e confuse. Ormai i due fratelli, in preda al dolore e alla disperazione, persero lucidità e si aggrapparono a qualunque speranza. Quel giorno stesso, Rita prese la mano di Daniela e disse: <So benissimo che sono nelle mani del Signore, e so benissimo che la situazione è grave, ma lotterò con tutte le mie forze per cercare di salvarmi>. Daniela l'abbracciò e rispose: <Rita, io le sarò accanto, nonostante i tanti litigi, e sono convinta che trascorreremo il Natale tutti insieme in famiglia, con  precisione sarà il mio venticinquesimo Natale con voi>. Si guardarono con un'aria speranzosa e con la voglia di combattere fino all'ultimo respiro. Durante la permanenza in ospedale Rita fu sottoposta a continui controlli per prepararla alla biopsia che purtroppo veniva rimandata giorno per giorno; il dottor Izzo disse che aveva un valore alto che le impediva di sottoporsi alla biopsia, stavano cercando di farlo scendere ma ciò non avveniva, ebbe due trasfusioni di sangue per sostenerla. La preoccupazione aumentava sempre di più perché le condizioni generali di Rita peggioravano sempre di più. Un giorno, mentre Luigi stava al lavoro, ebbe una telefonata dall'ospedale; chiesero di recarsi lì il prima possibile. Luigi avvertì Alessio, e raggiunsero l'ospedale. Mentre Alessio parlava con il dottor Izzo, Luigi corse più che poteva e raggiunse la camera dove c'era sua madre. Per fortuna, lei era lì viva; si lamentava, era irrequieta e chiedeva di uscire dall'ospedale. Luigi la prese per la mano, cercò di tranquillizzarla e le disse di avere un altro po' di pazienza per poter effettuare la biopsia e giocarsi l'unica carta che c'era a disposizione. All'improvviso, fu avvicinato da un infermiere che, con un'aria irritata, gli riferì che sua madre era irrequieta e dava fastidio e bisognava dirle di stare buona. Luigi, a questo punto, perse la testa; gridando, disse: <Ma lei sta scherzando? Non sono capricci, mia madre soffre! Questo lo sa? Lei perché ha scelto di fare l'infermiere?> L'infermiere abbassò la testa e andò via senza replicare.

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Alessio gli riferì che, nonostante i loro sforzi, il valore interessato non scendeva e ciò impediva la biopsia. Luigi, avvilito e stressato, preferì andarsene a casa a riflettere e anche a prepararsi a qualcosa di brutto che a breve sarebbe arrivato. Il giorno dopo ritornò in ospedale e, per puro caso, incontrò nel reparto il professor 
Vitaliano <Professore, mi aiuti, abbiamo bisogno che mia madre faccia la biopsia, altrimenti...> Il professore interruppe Luigi, gli mise una mano sulla spalla e disse: <Purtroppo, per sua madre non ci sono terapie, mi dispiace, questo è accanimento. Si faccia coraggio.> Luigi rimase fermo, impietrito; le parole del professore penetrarono nella sua mente e da lì capì che c'era poco da fare per sua madre. Si avvicinò ad Alessio e disse: <Ascolta, Alessio, ho parlato con il professore, mi ha spiegato che per nostra madre c'è poco da fare, riportiamola a casa sua.> Di comune intesa, firmarono le dimissioni e il giorno dopo, tramite un'autoambulanza privata, la signora Rita ritornò a casa sua. 

Era in condizioni gravi, non riusciva nemmeno a stare in piedi e a stento parlava. La sua camera da letto divenne una vera camera d'ospedale; fecero in modo che non le mancasse nulla, dai prodotti sanitari al cibo, e infine assunsero una badante che per alcune ore l'assistesse. Decisero quale turno dovevano fare per stare accanto a lei la notte; la prima notte fu scelta da Daniela, che per sua volontà volle stare accanto a sua suocera. Quella fu la notte più lunga della sua vita: non dormirono, parlarono tantissimo e cercarono, almeno in parte, di recuperare quel tempo perso, quel tempo sprecato a litigare. Rita le disse che aveva conosciuto un tale di nome Demetrio, venuto da lontano, che le aveva spiegato tanti misteri di ciò che era la vita e che la morte non è la fine ma un passaggio. Aggiunse che, prima di andare in ospedale, aveva visto accanto al suo letto due figure: quella di sua sorella e quella di suo marito, due defunti che sembrava stessero lì ad accoglierla. 

Questo racconto turbò Daniela, che cercò di sdrammatizzare, ma senza alcun risultato. La signora Rita, quella donna di presenza imponente, stava in quel letto senza forze e ormai rassegnata al suo destino. Aggiunse: <Mi sa che il venticinquesimo Natale insieme non ci sarà.> Rita, incredibilmente, era ancora in carne e lucida; la malattia era più veloce del tempo. All'indomani ci fu un vero e proprio pellegrinaggio: vennero a farle visita amici, parenti e tante persone del vicinato. Nonostante lei avesse avuto un atteggiamento ostile con molte persone, al contrario delle aspettative, ricevette tantissime visite. Nel bene e nel male, era un simbolo che stava andando via. Alessio, d'accordo con Luigi, ingaggiarono un infermiere privato che fece in modo di non farla soffrire, somministrandole morfina e alimentandola con afflebi. Rita ormai respirava solo, dormiva; era ormai in una fase pre-coma. Luigi la tenne per mano; la sua mano colorita teneva in mano la mano stanca, vecchia e giallastra di sua mamma.

Le sussurrò in un orecchio: <Mamma, ti voglio bene!> Sua madre mosse leggermente la testa con quelle poche forze che aveva; quel suo cenno valeva tante parole, o forse voleva dire: perdonami per il mio comportamento. Rita si spense il giorno 8 ottobre all'età di 75 anni, lasciando 4 figli e 7 nipoti.

 

Dedicato a tutte le mamme che non ci sono più

 

 

Le immagini sono indicative e a scopo illustrativo


Nomi, personaggi, e luoghi sono il frutto della fantasia dell 'autore.

 

 

 





 

 


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