Carmela

trama

Nel 1943 Carmela e la sua famiglia pativano la fame e le epidemie durante i bombardamenti anglo ­ americani su Napoli, dopo l’8 settembre dovettero fare i conti con i tedeschi che all'improvviso divennero i nemici degli italiani. I napoletani furono costretti a subire soprusi, saccheggi e assassinii fino al punto che reagirono con le armi con l'intento di cacciarli dalla loro terra. Carmela conobbe due uomini che si innamorarono di lei, scelse quello che ritenne giusto ma dovette fare i conti con le tante difficoltà che la guerra le imponeva.


Nel luglio del 1943 gli anglo-americani iniziarono la loro invasione in Italia, i combattimenti diedero inizio in Sicilia con duri scontri. L'esercito italiano con l'aiuto dei tedeschi alleati difendeva il proprio territorio dagli invasori. Le grandi città italiane subivamo incessantemente bombardamenti aerei da parte degli statunitensi. A Napoli la situazione era critica, l'esercito in gran parte aveva abbandonato la città, mancava di tutto, la popolazione era allo stremo, non sapevano più nulla e né tantomeno quanto sarebbe finita la guerra. C'erano donne che non avevano più avuto notizie dei propri mariti dai fronti di guerra in Russia e in Africa, c'erano vecchiette che piangevano perché questa era la loro seconda guerra che stavano assistendo, c'erano i bambini quelli innocenti, quelli che non c'entravano nulla con le decisioni dei politici ma nonostante tutto pativano la fame più profonda, non c'era nulla da mangiare, c'era qualche negozio aperto ma non avevano i soldi per comprare nemmeno un pezzo di pane. 

All'arrivo dei bombardieri statunitensi suonavano le sirene, la popolazione scappava nei ricoveri o in luoghi sotterranei per evitare che le bombe potessero colpirli. La contraerea italiana non riusciva a contrastare quella imponente flotta di aerei che sganciava bombe in continuazione senza sosta. Interi edifici venivano rasi al suolo e chi non riusciva a rifugiarsi in tempo perdeva la vita senza nessuna possibilità. Appena finito il bombardamento i pompieri estraevano i tanti cadaveri di quella povera gente tra le macerie, era un vero e proprio strazio. Molte donne spinte dalla fame e dalla disperazione si spostavano dai quartieri spagnoli per recarsi nella zona mercato, lì c'erano alcuni negozi alimentari chiusi ma all'interno vi erano generi alimentari di prima necessità, armati di mazze e strange sfondarono le porte e saccheggiarono i negozi. Nella città non c'era più legge, quei pochi poliziotti rimasero rintanati nelle caserme senza muoversi anche perché non avevano avuto ordini da nessuno, non sapevano cosa fare. Le carceri furono aperti e tutti i detenuti scapparono rifugiandosi anch'essi per evitare di morire sotto le bombe. Le epidemie si diffusero tra la popolazione causando altrettante morti innocenti, la sanità era allo sfascio, negli ospedali mancava di tutto e il personale facevano quello che potevano nella speranza di salvare quante più vite umane. Purtroppo, mancavano anche i posti letto e ammassavano i pazienti dove potevano. La situazione era disperata, gli aerei continuavano a sganciare bombe colpendo case, chiese, ospedali, insomma tutto quello che era illuminato e senza risparmiare nessuno. Ancora, in seguito, altre 400 fortezze volanti B17 effettuarono un altro massiccio bombardamento distruggendo la trecentesca basilica di Santa Chiara.

La città versava in una situazione disastrosa, molti quartieri erano ridotti in un mucchio di macerie. Giravano voci che gli invasori avevano conquistato l'intera Sicilia e si stavano preparando per lo sbarco in Calabria. Il giorno 25 luglio venne arrestato Mussolini e con esso cadde il governo fascista, il re creò un nuovo governo al capo Pietro Badoglio con l'intento di negoziare una pace con i nemici. 

Ma nel frattempo si combatteva ancora senza sosta e con i pochi mezzi a disposizione. 

