Trama
In Italia, le famiglie tendono a essere unite, complice una tradizione culturale e, spesso, anche ragioni economiche. La signora Rita, madre autoritaria e dal carattere narcisista, ha quattro figli e una vita che, a suo dire, non le ha mai concesso molto. Per lei, la famiglia è diventata l’unico scopo, il centro assoluto di ogni energia e attenzione. Si dedica anima e corpo alle faccende di casa e, soprattutto, ai suoi figli. Con il passare degli anni, però, il suo amore si trasforma in un legame morboso e possessivo. Luigi, uno dei figli, cresciuto molto vicino a lei, finisce per accorgersi che quell’affetto è in realtà una forma d’amore malato. Prova in tutti i modi a farle comprendere la gravità del suo atteggiamento, ma ogni tentativo si infrange contro la sua ostinazione. I due entrano in un conflitto sempre più acceso, fino a spezzare quel filo sottile che li univa. Rimangono così sospesi in una relazione complessa, fatta di odio e di amore intrecciati.
Prefazione
Essere genitori è qualcosa che si comprende davvero solo quando lo si diventa. È un’esperienza meravigliosa, ma anche costellata di insidie. Significa esserci nei momenti giusti e sapersi fare da parte quando serve, ridere davanti ai propri figli e piangere in silenzio, da soli. Vuol dire trasmettere ottimismo e amore, con la consapevolezza che i figli vanno cresciuti per diventare autonomi, ricordando sempre che non ci appartengono: sono, semplicemente, i nostri figli. In questo romanzo ho voluto raccontare una storia che invita a riflettere sul rapporto tra genitore e figlio, e a ricordare che un amore eccessivo, seppur mosso dalle migliori intenzioni, può soffocare la libertà e diventare la radice di seri problemi familiari.
Storia
ispirata su avvenimenti realmente accaduti.
IL
VENTICINQUESIMO NATALE
Massimo
Brandi
"L'estate porta in noi
gioia e spensieratezza; il mare, il tempo libero e lo svago ci donano
benessere. Arrivati a fine agosto, diventa difficile pensare che tra circa 120
giorni verrà il Natale. Non riusciamo a immaginare ciò; sembra essere
lontanissimo, ma è vicino, molto più vicino di quanto immaginiamo."
Italia, inizi di settembre: ormai le belle giornate al mare erano
terminate e bisognava prepararsi ai nuovi eventi, alla scuola, ai libri, alla
cartella; insomma, a tutto quello che serve per iniziare il nuovo anno
scolastico. Luigi, che veniva chiamato Gigino, era un ragazzo di 16 anni,
secondo di una famiglia numerosa e umile. Aveva scelto d'intraprendere il
percorso scolastico al fine di ottenere un diploma. Il suo cammino scolastico iniziò e
con esso le prime giornate autunnali dove si avvertiva il primo vento fresco e
si vedevano le tante foglie secche che cadevano dagli alberi. Frequentava una
scuola pubblica e, con tanti sacrifici, riusciva a studiare e a lavorare; di
pomeriggio faceva il barista, era quasi in obbligo; doveva anch'egli
contribuire alle spese della propria famiglia. Suo padre si chiamava Umberto un uomo mite, reduce del secondo conflitto mondiale,
era un appassionato di presepi. Ogni anno effettuava nuove modifiche al suo
presepe e si avvaleva della collaborazione di suo figlio Luigi, che con molto
piacere affiancava il suo papà in quella che era una semplice modifica, ma per
loro due era come se entrassero in un mondo magico; sognavano e lavoravano alle
nuove modifiche. Sua madre si chiamava Rita; era una donna imponente,
narcisista e autoritaria. In pratica, comandava lei in casa. Luigi era molto
legato alla sua famiglia e alle tradizioni natalizie. L'influenza del carattere
di sua madre gli dava fastidio, ma non riusciva ad opporsi. Conduceva una vita
semplice, ma isolata per via delle proprie condizioni economiche disagiate. A
scuola, le compagne di classe avevano occhi solo per altri alunni ben vestiti,
che avevano la bicicletta e vari giochi. Purtroppo, Luigi non possedeva nulla
di ciò, ma il suo sguardo era rivolto verso Angela, una ragazza che frequentava
la sua stessa scuola ma in un'altra sezione. Riusciva solo a vederla nei
corridoi oppure fuori da scuola; quei pochi istanti gli facevano battere forte
il cuore. Gli piaceva tantissimo Angela, ma non riusciva ad avvicinarsi a lei,
aveva vergogna. La mancanza di autostima lo chiudeva in se stesso e ogni giorno
si preparava con un discorso, ma puntualmente non concretizzava nulla.

Un giorno, mentre stava
ritornando da scuola, la vide da lontano; non era andata a scuola e stava con
sua madre. Luigi si fermò di scatto; per un attimo pensò di cambiare strada o
magari tornare indietro. Poi vide che sua madre era entrata in un negozio e lei
stava fuori ad aspettarla. A quel punto pensò che quella era l'occasione da non
farsi sfuggire, o magari l'unica occasione; non bisognava sprecarla. Era molto
agitato ed emozionato, si fece forza e si avvicinò a lei: <Ciao, per caso
sai l'ora?> Angela: <Ciao, sono le 15:33.> Luigi: <Frequentiamo la
stessa scuola e mi ha fatto molto piacere vederti.> Angela arrossì, non ebbe
il tempo di rispondere perché Luigi andò via velocemente.
La timidezza aveva
vinto su di lui e in quel momento si sentì ridicolo, inadeguato al punto che
preferì mollare tutto. Il giorno successivo, si presentò a scuola cupo e con lo
sguardo rivolto in basso. Entrò nell'androne della scuola e, proprio quando
girò per salire le scale, incrociò Angela, lei sorridente e allegra: <Ciao,
io mi chiamo Angela e tu?> Luigi rimase impietrito: <Ciao Angela, io mi
chiamo Luigi, per gli amici Gigino.> Angela lo salutò dicendo: <Ti auguro
buona giornata, a presto.> Da quel momento, Luigi ebbe un senso di vitalità,
acquisì tale energia mentale e fisica che affrontò la giornata, che solitamente
era sempre sottotono, con vigore. Quando rientrò a casa, i familiari notarono
in lui un atteggiamento radioso. Sua madre gli pose alcune domande, come era
solita fare: <Luigi, dimmi un po' come mai sei così vitale? Mica ti sarai
innamorato?> Luigi la osservò: <Mamma, oggi ho conosciuto una ragazza a
scuola, mi piace tantissimo e vorrei approfondire la sua conoscenza.> La
madre si irritò: <Ah sì, ma ricordati che io ti ho messo al mondo! Io ti ho
cresciuto! Io sono la donna più importante della tua vita! > < Si, mamma,
certo, certo. > Luigi si allontanò velocemente con la scusa che doveva fare
i compiti. L'atteggiamento di sua madre era quello a cui lui era abituato, ma
questa volta Luigi avvertì un senso di disagio. Sua madre lo aveva cresciuto
con la massima attenzione e amore, e tutto ciò aveva creato in lui un senso di
sicurezza; lei gli dava tutta la sicurezza per sentirsi al sicuro, e per
questo non osava mai contraddirla. Opporsi a lei avrebbe significato perdere
quel guscio invisibile, ma tutto sommato lui non aveva nessuna intenzione di
opporsi; andava bene così. Il Natale era alle porte, i negozi erano addobbati
con luci e colori. Nel fine settimana, Luigi veniva coccolato da sua madre, che
gli leggeva alcuni libri. 
Era un vero senso di
piacere stare seduto lì accanto a sua madre, al caldo, e ad ascoltare la sua
candida voce; erano parole scolpite nella mente e nel cuore. Ad un certo punto,
pose una domanda a sua madre: <Mamma, ma ti farebbe piacere che io un giorno
frequentassi una ragazza e magari mi fidanzassi?> La mamma lo accarezzò:
<Certo, vita mia, ricordati che se tu sei felice, lo sarò anche io. Ma
ricordati che io sarò sempre la donna più importante della tua vita;
nessun'altra donna dovrà essere più importante di me nella tua vita. Me lo devi
promettere!> <Mamma, stai tranquilla: tu sarai la donna più importante
della mia vita, anche quando mi fidanzerò e mi sposerò, te lo prometto.> I
due si abbracciarono e consolidarono il loro amore insostituibile, quello di
sangue, quello tra mamma e figlio.
Luigi voleva tanto bene a sua madre, ma gli
piaceva tantissimo Angela e, da quel momento, decise di approfondire la
conoscenza con lei. A l'uscita della scuola, riuscì ad avvicinarsi a lei.
<Ciao Angela, tutto bene?> <Ciao Luigi, sì, tutto bene. A te come
va?> <Tutto bene, grazie. Avrei pensato se qualche giorno ti farebbe
piacere fare una passeggiata con me.> Angela si fermò di scatto e lo guardò
con un sorriso accennato; a quel punto, Luigi <vabbè, forse ho detto una
sciocchezza.> Mentre stava andando via, Angela lo fermò: <Assolutamente
no, non hai detto nessuna sciocchezza, anzi era da tempo che aspettavo un tuo
invito.> Luigi sentì nella sua testa il suono delle campane; i due si
accordarono per un sabato pomeriggio.