Gli scontri furono in Calabria, i tedeschi si ritirarono in modo ordinato lasciando quelle poche sperdute difese italiane a combattere.

A Napoli tra la popolazione girava voce che il nuovo governo stava preparando una trattativa di resa con gli anglo-americani e che ben presto la guerra sarebbe finita. Non c'era l'entusiasmo ma un senso di pace che in quel momento provava la gente, si pregava, si piangeva, si lottava con tutte le forze per la sopravvivenza. I quei vicoli oscuri e devastati vi era una famiglia composta da 10 membri, il papà Nicola era stato fatto prigioniero in Africa dagli inglesi e si trovava in un campo di prigionia, la mamma Annamaria e 7 figli, la figlia maggiore si chiamava Carmela essendo primogenita fungeva da genitore per aiutare la mamma a sfamare i fratelli minori. sì adoperarono nel contrabbando di beni di prima necessità con l'intento di guadagnare qualche soldo. Carmela era una ragazza di 20 anni molto sveglia e riusciva a destreggiarsi tra i tanti pericoli che incombevano in città.

La sera del 28 luglio Carmela e la sua famiglia erano rinchiusi in casa, non c'era nulla da mangiare e non era riuscita a vendere nulla quel giorno, uscì di corsa per tentare di trovare un acquirente, aveva qualche cipolla e delle mele. In un vicolo non molto distante casa sua incontrò sua zia Teresa, appena la vide disse < ciao Carmela dove vai di corsa?> Carmela si fermò di scatto e rispose <ciao zia sto cercando di vendere queste poche cose, in casa non c'è nulla e i miei fratelli hanno fame> la zia <io e zio abbiamo un po' di cose da mangiare, ti prego venite da noi, porta queste poche cose che hai, vedrai che stasera riusciremo a mangiare tutti> Carmela fu felice dell'invito di zia Teresa, tornò a casa e insieme a tutta la sua famiglia si recarono da zia Teresa e zio Pasquale. Abitavano al quarto piano di fronte all'ospedale militare. Per fortuna avevano un po' di cibo e la corrente elettrica, si sedettero tutti, fecero una preghiera e iniziarono a mangiare. All'improvviso suonarono di nuovo le sirene erano altri aerei statunitensi che si preparavano a un nuovo bombardamento. la madre di Carmela Annamaria si rivolse a sua sorella Teresa < ora che facciamo? Non c'è tempo per andare nel ricovero.> Teresa impallidita rispose <staremo tutti qui mano nella mano e pregheremo affinché nessuna bomba ci cada addosso> di fronte nell'ospedale militare c'erano un gruppetto di soldati italiani che stavano lì a presidiare la struttura, uno di loro notò che lì c'erano persone che stavano rischiando la vita. Si avvicinò al muretto e iniziò a gridare per attirare la loro attenzione ma Carmela, gli zii, sua mamma e i suoi sei fratellini non sentivano, c'era una tale distanza che le grida dei militari non arrivavano a loro.


Il cielo era sereno e sgombro di nuvole, era tutto buio l'unica finestra illuminata era quella dell'abitazione di zia Teresa. Si udiva il rombo dei motori delle fortezze volanti che si avvicinavano sempre di più al centro abitato proprio in quel momento il soldato raccolse il suo fucile lo puntò verso la finestra illuminata, sparò un colpo che colpì la lampada che illuminava la stanza da pranzo. Carmela e i suoi familiari ebbero molta paura, era tutto buio non si vedeva nulla, si inginocchiarono e rimasero a pregare con gli occhi chiusi. gli aerei andarono via senza buttare giù nessuna bomba. Quel soldato salvò la vita a quegli innocenti grazie al suo coraggio e alla sua scaltrezza cercò fino all'ultimo istante di attirare la loro attenzione gridando più che poteva e alla fine prese la decisione più drastica e pericolosa, poteva colpire qualcuno di loro ma non ebbe scelta, non esitò un istante a colpire quella lampada che illuminava la finestra in mezzo a un buio pesto. Lui sapeva bene che gli aerei statunitensi quando volavano al buio sganciavano le bombe solo dove era illuminato perché lì c'erano sicuramente delle persone. Infatti, la stanza rimanendo improvvisamente al buio sfuggì all'attenzione degli aerei. Carmela si rialzò e si avvicinò alla finestra per vedere chi avesse sparato in casa loro, non aveva compreso il perché, pensava che qualcuno avesse attentato la loro vita. Da lontano vide un’ombra buia con un elmetto lui alzò la mano verso l'alto per salutare e svanì nel buio. Carmela aveva pensato di gridare e dire <assassino!> Ma non ne ebbe la forza e il coraggio, ritornò dai suoi cari per sincerarsi delle loro condizioni psicofisiche. Alcuni vicini offrirono loro di trascorrere la notte nello scantinato del condominio, al centro dell'androne c'era una botola, giù vi era una stanza ampia di cui molte persone del condominio e dintorni si rifugiavano lì appena le sirene suonavano. Il signor Vincenzo era un vicino era lui che aveva scoperto questa botola e invitò a chiunque avesse bisogno di recarsi giù a quello stanzone umido pieno di topi e scarafaggi. Vincenzo sapeva bene che non era un luogo sicuro ma era altrettanto consapevole che non era possibile stare rinchiusi nei ricoveri senza vedere la luce e senza la possibilità di procurarsi da mangiare e da bere. Carmela strinse a sé i suoi fratellini gli raccontò una storiella per indurli ad addormentarsi il prima possibile. Zio Pasquale raccontò al signor Vincenzo l'episodio del militare che aveva sparato in casa loro e voleva una sua opinione < perché quel militare ci ha sparato? Cosa abbiamo fatto di male?> Vincenzo rispose < il militare vi ha salvato la vita, ha spento la luce della vostra camera con un colpo di fucile per evitare che l'aereo potesse sganciare una bomba sull'edificio senza alcuno scrupolo> e invitò tutti alla prudenza e a rimanere al buio di sera. Carmela udì la loro conversazione e scoppiò a piangere. Il suo sentimento verso il militare si ribaltò, ora aveva capito il perché di quel gesto. Sperava di poterlo un giorno incontrare e ringraziarlo. Nei giorni successivi la situazione in città divenne ancora più difficile, il commercio delle merci di prima necessità era gestita dalla malavita organizzata che si spartirono le zone e imponevano i loro prezzi. Carmela non poteva più comprare il pane dal fornaio di nascosto, da quel momento fu costretta a rivolgersi ai malavitosi pagando un prezzo più alto e di conseguenza il suo margine di guadagno si era ancor di più assottigliato. Costruì con l'aiuto di suo zio una bancarella per vendere per strada.

Gli affari andavano male, la gente era disperata e non aveva soldi per comprare nulla e non mancarono episodi di cui alcune persone attaccarono e saccheggiarono alcune bancarelle, la fame li aveva trasformati in ladri. Ormai era una guerra nella guerra, disperati contro disperati.  Il cibo che ricevevano dallo stato era carente e le forniture arrivavano mensili e a volte anche bimestrali inoltre c'erano lunghe file da aspettare, il caos regnava sovrano tra la gente.


Carmela e sua madre vendettero alcuni quadri e un candelabra che avevano in casa per racimolare qualche lira con l'intento di comprare pane e patate. Trovarono un acquirente che offrì loro una somma di gran lunga inferiore al valore delle merci offerte, a malincuore dovettero accettare.