Preferì non dire nulla a sua madre
per non essere tempestato di domande e si tuffò senza esitare. Si incontrarono
e trascorsero insieme un bellissimo pomeriggio, parlarono tantissimo e
successivamente continuarono a frequentarsi al punto che si fidanzarono. Luigi
trovò in Angela un amore diverso da quello materno, scoprì nuove sensazioni
piacevoli che non aveva nessuna intenzione di lasciare. Mancavano 8 giorni al
Natale ebbe l'idea di far conoscere Angela e sua mamma. Angela ne fu
entusiasta, ma voleva sapere se la signora Rita fosse stata d'accordo. Luigi
non perse tempo; appena ebbe l'occasione, si avvicinò a sua madre: <Mamma,
ascolta, ti ricordi che ti parlai di aver conosciuto una ragazza?> La mamma:
<Sì, certo che mi ricordo, sai benissimo che io non dimentico nulla!>
<Ebbene sì, noi ci siamo fidanzati e vorrei che voi vi conosceste.> La
mamma rise con una risata sarcastica: <Nessun problema, voglio conoscere
questa ragazza e mettere in chiaro un po' di cose.> Luigi: <Mamma,
credimi, è una brava ragazza.> La mamma: <Vedremo, vedremo!>
Luigi
organizzò l'appuntamento in un bar; era un po' preoccupato e sperava che tutto
potesse andare bene. All'appuntamento, la signora Rita si presentò vestita in
modo elegante, quasi a mettere in soggezione la giovane Angela. Si sedettero
tutti e tre a un tavolino di un caffè e si presentarono. Angela avvertì subito un senso di
soggezione mentre la signora Rita la fissava continuamente e, con toni
autoritari, mise subito in chiaro alcune cose: <cara Angela, sappi che io
sono e sarò la donna più importante di Luigi. Lui è una mia creatura e nessuna
donna prenderà il mio posto!> Angela alzò lo sguardo e rispose: <Lei ha
ragione, sicuramente lei è la mamma, ma credo che siano due sentimenti diversi
da non mettere a confronto>. Rita si irritò: <No, forse non ci siamo
capiti, io sono e sarò la donna più importante per Luigi>. Nel frattempo, lo
accarezzò e Luigi mosse la testa a confermare ciò che sua madre aveva detto,
spiazzando Angela, che rimase ammutolita fino alla fine. Rita concluse:
<Detto ciò, voglio aggiungere che se mio figlio è felice, lo sarò anche io;
ma se mio figlio non sarà felice o avrà delle difficoltà, io mi arrabbierò.>
Si salutarono e luigi andò via con sua mamma, lasciando Angela lì a rientrare a
casa da sola. Preferì parlare con i suoi genitori, che vollero conoscere i
genitori di Luigi. Dopo le festività natalizie, Angela compiva gli anni; per
l'occasione, organizzarono una festa e invitarono anche Luigi e i suoi
genitori, che non si fecero attendere.
Quella sera la signora
Rita inaspettatamente ebbe un atteggiamento pacato e silenzioso. Fu una bella
serata che consolidò il fidanzamento ufficiale tra Luigi e Angela.
Quell'atteggiamento fece sorprendere Luigi, che pensò senza esitare che sua
madre aveva cambiato il suo carattere per amor suo. Purtroppo non fu così; la
sorella di suo padre morì prematuramente a causa di un brutto male e, datosi
che non era sposata, lasciò tutti i suoi beni al suo unico fratello, che li
mise a disposizione della moglie. Da quel momento la signora Rita acquisì un
atteggiamento ancor più autoritario; oltre alla sua indole ora possedeva anche
i denari.
Divenne più esigente e
più autoritaria; prendeva decisioni importanti senza nemmeno consultare suo
marito. Da lì in poi, in quella famiglia si respirava aria malsana, e il clima
divenne pesante. Angela venne messa alle strette e veniva accusata di qualsiasi
suo comportamento ritenuto scorretto da parte di Rita, a suo modo di vedere,
fino a quando un giorno la povera Angela gettò la spugna: confessò a Luigi che
era troppo giovane per gestire determinate responsabilità e troppo piccola per
affrontare sua madre. La sua decisione fu ponderata con molta attenzione e,
dietro i consigli dei propri genitori, quella sera lasciò Luigi,
riconsegnandolo a sua madre. La decisione fu presa con estremo stupore; ormai
rassegnato e arrabbiato, tornò a casa con l'intenzione di litigare con sua
madre, la riteneva responsabile di tutto ciò. Appena rientrò in casa, sua madre
si avvicinò a lui senza parlare, lo abbracciò e lo accarezzò; sapeva già tutto
perché i consuoceri le avevano comunicato la decisione della propria figlia per
telefono. Tutta la rabbia di Luigi si placò; cercò di farsi forza e di
respingere quel senso di protezione soffocante che gli imponeva sua madre, ma
fu subito interrotto da lei: <Figlio mio, oggi sono felice. Angela non era
per te, l'avevo capito dal primo giorno che l'ho incontrata.> <Mamma, ma
che dici?!> <Zitto, non parlare, affacciati al balcone e guarda giù, c'è
una sorpresa per te.> Luigi non esitò un istante, balzò fuori al balcone e
si affacciò velocemente; giù c'era suo padre con un motorino. Si emozionò quasi
a piangere, la mamma lo raggiunse e lo accarezzò: <Ti piace il regalo che ti
ha fatto mamma tua? Era tanto che lo desideravi. Che aspetti a scendere giù a
provarlo?> Luigi scese giù, montò sul motorino e andò a passeggio, dimenticò
in un secondo tutto. Il potere di persuasione di sua madre era schiacciante e
lui non riusciva nemmeno minimamente ad avere consapevolezza di tutto ciò. Ora
aveva il suo motorino, era felice, amava sua madre più di ogni altra cosa.
Sua madre, dal canto suo,
aveva ottenuto ciò che voleva: liberarsi per sempre di Angela, di quella
intrusa! Il tempo trascorreva, Luigi cresceva, divenne maggiorenne e, grazie al
benessere economico di sua madre, riuscì ad avere, oltre al motorino, anche
vestiti di marca e a inserirsi in una comitiva di ragazzi. Conobbe una ragazza
di nome Francesca; iniziarono a frequentarsi e, dopo alcune settimane, si
fidanzarono, ma questa volta preferì andare cauto: tenne sua madre all'oscuro,
almeno così credeva lui. La signora Rita aveva amici dappertutto che fungevano
da sentinelle; dietro piccoli compensi, riusciva a ottenere informazioni sui
suoi figli. Pretendeva di controllare la vita di tutti ed era disposta a tutto
per ottenere ciò. La notizia arrivò in tempi rapidi: una sua amica le disse che
aveva visto suo figlio in villa comunale baciarsi con una ragazza. Quella sera,
al suo rientro, Luigi avvertì subito un'aria sinistra in casa e capì subito che
sua madre ce l'aveva con lui.Rimase zitto a mangiare nella speranza che la
cosa potesse rimanere nel silenzio, ma non fu così.
Sua madre passò subito
all'attacco: <figlio mio, tu mi manchi di rispetto, tu fai le cose di testa
tua, tu sei un irresponsabile!> Luigi aveva in sé un senso di ansia e di
sgomento: <mamma, lascia che ti spieghi, io ho capito a che ti
riferisci!> <Sai bene a che mi riferisco, hai una ragazza e me lo hai
tenuto nascosto! Tu non puoi, non devi nascondermi nulla! Tu sei mio> guardò
tutti i suoi figli ed esclamò <voi siete miei ed esigo il massimo rispetto!
Ci siamo capiti!> Luigi annuì e abbassò la testa; suo padre rimase muto e
non aggiunse una parola a sua difesa; era anch'egli succube di sua moglie, di
quella figura matriarcale che dominava su tutto e tutti. Scattarono
immediatamente le restrizioni: gli fu requisito il motorino e tolta la paghetta
fino a data da destinarsi. Luigi fu messo alle strette, rimase in silenzio e
preferì non dire nulla a Francesca; inventò la scusa che il suo motorino era
dal meccanico per alcune riparazioni. Una mattina, il postino bussò alla porta
e gli consegnò una busta: era la chiamata al servizio militare, entro una
settimana doveva recarsi in caserma. La notizia sconvolse sua madre, ma subito
si attivò; aveva una conoscenza nell'ambito militare che già all'altro figlio
maggiore aveva fatto fare il servizio di leva a soli trenta chilometri da
casa. Rita concluse subito la trattativa; dietro un laudo compenso, le fu
garantito che Luigi, dopo l'addestramento reclute, sarebbe stato trasferito
nella sua stessa città a completare il servizio militare. Sua madre, anche
questa volta, aveva provveduto per suo figlio, che partì senza indugiare,
nonostante la sua scarsa volontà a perseguire il servizio di militare.
Rita fece in modo
che non gli mancasse nulla, gli diede una consistente somma di denaro e pretese
di essere telefonata tutte le sere. Purtroppo, Luigi si dimostrò da subito
incompatibile con la vita militare; tutte le attenzioni che gli dava sua madre
non c'erano, doveva farsi tutto da solo: mangiare, lavare i vestiti e tante
altre cose. Si sentì spaesato al punto che non vedeva l'ora che arrivasse la
sera per poter telefonare a sua madre e sfogare i suoi disagi. Rita lo
rincuorava e disse di non fare il ribelle, che a breve sarebbe stato contattato
da una persona via telefono. La chiamata non mancò; all'interno della caserma
c'era un bar, lì squillò il telefono. Chiesero di lui, che fu chiamato
dall'altoparlante. Era un uomo; dalla voce sembrava avesse circa 50 anni. Disse
che si sarebbe occupato del suo trasferimento, che doveva comportarsi bene e
che, nel caso qualcuno l'avesse infastidito, glielo doveva comunicare; lui
l'avrebbe chiamato ogni paio di giorni.
La voce di quell'uomo gli trasmise fiducia;
doveva ancora resistere circa quindici giorni. Arrivò il giorno del giuramento
e la sua famiglia si presentò al gran completo. Fu un bellissimo giorno;
andarono a mangiare in un ristorante e lì sua madre gli disse: <Figlio mio,
appena finirai il servizio militare, aprirò un'attività tutta tua vicino a casa
mia, così staremo vicini.> Luigi ne fu felice; aveva praticato come
fotografo e voleva che fosse la sua professione. Dopo due giorni, il sergente
fece il giro delle camerate per assegnare le destinazioni. Come da accordi, la
sua doveva essere quella della propria città; purtroppo non fu così.