La battaglia era ancora in corso tra le truppe dell'asse e gli anglo-americani in Calabria, stavano salendo l'Italia man mano e questo fece preoccupare i tedeschi che vi erano insediati a Napoli e dal quartier generale germanico arrivarono ordini di catturare uomini napoletani in salute per deportarli in Germania: servivano manovalanze di vario tipo, dai campi alle fabbriche, la guerra aveva esaurito tutte le loro risorse umane. I Tedeschi avevano timore di ricevere una sommossa popolare e per evitare ciò iniziarono i rastrellamenti, venivano catturati uomini adulti e portati nello stadio per evitare che si potessero organizzare. I più facoltosi si trasferirono in periferia prendendo case in affitto a prezzi molto alti: i proprietari specularono imponendo prezzi non accessibili a tutti. In città rimasero i miserabili, la maggior parte di loro viveva in estrema povertà. Carmela si adoperò a nascondere suo zio Pasquale insieme ad altri uomini del quartiere nello scantinato condominiale per evitare che potessero essere catturati, gli portava del cibo quasi tutti i giorni senza destare nessun sospetto. Era agosto il caldo faceva la sua parte ma Carmela non si risparmiava, si recava con dei recipienti di fronte al museo nazionale, lì c'era una fontanina ancora funzionante che sgorgava un'acqua freddissima e dai proventi della vendita del pane riusciva a comprare qualcosa da mangiare per sé e per i suoi zii. La sera successiva Carmela mentre rincasava sentì le sirene che suonavano aveva con sé dei pezzi di pane e un secchiello d'acqua, corse più che poteva verso il ricovero più vicino, un aereo statunitense si abbassò e mitragliò i civili inermi senza alcuna pietà, Carmela si rifugiò in un portone ma fu costretta ad assistere a quella scena raccapricciante. Davanti a suoi giovani occhi si consumò un atto criminale che non c'entrava nulla con la guerra, quei cadaveri innocenti riversi a terra rimasero impressi nella sua mente al punto che rimase scossa per diversi giorni. Fu proprio in quel preciso momento che nutrì un odio profondo verso gli stati uniti invasori della sua patria.



Le levatrici, quelle donne di esperienza non si sottrarono dai loro doveri, nelle abitazioni anguste o sotto un ricovero si adoperarono per dare la luce a una nuova vita. Si nuovi fanciulli venivano al mondo, in quel mondo dove gli esseri umani si ammazzavano tra di loro da più di tre anni. Proprio nel vicolo dove abitava Carmela una sua vicina dopo ore di travaglio mise al mondo la sua piccola che chiamò Maria come il nome della madonna, era un inno alla speranza nell'auspicio che quell'incubo sarebbe finito il prima possibile e il mondo sarebbe in pace senza guerre e senza morti. Eh, sì come disse lo zio Pasquale < in guerra muoiono solo i miserabili>. Nonostante la drammatica situazione non mancavano i gesti di solidarietà nei confronti dei neonati, le persone offrivano quello che potevano, ma il malcontento nei confronti degli alleati tedeschi cresceva sempre di più. 

Le caserme furono occupate e i soldati italiani furono disarmati e catturati, poche caserme si rifiutarono di deporre le armi ed ebbero un evitabile conflitto a fuoco contro i tedeschi, questi ultimi erano di numero maggiore e meglio armati per cui ebbero la meglio. A quel punto tutte le caserme del Regio Esercito, dei carabinieri reali, della guardia di finanza e della Regia Marina furono svuotate e occupate: i militari catturati furono giustiziati a morte. La prefettura con il loro prefetto furono messe al servizio dei tedeschi che impartivano le loro ferree leggi comunicavano tramite un quotidiano locale con la popolazione. Lì si leggevano false notizie per indurre al tranello la popolazione: i tedeschi cercarono disperatamente di apparire loro amici ma senza successo. I napoletani diffidavano senza alcun dubbio. Purtroppo, i tedeschi in alcuni episodi mostrarono tutta la loro crudeltà: un ragazzino di soli otto anni, stava per fatti suoi, fu colpito a morte, una donna fu ammazzata a colpi di mitra mentre raccoglieva acqua da una fontana, un vecchietto stava fumando una sigaretta al balcone di casa sua fu colpito. Tutto ciò allo scopo di diffondere terrore tra la popolazione. Ne seguirono tanti altri episodi del genere senza ricevere i risultati sperati, tutto ciò ancor di più fece crescere la rabbia popolare.