Inaspettatamente, il sergente comunicò che Luigi era stato destinato in una
caserma distante circa quattrocento chilometri dalla sua città. Rimase
sbigottito, chiese al sergente se per caso si fosse sbagliato; invece era
proprio così. Quella notte non chiuse occhio, pioveva a dirotto. Alle sei del
mattino si vestì velocemente e raggiunse il telefono pubblico che era in
caserma, chiamò sua madre piangendo e le comunicò la triste notizia.
La mamma
lo tranquillizzò dicendo che avrebbe sistemato tutto, perché lei tutto poteva.
Ma purtroppo non fu così; Luigi fu trasferito a destinazione e, nonostante le
continue promesse che sarebbe stato trasferito a breve, trascorsero due lunghi
mesi. Sua madre si presentò in caserma e affrontò verbalmente il comandante,
sostenendo che suo figlio non era adatto al servizio militare e che doveva
essere mandato a casa e alla svelta. Ma la signora Rita non si rendeva conto
che stava affrontando qualcosa di più grande di lei: lo stato! Suo figlio era
nelle loro mani e lei non poteva fare nulla. Dopo alcuni giorni fece visita al
suo amico che era nell'esercito, al cui aveva garantito il trasferimento di
Luigi. Senza aprire bocca, le ridiede il denaro indietro, si scusò e concluse: <Signora
Rita, lei mi deve perdonare; purtroppo alcune cose sono cambiate all'improvviso
all'interno dell'esercito, impedendomi di poter portare al termine ciò che
avevamo pattuito. Ecco il suo denaro.> Rita non aprì bocca; ebbe la
sensazione che quell'uomo stesse dicendo la verità. Prese i suoi soldi e andò
via. Cercò inutilmente altre scappatoie, ma senza successo, e fu costretto,
malgrado tutto, a dire a suo figlio che doveva cavarsela da solo.
Per lei fu
una sconfitta; per la prima volta non poteva gestire suo figlio e, non appena
Luigi seppe che doveva cavarsela da solo, sprofondò in una crisi emotiva molto
profonda. Si sentiva quasi tutti i giorni con Francesca, ma nemmeno lei
riusciva a tirarlo su. Per la prima volta perse il suo punto di riferimento:
sua madre! La sua fortezza. Così, col passare del tempo, andò in depressione e
gli diedero alcuni giorni di convalescenza. Si susseguirono altri giorni di
convalescenza fino a che lo riformarono per disadattamento alla vita militare.
Appena ritornò a casa, sua mamma organizzò una festa in suo onore e gli diede
un mese di riposo per farlo riprendere. Come promesso, aveva affittato un
locale commerciale vicino a casa sua e gli consegnò le chiavi del suo studio
fotografico, con tanto di attrezzature. Luigi ne fu felice e, ancora una volta,
vide in sua madre l'unica luce, sì, quella luce che lo faceva superare tutte le
difficoltà della vita. Appena gli furono affidate le chiavi, si recarono a
visionare lo studio; a quel punto, sua madre disse: <Ascolta, Luigi, lo
studio è tuo. Le donne non devono mai entrare negli affari degli uomini, perciò
ti proibisco di far entrare Francesca nel tuo studio. Credo di essere
stata chiara!> <Mamma, ma lei è la mia fidanzata, perché dici questo?> <Tu le donne
non le conosci, sono come il diavolo! Si impossessano della vita e delle cose
degli altri con molta furbizia; sei giovane e certe cose tu non le vedi, mentre
io le vedo. E ricordati, nessuno più di tua madre ti vorrà bene.> Ascoltato ciò,
Luigi abbassò la testa e accettò le parole di sua madre, che gli davano tanta
sicurezza. Cercò in modo bizzarro di non far venire Francesca al suo studio,
inventando scuse più inverosimili, al punto che Francesca sospettò che avesse
un'altra ragazza.
Intanto, Luigi iniziò a
praticare la sua professione; si adoperava per conto di cerimonie ed eventi. Al
suo fianco c'era sempre Francesca, che non perse l'occasione di fargli una
domanda: <Luigi, come mai eviti sempre di farmi venire nel tuo studio?>
<Francesca, lì sono sempre impegnato e non voglio che tu venga lì e io non
potrei darti l'attenzione che meriti. Scusami, sono molto rigido sul mio
lavoro!> Francesca non era molto convinta di ciò che stava ascoltando, ma
volle crederlo. Al momento, il loro fidanzamento non era ufficiale, le famiglie
non si conoscevano e i due fidanzati preferirono fare le cose con calma, senza
fretta. Rita era scaltra e passava gran parte del suo tempo a muovere le pedine
della vita; aveva sempre la mossa vincente perché anticipava tutto e tutti. Per
festeggiare un anno di fidanzamento, Francesca fece una sorpresa a Luigi: si
presentò all'improvviso al suo studio con un mazzo di fiori. Rita, dal balcone,
osservava tutto e, quando vide Francesca entrare nello studio, si recò anch'ella.
Luigi rimase sorpreso nel vedere Francesca; fu una bella sorpresa. <Grazie,
Francesca, oggi mi hai reso felice. Anch'io avevo preso un regalo per te.> I
due si abbracciarono, ma all'improvviso Rita irruppe nello studio, aveva
un'aria arrabbiata e iniziò a gridare: <Il negozio è mio! E decido io chi
deve entrare!> Francesca si sentì imbarazzata, fece un passo indietro per
distanziarsi da Rita, che si rivolse a suo figlio: <cosa ti avevo
detto?!> Luigi, ammutolito, accompagnò Francesca alla porta; non aveva
compreso cosa stesse accadendo, ma aveva avvertito che c'era un'aria pesante e
bisognava sparire. Appena andò via, Luigi fu vittima di un lungo rimprovero da
parte di sua madre. A quel punto ebbe la sensazione che, nonostante avesse una
stabilità economica e un lavoro tutto suo, non si sentisse libero; sì, libero
di esprimersi e muoversi a suo piacimento. Era come una corda che gli stringeva
il collo, ma nello stesso tempo l'amore che provava per sua madre era come una
linfa vitale. Era un misto di odio e amore che lo teneva ingabbiato lì, fermo,
senza muoversi.
Successivamente, Francesca si mostrò amareggiata per l'affronto
che aveva ricevuto e disse che non voleva avere a che fare con sua madre.
Luigi, per giustificare l'episodio, fece intendere che sua mamma aveva disturbi
mentali e bisognava comprenderla; purtroppo, Francesca non fu di questo avviso.
Gli fece presente che sua madre era sana e vegeta e non vi erano
giustificazioni che potessero difenderla. Luigi, con affanno, cercava di cucire
uno squarcio che ormai si era aperto, ma nonostante tutto non osava in nessun
modo contraddire sua mamma, e ciò dava molto fastidio a Francesca. Dopo alcuni
giorni, sembrava che quell'episodio fosse stato dimenticato da tutti e che in
piccolo spiraglio si stesse aprendo; Luigi e Francesca si concessero una serata
al ristorante, dove avevano il tavolo prenotato. L'appuntamento era alle ore 20
vicino al portone dove abitava Francesca. Luigi si organizzò; era al settimo
cielo, ma anche questa volta dovette fare i conti con sua madre. Appariva ai
suoi occhi irritata e molto agitata: <Come mai stai uscendo e ti sei ben
vestito?> <Mamma, devo andare a mangiare fuori con Francesca, tutto
qua.> <Perché me lo dici solo adesso! Vedo che hai poco rispetto per tua
mamma! Ricordati che io sono quella che ti ha messo al mondo!> <Mamma,
stai calma, non agitarti. Non ho avuto tempo di dirtelo prima. Francesca è la
mia fidanzata, lo capisci questo?> La madre, urlando, disse: <Tu non hai
alcun rispetto per me, lo sai!> A quel punto svenne e cadde a terra. Luigi
avvertì molta paura; con l'aiuto di suo padre, riuscirono a stenderla sul letto
e le diedero qualche schiaffetto per rianimarla. ebbe giusto il tempo di
telefonare a Francesca e avvertirla che non sarebbe potuto venire per via di
sua madre. <Francesca, perdonami, purtroppo non riesco a venire, mia madre è
svenuta e al momento non si è ripresa.> Francesca ne fu sorpresa.
<Capisco, spero nulla di importante. Stai tranquillo, non pensare alla
nostra serata, pensa a tua madre.>
Luigi avvertì fin da subito che Francesca
c'era rimasta male, ma dal canto suo non poteva e non voleva lasciare sua
madre; forse la vita, forse sua madre, l'aveva messo davanti a un bivio che
creò una rottura definitiva tra lui e Francesca. La signora Rita si riprese, fu
molto felice che suo figlio avesse rinunciato a qualsiasi cosa pur di stare
accanto a lei, ma da quel giorno Francesca non volle più sapere di Luigi; lo
definì il succube di sua madre. Calò la tristezza nel cuore di quel ragazzo
che, ancora una volta, era stato lasciato; sua madre gli spiegò che anche
Francesca non l'amava abbastanza, altrimenti sarebbe rimasta ugualmente al suo
fianco. Le parole di sua madre erano molto convincenti e, ancora una volta,
Luigi fu preda di tutto ciò e rimase ancorato a sua madre, ma quel senso di
soffocamento lo attanagliava. Voleva e doveva prendersi la sua vita, ma poi,
quando pensava per un solo istante di mettersi contro sua madre, sapeva bene
che avrebbe perso il suo studio e sarebbe stato isolato da tutti; le
conseguenze sarebbero state notevoli. Lui conosceva bene sua madre e sapeva
bene a cosa sarebbe stata capace. Il denaro rendeva sempre più arrogante la
signora Rita e, di conseguenza, ruppe i rapporti con molte delle sue amiche e
conoscenti, rimanendo quasi del tutto isolata. Salvatore, suo marito, cercò di
convincerla a essere meno aggressiva perché la sua vita stava prendendo una
piega sbagliata, ma lei non ne volle sapere, lo insultò al punto che anche il
loro rapporto si mise in discussione. Stavano insieme solo per i figli, ma in
pratica vivevano come due separati in casa. Gli equilibri nella loro famiglia
si erano fortemente compromessi; ciò spinse Luigi a passare il meno tempo
possibile in casa. Passava molto tempo con gli amici, organizzando molte
partite di calcio.
Cercava di distrarsi il
più possibile, ma non si rendeva conto che stava semplicemente mettendo la
testa sotto la sabbia. Parlò con suo fratello maggiore per vedere insieme a lui
come far ragionare la loro madre; purtroppo, anche lui si mostrò debole e incapace
di affrontare la faccenda. A quel punto, cercò di adattarsi il più possibile a
sua madre e di prendersi i lati positivi. Era faticoso e molto difficile: sua
madre non accettava contraddittorio e viziava i suoi figli con l'intento di
tenerli solo per sé. Mancavano due mesi al Natale e Luigi, mentre stava girando
in un mercatino rionale, incontrò Daniela, una sua compagna di scuola.

Fecero un po' di cammino
insieme, scambiarono quattro chiacchiere e alla fine si organizzarono per
prendere un caffè insieme. Luigi avvertì fin da subito un senso di piacere e di
pace nell'ascoltare Daniela; era una ragazza matura e saggia e addolciva tutte
le questioni con il suo modo di parlare, semplice e armonioso. Luigi fu sin da
subito inghiottito da quel fascino e infine la cosa che più gli piaceva era
quell'aria autoritaria e sicura che aveva Daniela. I due si piacquero e si
fidanzarono, ma Luigi sapeva che Daniela conosceva sua madre. Le avvisò che era
peggiorata e che era molto difficoltoso intraprendere una relazione pacifica e
stabile con lei. Daniela fece un mezzo sorriso: <Sta tranquillo, Luigi, io
conosco il carattere di tua madre, ma lei non conosce fino in fondo il mio.>
Luigi l'abbracciò: <L'ultima cosa che voglio sono i litigi, promettimi che
non litigherai con lei.> <Purtroppo è una promessa che non posso farti,
mi dispiace. Io non ho mai permesso a nessuno di calpestarmi!> Le parole di
Daniela risuonarono nelle orecchie di Luigi; ebbe inizialmente un senso di
paura, ma poi immediatamente un senso di sicurezza. Quella ragazza gli era fin
da subito entrata nel cuore e, più passava il tempo, più se ne innamorò
perdutamente. Trascorsero il loro primo Natale insieme; al momento era un amore
nascosto e puro, lontano da tutti. Ma ancora una volta, la signora Rita,
vedendo un comportamento diverso dal solito di suo figlio, lo fece pedinare da
un altro suo figlio. Al suo ritorno, confermò i suoi dubbi: Luigi aveva una
nuova fidanzata. Non perse tempo; subito strinse suo figlio nella sua morsa:
<Figlio mio, mi hanno detto che ti vedi con una ragazza? È vero?> <Sì,
mamma, è vero, ci siamo da poco fidanzati e a breve te l'avrei detto, ti prego,
non arrabbiarti!> <No, assolutamente no, anzi, mi fa piacere; vorrei
conoscerla.> <Tu già la conosci, è Daniela, la mia compagna di
scuola.> <Ah, capisco. Vabbè, quando pensi di portarla a casa per
ufficializzare il fidanzamento?> <Mamma, entro un anno, cioè entro Natale
prossimo, vogliamo fare tutto con l'estrema calma.> <Sì, certo, è giusto;
io sarò qui ad aspettarla, tanto prima o poi verrà.> Fece un sorriso
sarcastico, quasi a dire che l'annienterò immediatamente. Luigi avvertì le
intenzioni di sua madre, ma questa volta non fu preda della paura; riuscì a
gestire quella sensazione con più tranquillità. Non disse nulla di sua madre a
Daniela; preferì godersi quei momenti con lei, e più passava il tempo, più i
due giovani si innamoravano.

Tutto sembrava nitido; i
due erano compatibili al punto che sembrava che si conoscessero già da
tantissimo tempo. Luigi ebbe piena consapevolezza che la sua amata era la donna
giusta, la donna che voleva sposare senza alcun ripensamento. L'unica preoccupazione
era sua madre, che cercò di studiare qualsiasi strategia per non incorrere in
scontri. Nel frattempo, la signora Rita stava sperperando i suoi denari allo
scopo di tenere il potere, quel potere che le permetteva di comandare i suoi
figli e renderli suoi sudditi. Quello che appariva ancora distante era Luigi;
lui conduceva una vita semplice e non chiedeva nulla, e quel nulla metteva in
difficoltà sua madre, che non riusciva a influenzare del tutto la vita di suo
figlio. Cercò, senza risultati, di sedurlo offrendogli denaro e cose, ma Luigi
rifiutava, rispondendo sempre che non ne aveva necessità. Si avvicinava il
secondo Natale e, a questo punto, sua madre passò subito all'attacco: <Figlio mio, mi dicesti che avresti portato Daniela a casa per le festività
natalizie.". "Ricordi?> <Mamma, non ricordo bene.> fece
finta di non ricordare per guadagnare tempo, ma sua madre era determinata:
<Io ricordo bene e sappi che mi sono organizzata per l'occasione.>
<Mamma, cosa mi nascondi?> <Stai tranquillo, figlio mio, io voglio
solo il tuo bene.> Detto ciò, Luigi parlò con Daniela e le disse se era
disposta a venire a casa sua; la risposta fu di sì. Mancava una settimana al
Natale e organizzarono una cena in suo onore; la tavola era ben imbandita e
tutto sembrava perfetto. Anche la signora Rita era radiosa ed elegante quella
sera. Stettero insieme e trascorsero una bellissima serata, al punto che Rita
invitò Daniela a stare in vacanza con loro in agosto; avevano affittato una
casa al mare e c'era un posto in più. Daniela ne fu felice e disse che ne
voleva anche parlare con i suoi genitori. La bella notizia non si fece
attendere; i genitori di Daniela acconsentirono e da quel momento sembrava che
tutto stesse andando nel miglior modo possibile. Luigi era felicissimo; vedeva
sua madre discreta, ma nello stesso tempo era preoccupato. Aveva il sospetto
che stesse tramando qualcosa. Lui conosceva bene sua madre, sapeva bene quando
era astuta e sapeva bene che era molto magistrale nelle sue azioni.

Era agosto, giornate di
caldo, le spiagge gremite di persone intente a fare il bagno per godersi il
fresco. Luigi e Daniela, anch'essi, ne approfittarono al punto che persero la
cognizione del tempo; la spensieratezza e la voglia di giocare li trascinò entrambi
in un mondo magico. Ad un certo punto iniziò a fare buio; di fretta e furia
raccolsero le loro cose e rientrarono a casa. Trovarono la signora Rita che
stava giocando a carte con alcuni parenti; aveva un'aria oscura e non sembrava
di buon umore. I due, con velocità, si introdussero in casa cercando di non
farsi notare in modo eccessivo; capirono fin da subito che c'era qualcosa che
non andava. Il giorno successivo, di prima mattina, Daniela stava stendendo il
bucato all'esterno dell'abitazione. All'improvviso, si presentò davanti ai suoi
occhi la signora Rita; aveva gli occhi che lasciavano intendere il suo stato
d'animo, era agitata. Prese per il collo Daniela, che spaventata cercò di
sfuggire alla sua morsa, ma non ci riuscì. Era in preda a
un'ira incontrollata: <Ma chi credi di essere? Ma credi che qui puoi fare i
comodi tuoi senza avere rispetto di chi ti ha ospitata?!> <Rita, la
prego, mi lasci! Lei è impazzita!> <Io non sono impazzita, tu sei
maleducata e per questo dovrai andare via da questa casa. Torna a casa tua!>
Mollò la presa, Daniela prese fiato e passò subito all'attacco: <Lei è una
pazza, lei deve farsi curare da un medico! Mi sono lasciata andare in
divertimento con suo figlio, tutto qua; le sue accuse sono infondate, è una
scusa per farmi andare via. Si vergogni, ci lasci in pace! Ci lasci vivere!>
A quel punto, Rita girò le spalle e andò via dicendo: <Oggi stesso dovrai
lasciare questa casa e mio figlio resterà qui a ultimare le vacanze con la sua
famiglia, e non dire niente di questo nostro incontro a mio figlio, altrimenti
ti farò penare.>
Daniela rientrò in camera e organizzò velocemente
la valigia. Luigi si svegliò di scatto: <Ma cosa fai?> Daniela, in
lacrime, rispose: <Mio caro, scappo via da qui, tua mamma è matta.> Luigi
cercò di fermarla: <Spiegami, cosa è successo con mia madre? Dimmi!>
<Ascolta, Luigi, io vado via; tu resta qui a ultimare le vacanze con tua
madre. Poi, quando ci ritroveremo a casa e parleremo.><In che senso
parleremo?> <Noi ci amiamo, ma dobbiamo trovare il modo di risolvere con
tua madre. Lei si deve fare da parte e lasciarci vivere!> Raccolse la
valigia e andò via, lasciando lì impietrito Luigi con il cuore in gola. Aveva
fin da subito capito che c'era lo zampino di sua madre. Uscì fuori al cortile
di balzo. <Mamma, ma cosa è successo? Perché Daniela sta andando via?> La
madre si avvicinò a lui e lo accarezzò con grazia. <Figlio mio, tu sei la
cosa più importante che abbia. Io ti amo più di tutti.> Luigi era
amareggiato. <Mamma, lo so, ma perché l'hai costretta ad andare via?>
All'improvviso, suo padre si avvicinò a loro due e disse: <Lo so io perché Daniela è andata via; tua madre è morbosamente gelosa dei propri figli e vede
le fidanzate come delle minacce, come delle ladre perché vogliono portarle via
i suoi figli.> All'improvviso, Rita aggredì suo marito; ci fu una breve
colluttazione. Salvatore cercò di schivare gli attacchi di sua moglie e si
allontanò per evitare che il loro scontro potesse degenerare ancora di più.