Il popolo abbandonato dalle istituzioni italiane fu lasciato allo sbando e alla mercé dei tedeschi e sotto le bombe degli aerei statunitensi e inglesi. Alcune persone iniziarono a procurarsi armi che nascondevano nei ricoveri. Il popolo napoletano si stava preparando a una rivolta ma servivano altre armi e bisognava procurarle il più velocemente possibile. Il cibo sorseggiava sempre di più i duri bombardamenti colpirono anche molte attività commerciali impedendo la produzione, Carmela e i suoi familiari erano costretti a mangiare le bucce di patate e null'altro. I Tedeschi stesero dei manifesti che vietavano gli assembramenti in caso di inadempienza i militari avrebbero sparato sulla folla. Aumentò sempre di più il distacco tra i cittadini e i soldati tedeschi al punto che smisero di considerali alleati ma occupanti. I napoletani in gran segreto si stavano organizzando, Carmela si offrì volontaria a fare da corriere: trasportava armi e munizioni da un luogo all’altro, per non destare sospetti utilizzava una carrozzina piena di pane, venne fermata alcune volte dai tedeschi ma non si accorsero mai che sotto il pane c'erano armi. La paura aveva lasciato spazio alla disperazione, Carmela faceva con molta bravura il suo dovere mettendo a rischio la propria vita.


I suoi pensieri erano sempre rivolti a quel soldato italiano che le aveva salvato la vita, la voglia di volerlo incontrare e ringraziare fu tale che si recò al cancello dell'ospedale militare bussò ripetutamente, nessuno rispondeva. Era pericoloso stare lì poteva essere vista da un tedesco, all'improvviso un saldato si presentò aprì il cancello e disse < chi cerchi ragazza?> Carmela rispose <io sono la nipote della signora Teresa, colei che abita di fronte al vostro edificio, uno di voi ci ha salvato la vita sparando alla lampada e per questo lo volevo ringraziare> il soldato rientrò e dopo poi istanti si presentò un altro soldato e disse < sono stato io a sparare il colpo, mi dispiace non ho avuto scelta era l'unico modo che avevo per salvare le vostre vite> Carmela arrossì e con un po' di imbarazzo disse < sono venuta fin qui perché volevo conoscere il mio eroe ed eccoti qua. Grazie infinite> mentre andava via disse <io mi chiamo Carmela> il soldato rispose < io invece mi chiamo Antonio>. I due giovani si salutarono, Carmela aveva finalmente conosciuto Antonio il soldato eroe italiano che insieme ad altri soldati se ne stavano rinchiusi in quell’edificio vuoto e in disuso, non erano ben visti dalla popolazione perché ritenuti codardi e traditori ed era rischioso uscire allo scoperto.

Il giorno 8 settembre 1943 ci fu un proclama diffuso via radio dal capo del governo Italiano Pietro Badoglio la cui annunciava la resa dell'Italia e la firma dell'armistizio nei confronti degli anglo-americani.


Carmela insieme a sua madre udì il proclama, era una bellissima notizia che fu avvertita dalla popolazione come la fine della guerra, purtroppo non fu così: gli alleati anglo-americani erano ancora fermi in Calabria mentre i tedeschi erano disseminati su tutto il territorio nazionale, tra cui Napoli. Iniziarono i rastrellamenti più approfonditi, i tedeschi andavano casa per casa a prelevare gli uomini. Carmela non resistette all'indomani ritornò di nuovo all'ospedale militare, voleva rivedere Antonio correndo ogni rischio: essendo una giovane donna poteva essere abusata da qualche soldato tedesco. All'improvviso uscì dal cancello un grosso camion in esso c'erano soldati italiani armati, Antonio appena vide Carmela fece fermare il camion e salto giù < Carmela che fai qui scappa subito a casa!> Carmela rispose < volevo solo sapere se stessi bene> Antonio < io sto bene, per l'amor del cielo vai via mettiti in salvo, da questo momento i tedeschi sono nostri nemici! A breve gli alleati sbarcheranno a Salerno e tra non molto arriveranno loro a liberarvi.> Carmela < non vogliamo essere liberati da loro, sono invasori stranieri, noi vogliamo l'aiuto del nostro esercito!> Antonio La accarezzò con molta delicatezza e disse <hai ragione dovremmo essere noi a proteggervi come giusto sia, purtroppo il nostro esercito è allo sbando il Re e il capo del governo sono scappati via da Roma, non abbiamo armi, non abbiamo risorse e non abbiamo più la forza di combattere, dovrete per forza accettare gli alleati come liberatori> Carmela <Per noi tutti gli eserciti stranieri che si trovano sulla nostra patria non saranno mai nostri amici > Antonio <vai Carmela, mettiti al riparo dalla furia dei tedeschi che si sentono traditi dal nostro popolo, noi siamo stati chiamati per combattere contro di loro a Roma, spero di poterti rivedere quando la guerra sarà finita> salì sul camion e partirono lasciando Carmela in uno stato di angoscia. 