Aveva il volto graffiato e lo sguardo triste, sì, lo sguardo di un uomo che non
era mai riuscito a domare l'intemperanza di sua moglie. Così scelse anche lui
di lasciare l'alloggio, preferì andare via e si rifiutò di trascorrere le
vacanze con sua moglie.
Luigi corse velocemente e raggiunse Daniela. <Amore,
almeno lasciami che ti accompagni a casa.> <Lascia stare, tua madre mi ha
rovinato le vacanze; a questo punto, a che serve che mi accompagni?>
<Serve, credimi, ho il dovere di scusarmi con i tuoi genitori.> Arrivati
a casa, i genitori rimasero sbigottiti d'innanzi alla loro presenza, al punto
che la madre di Daniela si arrabbiò. <Cos'hai combinato di così grave per
spingere tua suocera a cacciarti via?> A quel punto intervenne Luigi: <Mi
dispiace contraddirla, le cose non stanno così. Purtroppo, mia madre ha dei
problemi psichici e cade preda di scatti d'ira. Vostra figlia non ha fatto
nulla di male; voleva solo godersi le vacanze, come giusto sia.> Detto ciò,
Luigi salutò tutti e fece ritorno da sua madre. Nel frattempo, contattò suo
padre per sapere come stava; gli rispose che stava bene e che avrebbe trascorso
i restanti giorni di vacanza dalla nonna. Durante il tragitto, Luigi rifletté
molto; doveva prendere una posizione da persona matura e si rese conto che l'amore
di sua madre era un amore morboso, un amore malato che andava curato e non
assecondato. Decise di cambiare atteggiamento al fine di farle capire che così
non si poteva andare avanti e che, per il bene di tutti, doveva cambiare
atteggiamento. Purtroppo, andò a sbattere contro un muro di gomma: sua madre,
al primo confronto, impose subito le sue ragioni. Quel giorno mandò via il marito e la nuora in un colpo solo;
nessuno doveva osare contraddirla.
Anche questa volta Luigi si mostrò debole e
inefficace dinanzi a sua madre. Finite le vacanze, rientrò a casa. La prima
cosa che fece fu incontrare Daniela; aveva un forte desiderio di vederla, ne
era innamorato. <Ciao amore, come stai?> <Io bene e tu?> <Sì,
tutto bene. Perdonami, ti ho lasciata da sola per stare con mia madre.>
<Lascia stare, non devi chiedermi perdono; sono stata io a dirti di finire
le vacanze con tua madre, e lo sai perché l'ho detto?> <Perché l'hai
detto?> <Perché ti amo e non ho voluto che la situazione degenerasse, ma
ora mi interessa sapere se tua madre mi vuole nella sua vita.> <Non
saprei, proverò a chiedere.> <Sì, vai e fammi sapere, ma sappi che se lei
non mi vorrà, tu ti troverai davanti a un bivio.> <Come un bivio?>
<Sì, Luigi, a quel punto dovrai decidere: o me o lei.> <Io non
scapperò da te se tu non lo vorrai.>Luigi raccolse tutte le sue forze per
affrontare sua madre e cercare di farla ragionare; non aveva nessuna intenzione
di perdere Daniela, ma nello stesso tempo non voleva litigare.
Appena rientrò, trovò sua madre seduta su una sedia con il solito sguardo, e
come se già sapesse suo figlio cosa voleva dirle. <Dimmi, figlio mio, sei
stato da lei?> <Sì, mamma, quella che chiami lei si chiama Daniela, la
conosci bene e sai che è la mia fidanzata.> <Questo lo so, ma ho il
dovere di mamma di avvertirti che è una persona poco seria, maleducata e
approfitta di chi le ha aperto la porta.> <Mamma, non è maleducata.>
<Una persona seria non rientra dal mare in serata inoltrata, specialmente
dove è ospite; ha mancato di rispetto a tutti noi.> <Mamma, è capitato
una sola volta, ci siamo fatti prendere dal gioco e abbiamo perso la cognizione
del tempo. È una ragazza, come puoi essere così severa con lei? O forse il
motivo è un altro? > La signora Rita si alzò di scatto dalla sedia. <Cosa
vuoi dire, parla chiaro con me!> <Mamma, questa è la terza ragazza che ti
faccio conoscere, e anche con questa stai litigando; a questo punto devo
pensare che il troppo bene che provi per me si sia trasformato in una gelosia
morbosa. <Ma che dici? Tu sei stupido; sappi che, avendo più anni di te,
riesco a vedere cose che tu non riesci a vedere. Tu sei al sicuro solo con
me.>
Sua madre provò ad avvicinarsi, ma Luigi fece un passo indietro per
evitare che potesse abbracciarlo. Questo gesto fu molto significativo, ma ebbe
delle conseguenze gravi. Rita iniziò a gridare come una matta: <Tu sei un
ingrato, ti stai mettendo contro il tuo sangue per una sgualdrina da quattro
soldi!> Luigi, anch'egli, alzò per la prima volta la voce contro sua madre
<Lei non è una sgualdrina, lei è la donna che amo.><Tu ami più lei che
me?!><Mamma, ma non capisci che sono due amori diversi? Non capisci che
sono come due treni che viaggiano su due binari paralleli? Non possono mai
essere a confronto! È innaturale!> <Tu non capisci, io sono l'unica donna
della tua vita, voi figli siete una parte di me, vi ho sempre protetti contro
tutto e tutti e lo farò per sempre!> < <Mamma, tu dovrai
accettarla!> Sua madre si avvicinò in
modo ravvicinato: <Come ti permetti di darmi degli ordini? Vai via, io non
accetterò mai quella maleducata, via via!> Luigi si allontanò e parlò con
suo padre, che si era riconciliato con sua moglie con atteggiamenti sottomessi,
quasi ad ammettere che aveva torto. Ma Luigi, quel giorno, uscì da casa sua con
tanta rabbia e tanta paura; si era messo per la prima volta contro sua madre e
questo lo faceva sentire vuoto. Sì, quel vuoto era quella mancanza di sicurezza
che per anni gli aveva dato sua madre. Si incontrò con Daniela e le riferì che
sua madre non ne voleva sapere e che lui aveva ingaggiato uno scontro verbale.
Daniela, dispiaciuta, replicò: <Amore mio, mi dispiace di tutto ciò. So che
stai soffrendo e so che, per la prima volta, ti sei scontrato con la donna più
importante della tua vita.> <No, ti sbagli, lo siete entrambi.
Nessuno è al di sopra dell'altro e nessuno può pretendere l'esclusiva!> <Lo so, mi fa tanto piacere, ma se vuoi, ritorna da lei. Io non voglio
vederti soffrire.> <No, io non voglio perderti. Starò sempre con te,
lotterò contro tutto il mondo se tu lo vorrai.> <Certo che lo voglio,
io ti amo.> I due consolidarono il loro amore e, per la prima volta, Luigi
avvertì un senso di sicurezza nei riguardi di Daniela. Ebbe la sensazione che
quella ragazza, oltre all'amore, gli dava la stessa sicurezza di sua madre, e
più accresceva questa sensazione, più trovava la forza di affrontare sua madre.
La signora Rita, nonostante stesse sperperando il denaro, godeva ancora di
un'ingente somma di denaro che le permise di corrompere alcune donne del
vicinato affinché diffondessero una falsa notizia: che Daniela, in passato,
svolgeva l'attività di prostituta al fine di scoraggiare suo figlio e spingerlo
a lasciare la sua fidanzata. Era uno stratagemma ben orchestrato e organizzato;
tutti fecero la loro parte e, di conseguenza, la notizia giunse a Luigi. Il
rapporto con sua madre era freddo, ma si parlavano. <Luigi, io ho il dovere
di mamma di dirti una cosa> <dimmi, mamma> <non è una bella notizia,
ma devo farlo per il tuo bene> <mamma, dimmi pure> <ho scoperto che
Daniela, la tua fidanzata, in passato era una prostituta> <mamma, ma che
dici!> <Sicuramente non mi crederai; pensi che sia una bugia, vero?>
<Sì, mamma, non ci credo> <allora ti invito a chiedere alle persone
del vicinato, tra cui anche la signora Barbara e la signora Valeria; loro ti
confermeranno questa triste notizia> Luigi era sconvolto, non ci credeva, ma
ebbe un piccolo dubbio che lo spinse ingenuamente a chiedere alle due signore
citate da sua madre; confermarono ciò che affermava sua madre. A quel punto,
Luigi cadde in una crisi senza precedenti, si rinchiuse in casa e in sé stesso.
Era confuso e
disorientato; squillò il telefonino: era Daniela, che gli disse che doveva
vederlo con urgenza. I due fidanzati si incontrarono in una zona isolata, come
se fossero due amanti; sembrava che stessero scappando dal mondo, quel mondo
costruito dalla signora Rita. <Luigi, ascolta, devo dirti una cosa: oggi ho
incontrato tua madre e mi ha detto che dovevi dirmi una cosa importante;
infine, mi ha detto che devo sparire dalla tua vita. Cosa sta succedendo?>
Luigi l'abbracciò. <Girano voci che tu, in passato, facessi la
prostituta.> <Come una prostituta? Chi ha diffuso questa voce?>
<Non lo so, ma sappi che non ci credo; io credo solo al nostro amore.>
<Io credo di sapere chi ha diffuso questa falsa notizia!>< È chi è
potuto essere? ><Tua madre, solo lei è capace di fare queste azioni!>
I due si abbracciarono e si promisero amore eterno, giurando che nulla li
avrebbe divisi. Quando Luigi ritornò a casa, aveva un'aria fredda; si sentiva
deluso, anche se non aveva le prove che fosse stata sua madre a diffondere
quella falsa notizia, ma conosceva bene i suoi metodi, quelli più bassi per
ottenere ciò che voleva. <Dimmi, figlio mio, hai sentito in giro sul conto
di Daniela?>< A me non interessano queste sciocchezze che dicono le
persone; io credo solo a Daniela e a nessun altro!> Sua madre si irritò:
<Quindi non credi nemmeno a tua madre, al sangue del tuo sangue?> Luigi
non aggiunse più nulla, rientrò in camera sua senza dire una parola; quel
silenzio creò una rottura tra lui e sua madre, e questo lo percepirono
entrambi.
Nei giorni successivi, Luigi e Daniela continuarono a vedersi e a
progettare il loro futuro. Il rapporto con sua madre era freddo e distante; lei
si limitava a dire frasi intimidatorie, facendo leva sul fattore psicologico di
suo figlio. Erano inefficaci, si rese conto che suo figlio si nutriva della
linfa di Daniela e non più della sua, si sentì esclusa al punto che iniziò ad
assumere calmanti per placare il suo stato di agitazione. Successivamente passò
di nuovo all'attacco: <Ascolta, figlio mio, visto che ora hai deciso di
essere un uomo forte e provvedere a tutto, ti comunico che non potrò più pagare
l'affitto del tuo negozio e pagarti l'assicurazione della tua moto. Mi
dispiace, ciò è dovuto anche al fatto che i miei soldi si stanno assottigliando
e devo tagliare un po' di spese.> Luigi sorrise; era come se già sapesse a
ciò che stava andando incontro: <Va bene, mamma, stai tranquilla, provvederò
da solo a pagare le spese. Spero solo che non sia stata una tua ripicca.>
Questa mossa fu molto azzardata; la signora Rita chiuse il rubinetto
finanziario nei confronti di suo figlio con la speranza che lui sarebbe
ritornato a chiedere aiuto in cambio di qualsiasi cosa. <No, figlio mio, non
è come pensi; io darei tutto ai miei figli, anche se ultimamente sto ricevendo
pugnalate alle spalle.> <Mamma, se per pugnalate intendi che sono un
adulto e voglio farmi una mia vita sottraendo tempo a te, ti sbagli di
grosso!> <Ricordati, figlio mio, l'amore della madre è insostituibile!
Non girarmi le spalle!> <Mamma, sei tu che mi stai girando le spalle solo
perché non ho voluto ubbidire.
Sicuramente avrò grosse difficoltà a pagarmi le
spese, ma ce la farò!> Daniela venne a conoscenza di tutto ciò e disse a
Luigi se era disposto ad andare a convivere con lei; voleva prendere in affitto
un piccolo monolocale a prezzo modico per avere una sua indipendenza. Luigi,
dispiaciuto, rifiutò: <Mi dispiace, amore mio, non ho la forza mentale per
farlo. Il fatto che sto ai ferri corti con mia madre mi sta sottraendo molte energie
che mi impediscono di fare ulteriori passi. Mi dispiace, al momento non è
possibile.> <Stai tranquillo, Luigi, io prenderò quella casa e andrò a
vivere da sola, ma sappi che ti aspetterò nel nostro nido d'amore.> La
contromossa di Daniela fu come una lama sottile che penetrava dritto nel cuore
di Luigi, che al momento si trovava tra i due fuochi: la fidanzata e la mamma.
Trascorsero alcuni anni,
Luigi e Daniela decisero di vivere insieme: nonostante le tante difficoltà, il
loro rapporto era stabile e felice. La signora Rita esaurì tutte le sue risorse
economiche e, man mano, perse quella grinta che possedeva: rimase per i fatti
suoi. Dal loro amore nacque il
piccolo Fernando: questo evento creò una conciliazione tra Luigi e sua madre.
Il primo nipotino fece attenuare il comportamento della signora Rita, che
iniziò a cambiare atteggiamento; era come se stesse cambiando strategia.
------

Infatti, l'atteggiamento
di Rita era diverso; aveva accettato il fatto che fosse la seconda donna e non
più la prima di suo figlio. Ma pian piano quella fiamma ardente che aveva
in sé si stava spegnendo: tutti i suoi figli si sposarono e, di conseguenza,
andarono a vivere per fatti loro, suo marito l'aveva lasciato, si trasferì a Napoli a vivere in una modesta casa a piangere terreno, anche se gli mancava un abbraccio se la cavava ugualmente, ciò la trascinò in uno
stato depressivo senza precedenti. I suoi soldi ormai erano esauriti; poteva
contare solo sulla pensione di vecchiaia. L'arroganza e la spavalderia che
aveva avuto negli anni passati la lasciarono isolata. Aveva dato uno scopo alla
sua esistenza occupandosi esclusivamente dei figli e di suo marito. Ogni tanto
Luigi la andava a trovare, ma spesse volte finiva per litigare; le divergenze
di idee creavano conflitto tra loro. Luigi si innervosiva perché non riusciva a
capire perché sua madre, ormai stanca e invecchiata, nonostante non avesse più
vigore e sembrasse apparentemente innocua, continuasse a seguire il suo
"credo", il suo modo di ragionare, e pretendesse sempre di avere
ragione. La signora Rita cercò, senza alcun successo, di appassionarsi a
qualcosa: partecipando a gite turistiche con altri anziani, andando in
parrocchia e tante altre cose. Fece di tutto per togliersi da dosso quello
spettro che la attanagliava, ma nulla da fare; non riuscì ad appassionarsi a
nulla di tutto ciò e passava le giornate nel silenzio e nella malinconia. La
sua fragilità emotiva la induceva a pensare sempre al passato e alle belle
giornate trascorse con la sua famiglia.
Per sua sfortuna, i suoi
fratelli e sorelle non c'erano più perché morti negli anni precedenti; ogni tanto veniva
qualche sua nipote più affezionata a trovarla allo scopo di arginare in parte
il suo stato di solitudine. Daniela si adoperò diverse volte ad avvicinarsi a
lei senza alcun successo; tutte le azioni di avvicinamento e di solidarietà non
venivano riconosciute in nessun modo: mai un grazie, mai una volta "ti
voglio bene", forse per orgoglio, forse per non ammettere la sconfitta
morale, chissà! La signora Rita rimaneva sola, triste ma orgogliosa; non
chiedeva niente a nessuno e non si presentava a casa di nessuno. Ci fu un
ennesimo litigio con Daniela che creò una rottura definitiva. Luigi fece di tutto per ricucire il loro rapporto, ma non ci fu nulla
da fare. Per anni si erano
susseguiti litigi, dispetti e aggressioni verbali. Dopo un certo periodo,
ritornarono a fare pace, ma Daniela disse a Luigi che con sua madre non voleva
più avere a che fare; si allontanò e la evitò in tutti i sensi. Si era stancata
di sopportarla; ormai erano più di venti anni che lottava contro sua suocera
senza alcun successo. Luigi stava in mezzo: amava sua moglie e nello stesso
tempo soffriva per sua madre, vedendola vecchia e sola. Anch'egli cercò di
parlarle, di farla ragionare e di indurla a lasciare quel suo modo di pensare,
purtroppo senza successo. Rita colpiva suo figlio al cuore perché il suo stato
lo ostentava. Veniva a casa di Luigi pochissime volte e solo nelle
occasioni di festività: a Pasqua, Natale e Capodanno, alternandosi con altri
figli. Il peggior nemico di Rita divenne il tempo; non passava mai, la faceva
sentire sempre più sola e più cupa. Perse interesse per qualsiasi cosa, perfino
per il cucito, che era sempre stata la sua passione.
Usciva solo qualche ora al
giorno per fare la spesa e poi rientrava a casa sua, fredda e grigia, dove
l'armonia di un tempo non c'era più, dove il silenzio stava lì ad aspettarla
per tormentarla. Aveva sempre più difficoltà a dormire la notte e si serviva
sempre di più di farmaci tranquillizzanti; perse anche la voglia di mangiare
con gusto, facendo spazio a cibo poco salutare. Comprava alimenti già preparati
per non cucinare, nella convinzione di aver risolto un altro problema: quello
di cucinare! Eh sì, per lei cucinare era diventato una tortura e ogni volta che
qualcuno glielo chiedeva, lei rispondeva che cucinava da cinquant'anni e ormai
era stanca. Purtroppo, non era stanca di cucinare, ma stanca di vivere! Non era
più una donna di potere, dove disponeva su tutto e tutti; ormai era una donna
anziana, messa da parte e evitata da molte persone. Si confidava spesso con la
dottoressa di base, che oltre a seguirla in ambito sanitario, la seguiva anche
in ambito emotivo; Rita vedeva in lei un piccolo spiraglio che le permetteva di
tirare avanti. Le fu diagnosticata una forma leggera di diabete, che la fece
allarmare al punto che evitava qualsiasi alimento zuccherato, avendo spesso
cali glicemici.