La città aveva molte zone senza elettricità e senza acqua, c'erano tantissime persone sfollate. I Tedeschi proclamarono lo stato di assedio con il coprifuoco. Ci fu un episodio che scosse particolarmente il sentimento popolare: Sulle scale dell'università di Napoli i tedeschi fucilarono un 

Marinaio italiano a scopo intimidatorio. Poi saccheggiarono luoghi d'arte come il palazzo reale portando via oggetti di valore ferendo nell'amor proprio i napoletani al punto che assalirono una scuola militare portando via 250 fucili. l'insurrezione popolare divenne inevitabile i cittadini furono chiamati a scegliere tra la sopravvivenza e la morte o la deportazione forzata in Germania. Si organizzarono uomini e donne di ogni ceto sociale 

Imbracciarono le armi per combattere, si unirono anche soldati italiani rimasti in città e non mancò Carmela che volle a tutti i costi ricevere il suo fucile. I primi scontri iniziarono fin da subito e la liberazione dei prigionieri dallo stadio fu una prima piccola vittoria.


Carmela fu istruita a usare il proprio fucile, non era in prima linea perché donna, fu impiegata insieme ad altre donne alla difesa del proprio quartiere: avevano ricevuto l'ordine di sparare a qualsiasi soldato tedesco senza ripensamenti. I nemici non meritavano nessuna clemenza anche se si sarebbero presentati in atteggiamenti di resa. Nelle notti lunghe e interminabili Carmela con il fucile a tracolla udiva da lontano rumori di armi, erano in corso scontri tra i napoletani e i tedeschi. Così iniziarono le 4 giornate di Napoli, l'insurrezione popolare divenne organizzata e armata in tutta la città bisognava a tutti i costi scacciare lo straniero dalla propria terra, bisognava liberare la città, bisognava vivere! Gli scontri furono feroci, i tedeschi reagirono con determinazione ma nello stesso tempo il colonnello school capo delle forze tedesche stava organizzando una via di fuga per portare via da Napoli uomini e mezzi: gli alleati erano alle porte e a breve sarebbero arrivati in città.  La sera del 27 settembre 1943 Carmela stava di guardia insieme ad altre sue concittadine erano all'angolo di strada da lontano all'improvviso apparve un’ombra che man mano si avvicinava: era un soldato tedesco con mani alzate intendo ad arrendersi. Carmela puntò il fucile verso l'uomo e gridò <fermo lì non fare un passo in più!> Il soldato si fermò e rimase lì immobile. Carmela preferì avvicinarsi all'uomo con cautela ma fu fermata da Giovanna una delle sue concittadine <Carmela ma che fai, ricordati che dobbiamo sparare senza troppe domande, questi sono gli ordini che abbiamo ricevuto> Carmela fece di testa sua si avvicinò all'uomo e gli intimò di inginocchiarsi e ad arrendersi. All'improvviso sbucò da un vicolo poco distante un carro armato tedesco, Carmela rimase spiazzata, era allo scoperto e distante dalla sua postazione. I soldati iniziarono a sparare, Carmela reagì senza esitare sparò diversi colpi, tra cui colpi un soldato ferendolo a morte. Riuscì a mettersi al riparo dietro a un mucchio di detriti ricaricò il fucile e sparò aiutata dalle sue concittadine, si unirono altre persone, il conflitto fu feroce, il soldato tedesco che si era arreso morì colpito dal fuoco amico. Alcuni ragazzini assaltarono il carro e applicarono delle mine sulla carrozzeria e scapparono via, pochi istanti dopo il carro scoppiò e prese fuoco. Carmela rimase rannicchiata a piangere, Giovanna si avvicinò a lei e la abbracciò placando la sua crisi di nervi: quella sera la sua coscienza si era macchiata di sangue, aveva ucciso un uomo in una guerra non voluta. La portarono al sicuro in un ricovero per tenerla lontano da quegli scenari raccapriccianti che potevano turbare ancora di più il suo stato d'animo. Nel ricovero fu assistita da sua madre e sua zia che cercarono di farle dimenticare il prima possibile quel ricordo che vi era in lei.  In città il popolo aveva formato diverse barricate utilizzando alcuni tram.