Non riusciva a tenere nessun equilibrio nella sua vita e
tantomeno nell'alimentazione. Iniziò a perdere il controllo di tutto e,
sotto il consiglio della sua dottoressa, chiese aiuto a uno dei suoi figli. Non
scelse Luigi, ma Alessio, il figlio minore, quello più vicino a lei, quello che
riusciva ad avere un rapporto meno conflittuale con sua madre. Alessio si
adoperò subito, avvertì i suoi fratelli della gravità della situazione e prese
in mano tutta la parte amministrativa di sua madre; gestiva la pensione e
pagava le bollette delle utenze per evitare distacchi. Poi la seguiva nella
somministrazione dei medicinali e contribuiva a farle la spesa di generi di
prima necessità. Da quel momento, Rita affidò la sua vita nelle mani di suo
figlio Alessio senza alcun ripensamento, come se si fosse appoggiata a qualcosa
che la trascinasse in avanti. Rimase isolata al punto che, per distrarsi,
leggeva molte riviste; le divorava una dopo l'altra senza mai fermarsi. La
lettura le permetteva di distrarsi e di non pensare a nulla, la malinconia si
era impossessata di lei e non avrebbe mai immaginato che avrebbe sofferto la
solitudine. Un giorno, la sua dottoressa di base chiese ad Alessio e Luigi di
presentarsi presso il suo studio; appena arrivati, spiegò che la
loro madre aveva bisogno di fare degli accertamenti perché i risultati di
alcune analisi non la convincevano. Senza esitare, portarono la loro madre a
fare alcuni esami che, per fortuna, ebbero risultati positivi, ma la dottoressa
li invitò a fare una TAC total body per essere più sicuri; riuscirono a
prenotarla in tempo rapido, pagando una somma importante. La risposta
dell'esame confermò la preoccupazione della dottoressa: la signora Rita aveva
un tumore al polmone di piccole dimensioni e localizzato.
La notizia destò
sgomento e trascinò nel panico tutti; cercarono di avere informazioni e
indicazioni su come muoversi dalla dottoressa di base, ma quest'ultima mise
subito le mani avanti dicendo che da quel momento dovevano muoversi
autonomamente, affidandosi ai vari professionisti. Luigi chiese alla dottoressa
se la situazione fosse grave e l'unica risposta fu "fate presto", che
non sembrò esaustiva e nemmeno chiara, ma capirono fin da subito che da quel
momento dovevano cavarsela da soli. Fecero altri accertamenti, come
un'ecografia all'addome e una risonanza magnetica, entrambe a pagamento; per
fortuna non ci furono riscontri negativi. Fu consigliato un ricovero in una
clinica privata dove era possibile fare un check-up completo. Rita stette una
settimana sottoponendosi a diversi controlli che ebbero riscontri positivi;
purtroppo, anche lì confermarono la presenza di una massa tumorale in un
polmone. A questo punto, fu consigliato di presentarsi in ospedale per
concordare con i medici un intervento chirurgico al fine di eseguire
l'esportazione totale di tale massa.
Il dottor Rossi, che si
occupava di malattie polmonari, era giovane ed intraprendente. Accolse la
richiesta di Luigi e Alessio e da lì iniziarono l'iter per la preparazione
all'intervento chirurgico. Disse che la massa era localizzata e bisognava solo
esportarla; spiegò che non c'era da preoccuparsi e che la situazione era sotto
controllo. La signora Rita, che aveva vissuto sempre in uno stato ottimale di
salute, inizialmente andò in panico, poi fu tranquillizzata sia dai suoi figli
sia dal dottor Rossi. In quel periodo, gli attriti cessarono di esistere;
bisognava pensare alla salute di Rita e superare l'intervento. Daniela,
anch'ella, si rese disponibile per starle vicino e placare le sue
preoccupazioni. Tutti si adoperarono, lei si tranquillizzò;
si sentiva al sicuro, seguita dai propri figli. Fu sottoposta a un esame del
sangue ed ebbe un colloquio con l'anestesista al fine di prepararla
all'intervento. Era luglio e il dottor Rossi disse ad Alessio e
Luigi che non c'era urgenza e che l'intervento sarebbe stato effettuato a
settembre, cioè dopo le vacanze estive. Detto ciò, i due fratelli, dopo aver
tranquillizzato la loro madre, si concessero una meritata vacanza; la situazione
stava andando nel miglior modo possibile.
Rita trascorse il mese d'agosto a
casa, usciva poco non solo per il caldo, ma anche perché si sentiva debole;
dormiva molto e trascorreva molto tempo sdraiata sul divano durante la
giornata. Tutto ciò non destò preoccupazioni a nessuno, anche perché lei non ne
parlava. Luigi la telefonava spesso e le diceva di stare tranquilla e che
sicuramente l'intervento sarebbe andato a buon fine; Rita ascoltava con estrema
serenità le parole del proprio figlio e, oltre a stare tranquilla, era felice
perché tutti i vecchi attriti erano stati messi da parte, facendo spazio a lei.
Finalmente era ritornata al centro dell'attenzione; non nel modo che lei
avrebbe voluto, ma andava bene ugualmente. Finite le vacanze, Alessio si mise
in contatto con il dottor Rossi per sapere la data dell'intervento; gli fu
risposto con estrema tranquillità che il caso era di bassa priorità e che
l'intervento sarebbe stato per i primi di ottobre, ma per precauzione ordinò di
fare eseguire una nuova TAC. I fratelli si organizzarono
per farla il prima possibile. Luigi notò che sua madre aveva uno strano
aspetto; era pallida e sembrava più invecchiata del solito. Si insospettì e lo
fece presente a suo fratello Alessio: <sai, ieri ho visto mamma, il suo
aspetto non mi piace, è strano, sembra una donna malata>. Alessio iniziò a
preoccuparsi anch'egli, al punto che riuscirono a prenotare una TAC il giorno
19 settembre; la accompagnò Luigi senza esitare, la signora Rita era debole e
camminava con difficoltà.
Il giorno successivo Alessio andò a ritirare l'esame
della TAC, lesse ciò che c'era scritto e non gli convincevano alcuni termini,
sebbene tecnici. Iniziarono a leggere su internet e ciò li spinse a chiamare un
medico privato che si presentò a casa di Rita il giorno 22 settembre. Lesse
tutti gli esami e sembrava essere ottimista, poi prese l'ultimo esame e iniziò
a leggere con calma. Luigi aveva lo sguardo rivolto verso il dottore e notò fin
da subito che egli cambiò in modo repentino la sua espressione del viso; il suo
volto si oscurò e più leggeva, più abbassava lo sguardo. Rita si allontanò per
un attimo e Luigi, preoccupato, approfittò per porgli una domanda: <Dottore,
la situazione è grave?> Il dottore rispose: <Mi
dispiace, la situazione è gravissima.> A quel punto Luigi balzò dalla sedia:
<Ma come gravissima? Come è possibile? Quanto tempo ha da vivere nostra
madre?> Il dottore: <Io credo qualche mese, purtroppo il tumore ha invaso
il fegato.> Ci fu un silenzio tombale che trascinò i fratelli nello sgomento
totale.Rita stava ritornando; Luigi e Alessio dovettero, per prima cosa,
fingere di avere un'espressione tranquilla e poi chiesero al dottore di mentire
alla loro mamma e di dirle che non era nulla di grave e che si sarebbe risolto,
per non farla soffrire.
Dopo quegli istanti dolorosi, il dottore andò via e
consigliò di preparare la loro madre alla terapia del dolore; in pratica, Rita
a breve sarebbe stata preda di dolori lancinanti e bisognava somministrarle
morfina al fine di non farla soffrire. Increduli e distrutti nell'anima, i
fratelli scelsero di non fermarsi e di lottare; speravano che un rapido
intervento forse avrebbe allungato, anche di poco, la vita della loro mamma. Il
giorno successivo si recarono all'ospedale dal dottor Rossi per avere
spiegazioni in merito e per vedere quali strategie adottare. Arrivati al
reparto, bussarono il citofono e gli fu detto da un'infermiera che il dottore
era impegnato e che il prima possibile sarebbe uscito. Trascorsero circa
un'ora, il dottore non usciva, bussarono, ribussarono senza esito. Ad un certo
punto Luigi perse la pazienza, bussò di nuovo e disse all'infermiera che
avrebbero aspettato fino a sera e che da lì non si sarebbero mossi per nessuna
cosa al mondo. Dopo circa mezz'ora uscì il dottore, aveva un'aria strana, era
pallido e tremava, invitò i fratelli ad accomodarsi nel suo studio, diede uno
sguardo alla TAC e disse che non tutto era perduto e che molti casi del genere
erano stati risolti nel miglior modo. Questa notizia fu accolta con speranza
dai fratelli.
Il dottor Rossi disse che lui si occupava di polmoni e che
bisognava interpellare la dottoressa Minieri, specialista del fegato. <Mi
dispiace, purtroppo il tumore si è trasferito con rapidità contro le nostre
aspettative. Io non posso aiutarvi, dovrete rivolgervi alla mia collega
dottoressa Minieri e lei potrà seguirvi.> <Dottore, non ci lasci così, ci
aiuti! La situazione precipita!> Il dottore rispose: <L'unica cosa che
posso fare è dire alla collega Minieri di accelerare e fare uscire un posto in
reparto per vostra madre il prima possibile.> <Dottore, cosa significa
"il prima possibile"? Quanto tempo ci vorrà?> <Purtroppo non ve
lo so dire, quello del fegato è un altro reparto al quale non faccio parte.
State tranquilli, parlerò con la dottoressa e sarete contattati.> Le parole
del dottor Rossi non ebbero nessun effetto positivo; purtroppo, i due fratelli
si sentirono presi in giro e abbandonati. Cercarono di contattare altri
ospedali per chiedere se ci fosse qualche posto libero nei reparti, ma nulla da
fare. La telefonata di Minieri non arrivava e ciò spinse Alessio a telefonare
al dottor Rossi con toni duri: <Dottore, lei ci ha abbandonato, deve fare
qualcosa per nostra madre, la dottoressa non ci ha ancora chiamato!> <Mi
dispiace, questa situazione non mi sta dando pace, ho sottoposto il caso alla
collega affinché vi possa chiamare il prima possibile.> Alessio, urlando,
rispose: <Dottore, lei ci ha abbandonato, si vergogni!> <Mi dispiace,
vi do un suggerimento: se per domani non sarete chiamati dal nostro ospedale,
dopodomani portate vostra madre all'ospedale Arena al pronto soccorso; loro
dovranno per forza ricoverarla, così la porteranno al nostro ospedale, che è
quello di riferimento. Purtroppo di più non posso fare, e mi faccia una
cortesia: non mi contatti più!> Accolsero il consiglio del dottor Rossi, ma
ebbero fin da subito la consapevolezza di essere stati abbandonati. Nel
frattempo, la signora Rita peggiorava giorno per giorno. Il giorno 24 settembre
fecero come suggerito dal dottor Rossi: si recarono al pronto soccorso
dell'ospedale Arena simulando dolori di pancia. La signora Rita ebbe il codice
rosso e fu sottoposta a TAC e analisi del sangue; purtroppo, il quadro clinico
si presentò preoccupante: i valori erano quasi tutti completamente sballati e
il fegato aveva una massa metastatica.