I napoletani iniziarono a prendere consapevolezza che la loro battaglia si poteva vincere e questo li spinse a combattere senza risparmiarsi. In alcuni vicoletti al passaggio dei soldati tedeschi gli abitanti buttarono giù dai balconi e finestre mobili, e suppellettili vari al fine di rendergli la vita difficile. Si combatteva con tutto ciò che avevano a disposizione, ognuno faceva la sua parte e non mancarono gli atti di sabotaggio. Negli oscuri cunicoli del sottosuolo vi erano in gran parte donne, bambini anziani e inabili, erano mutilati, ciechi, disabili ecc. Che, oltre a combattere contro gli stenti dovevano combattere contro loro stessi, contro il loro stato di salute precario ma, nonostante ciò, nei loro sguardi si vedeva la speranza di andare avanti senza arrendersi: furono queste persone a dare la forza a Carmela di andare avanti e non arrendersi. Si sentii in colpa nei loro confronti quando stava giù moralmente al punto che chiese scusa a tutti e che si sarebbe quanto prima messa in gioco a combattere per la libertà.

I napoletani riuscirono a catturare molti soldati tedeschi, li portarono in un luogo sicuro senza ammazzarli. La differenza stava tutto lì: i Tedeschi uccidevano per dovere, i napoletani semmai per disperazione.


Zio Pasquale venne al ricovero e portò buone notizie, disse che i napoletani si stavano battendo con coraggio e determinazione ottenendo ottimi risultati. Carmela informò suo zio che voleva essere impiegata il prima possibile per combattere, poi gli fece una domanda < zio perché abbiamo perso la guerra?> Lo zio rispose < è molto semplice, nella prima guerra mondiale abbiamo vinto perché siamo stati invasi e abbiamo combattuto per difendere la nostra patria, questa guerra l'abbiamo persa perché siamo stati noi gli invasori, abbiamo invaso Francia , Libia, Tunisia, Grecia, Jugoslavia, Egitto, Etiopia, Russia, Kenya e Somalia.> Carmela< tutti questi popoli abbiamo invaso?> Lo zio <si nipote mia siamo stati gli invasori di tutti questi popoli, la nostra non è stata una guerra per la patria ma una guerra da invasori e per questo l'abbiamo pagata e la pagheremo>. In un angolo seduto a una sedia c'era un uomo senza una gamba di nome Alberto ascoltò le parole di Pasquale e espresse il suo disappunto <Pasquale ti sbagli, era una guerra che bisognava fare per farsi valere nel mondo e fare crescere il benessere del nostro popolo, la grandezza di un popolo si misura anche dalle colonie che possiede ... Purtroppo è andata male ma è giusto che abbiamo tentato.> Pasquale <non c'è alcuna giustificazione quando un popolo invade un altro popolo nella propria terra, e sarà sempre una cosa sbagliata!> I due furono messi a tacere dalle donne che erano lì ad ascoltarli e invitarono Pasquale ad andare via per evitare inutili litigi. Bisognava essere uniti sotto un unico ideale, via l'invasore! Carmela riuscì a rendersi utile nell'ultimo giorno di battaglia dove gli straccioni della plebe napoletana riuscirono a mettere alle strette i tedeschi che furono costretti a una trattativa per creare una via di fuga. Per la prima volta in Europa i tedeschi dovettero trattare alla pari con dei civili insorti, liberarono i prigionieri napoletani e in cambio ottennero via libera per lasciare la città. I tedeschi non si accontentarono dietro di loro lasciarono fuoco, distruzioni e morte: uccidevano chiunque si trovavano davanti senza nessun ripensamento. Carmela dalla collina della città insieme ai tanti combattenti vide i mezzi tedeschi in colonna che andavano via da Napoli, ci furono urla di liberazione e di gioia che accomunava tutti tranne Carmela che era preoccupata al punto che gridò < state zitti! Non gridate! Non festeggiate! Non c'è nulla da festeggiare, abbiamo scacciato gli invasori con il nostro sangue ma tra non molto qui arriveranno altri invasori vestiti da amici, non potremo opporre resistenza ma non credo che la loro presenza sarà gradita.> il discorso di Carmela lasciò perplessi tutti che uniti in un silenzio tombale non replicarono. Carmela aggiunse < abbiamo una città distrutta, abbiamo i pidocchi, piangiamo i nostri cari che hanno perso la vita sotto le bombe degli invasori che stanno per occupare la nostra città!>