Dopo molte ore, la dottoressa
dell'ospedale convocò i due fratelli e spiegò che la situazione della loro
mamma era grave e che non potevano fare nulla, dovevano rivolgersi a un
oncologo. Luigi chiese se potevano ricoverarla seguendo il suggerimento del
dottor Rossi; purtroppo, la dottoressa, che aveva intuito il loro stratagemma,
rispose che all'ospedale centrale non c'erano posti e che nel loro ospedale neanche c'erano posti e sarebbe stata su una barella in un corridoio. Aggiunse che di
più non poteva fare e che certi giochetti non andavano fatti. Luigi si irritò:
<avremo anche usato uno stratagemma, ma lei si rende conto che ci state facendo
morire nostra madre senza nemmeno fare un tentativo!? Vergognatevi!> La
signora Rita fu preda dei primi dolori lancinanti; le somministrarono un
potente antidolorifico tramite endovena. Lasciarono l'ospedale Arena alle due
del mattino. Quello fu il giorno più brutto, il giorno in cui Luigi vide e si
rese conto che sua madre stava morendo inconsapevolmente e si rese conto che la
situazione stava peggiorando sempre di più.

La riportarono a casa; la
signora Rita voleva reagire, tentò di mangiare disperatamente, credendo che il
cibo l'avrebbe rimessa, ma purtroppo non ci riuscì. Nei giorni successivi, i
fratelli si adoperarono in diversi modi per cercare di ricoverare la loro
madre. Quello che sembrava un diritto ebbe fin da subito l'idea di un'elemosina
chiesta a strutture pubbliche, pagate con soldi pubblici che, in teoria,
dovrebbero stare al servizio dei cittadini senza se e senza ma. Alessio
ricontattò di nuovo il dottor Rossi, gli intimò di aiutarli e minacciò azioni
legali nei suoi confronti; nel frattempo, Luigi si mise in contatto con un
ospedale specializzato in tumori, e risposero che l'avrebbero chiamata il prima
possibile. Dopo alcuni giorni, il dottor Rossi chiamò Alessio e disse che
all'indomani dovevano portare la loro madre in ospedale, nel reparto dei
polmoni e non del fegato; era l'unico posto libero. Il giorno dopo, la signora
Rita fu ricoverata e, prima di prendere posto nel suo reparto, fu inviata dal professor Vitaliano che si occupava di fegato. Fatta una prima visita, il professore
spiegò ai fratelli che la situazione della loro madre non era grave, ma bensì
gravissima. Aggiunse che avrebbero eseguito un disperato tentativo di
chirurgia, ma prima di ciò occorreva eseguire una biopsia al tessuto del
fegato.
Daniela mise da parte
ogni rancore che aveva con la suocera e, nonostante tutto, si adoperò per
starle vicino e supportarla nel miglior modo possibile. Il capo reparto, il
dottor Izzo, ebbe un colloquio con Alessio e Luigi e diede delle considerazioni
del caso poco chiare e confuse. Ormai i due fratelli, in preda al dolore e alla
disperazione, persero lucidità e si aggrapparono a qualunque speranza. Quel
giorno stesso, Rita prese la mano di Daniela e disse: <So benissimo che sono
nelle mani del Signore, e so benissimo che la situazione è grave, ma lotterò
con tutte le mie forze per cercare di salvarmi>. Daniela l'abbracciò e
rispose: <Rita, io le sarò accanto, nonostante i tanti litigi, e sono
convinta che trascorreremo il Natale tutti insieme in famiglia, con precisione sarà il mio venticinquesimo Natale con voi>. Si guardarono con
un'aria speranzosa e con la voglia di combattere fino all'ultimo respiro.
Durante la permanenza in ospedale Rita fu sottoposta a continui controlli per
prepararla alla biopsia che purtroppo veniva rimandata giorno per giorno; il
dottor Izzo disse che aveva un valore alto che le impediva di sottoporsi alla
biopsia, stavano cercando di farlo scendere ma ciò non avveniva, ebbe due
trasfusioni di sangue per sostenerla. La preoccupazione aumentava sempre di più perché le
condizioni generali di Rita peggioravano sempre di più. Un giorno, mentre Luigi
stava al lavoro, ebbe una telefonata dall'ospedale; chiesero di recarsi lì il
prima possibile. Luigi avvertì Alessio, e raggiunsero l'ospedale. Mentre Alessio
parlava con il dottor Izzo, Luigi corse più che poteva e raggiunse la camera
dove c'era sua madre. Per fortuna, lei era lì viva; si lamentava, era
irrequieta e chiedeva di uscire dall'ospedale. Luigi la prese per la mano,
cercò di tranquillizzarla e le disse di avere un altro po' di pazienza per
poter effettuare la biopsia e giocarsi l'unica carta che c'era a disposizione.
All'improvviso, fu avvicinato da un infermiere che, con un'aria irritata, gli
riferì che sua madre era irrequieta e dava fastidio e bisognava dirle di stare
buona. Luigi, a questo punto, perse la testa; gridando, disse: <Ma lei sta
scherzando? Non sono capricci, mia madre soffre! Questo lo sa? Lei perché ha
scelto di fare l'infermiere?> L'infermiere abbassò la testa e andò via senza
replicare.
--------
Alessio gli riferì che,
nonostante i loro sforzi, il valore interessato non scendeva e ciò impediva la
biopsia. Luigi, avvilito e stressato, preferì andarsene a casa a riflettere e
anche a prepararsi a qualcosa di brutto che a breve sarebbe arrivato. Il giorno
dopo ritornò in ospedale e, per puro caso, incontrò nel reparto il professor Vitaliano <Professore, mi aiuti, abbiamo bisogno
che mia madre faccia la biopsia, altrimenti...> Il professore interruppe
Luigi, gli mise una mano sulla spalla e disse: <Purtroppo, per sua madre non
ci sono terapie, mi dispiace, questo è accanimento. Si faccia coraggio.>
Luigi rimase fermo, impietrito; le parole del professore penetrarono nella sua
mente e da lì capì che c'era poco da fare per sua madre. Si avvicinò ad Alessio
e disse: <Ascolta, Alessio, ho parlato con il professore, mi ha spiegato che
per nostra madre c'è poco da fare, riportiamola a casa sua.> Di comune
intesa, firmarono le dimissioni e il giorno dopo, tramite un'autoambulanza
privata, la signora Rita ritornò a casa sua.
Era in condizioni gravi, non
riusciva nemmeno a stare in piedi e a stento parlava. La sua camera da letto
divenne una vera camera d'ospedale; fecero in modo che non le mancasse nulla,
dai prodotti sanitari al cibo, e infine assunsero una badante che per alcune
ore l'assistesse. Decisero quale turno dovevano fare per stare accanto a lei la
notte; la prima notte fu scelta da Daniela, che per sua volontà volle stare
accanto a sua suocera. Quella fu la notte più lunga della sua vita: non
dormirono, parlarono tantissimo e cercarono, almeno in parte, di recuperare
quel tempo perso, quel tempo sprecato a litigare. Rita le disse che aveva
conosciuto un tale di nome Demetrio, venuto da lontano, che le aveva spiegato
tanti misteri di ciò che era la vita e che la morte non è la fine ma un passaggio. Aggiunse che,
prima di andare in ospedale, aveva visto accanto al suo letto due figure:
quella di sua sorella e quella di suo marito, due defunti che sembrava stessero
lì ad accoglierla.
Questo racconto turbò Daniela, che cercò di sdrammatizzare,
ma senza alcun risultato. La signora Rita, quella donna di presenza imponente,
stava in quel letto senza forze e ormai rassegnata al suo destino. Aggiunse: <Mi
sa che il venticinquesimo Natale insieme non ci sarà.> Rita,
incredibilmente, era ancora in carne e lucida; la malattia era più veloce del
tempo. All'indomani ci fu un vero e proprio pellegrinaggio: vennero a farle
visita amici, parenti e tante persone del vicinato. Nonostante lei avesse avuto
un atteggiamento ostile con molte persone, al contrario delle aspettative,
ricevette tantissime visite. Nel bene e nel male, era un simbolo che stava
andando via. Alessio, d'accordo con Luigi, ingaggiarono un infermiere privato
che fece in modo di non farla soffrire, somministrandole morfina e
alimentandola con afflebi. Rita ormai respirava solo, dormiva; era ormai in una
fase pre-coma. Luigi la tenne per mano; la sua mano colorita teneva in mano la
mano stanca, vecchia e giallastra di sua mamma.
Le sussurrò in un
orecchio: <Mamma, ti voglio bene!> Sua madre mosse leggermente la testa
con quelle poche forze che aveva; quel suo cenno valeva tante parole, o forse
voleva dire: perdonami per il mio comportamento. Rita si spense il giorno 8
ottobre all'età di 75 anni, lasciando 4 figli e 7 nipoti.
Dedicato a tutte le mamme che non ci sono più
Le
immagini sono indicative e a scopo illustrativo
Nomi, personaggi, e luoghi sono il frutto della fantasia dell 'autore.
Commenti
Posta un commento