Gli statunitensi non si fecero attendere, il 1° ottobre 1943 entrarono nella città di Napoli acclamati dalla folla. Giovanna convinse Carmela a recarsi dove gli alleati stavano transitando, non esitò corse insieme alla sua amica: voleva guardare in faccia agli assassini. Arrivati sul posto Carmela rimase impietrita nel vedere che tantissime persone ringraziavano gli statunitensi definendoli "liberatori" al punto che si scagliò tra la folla a gridare "assassini! Assassini!" Non poteva credere che il popolo napoletano stesse chinando la testa davanti a coloro che avevano ridotto la città in cenere a ammazzando tante persone civili innocenti.  Fu bloccata e messa a tacere dalla folla, Giovanna preferì portarla via onde evitare litigi.


Carmela ritornò a casa sua dove vi erano la mamma i fratelli e gli zii, era sconvolta fece molta fatica a calmarsi, preferì stare rinchiusa per diversi giorni in casa nonostante i tanti napoletani si stavano dando da fare per sfruttare la presenza degli alleati a loro favore. C'era chi aveva perso tutto e chi stava guadagnando soldi con il mercato nero. Annamaria invitò sua figlia Carmela a mettersi subito in attività la risposta di sì. Carmela si mise in cammino mentre passeggiava tra i vicoli fu fermata da un soldato statunitense, era un giovane alto e biondo sapeva parlare in italiano perché i suoi nonni erano italiani. < ciao, dove vai?> Carmela lo guardò ma senza dare risposta proseguì per la sua strada. Il soldato < mi chiamo John, l'altro giorno ti ho visto tra la folla e mi dispiace che tu provi odio per noi> Carmela era stanca, sporca e affamata, non aveva voglia di gridare, si limitò a dire < lasciami in pace, ho fame e non ce la faccio più.> Detto questo svenne e perse i sensi. Al suo risveglio si trovò su di un letto in una tenda militare accanto a sé c'era John che le aveva procurato del cibo con l'aiuto di un’infermiera Carmela fu rifocillata, lavata e pettinata. Carmela disse che aveva bisogno di altro cibo da portare ai suoi familiari, John non perse tempo caricò del cibo su una jeep e insieme a Carmela si recarono a casa sua. La mamma al loro arrivo spalancò gli occhi: fu infastidita che sua figlia stava con un uomo sconosciuto. John si presentò e scaricò i beni alimentari e senza aggiungere nulla andò via facendo l'occhiolino a Carmela.


Il cibo fu bene accetto: erano diversi giorni che non mangiavano e quel ben di dio fu una manna dal cielo. Annamaria non perse tempo a richiamare sua figlia < Carmela ma cosa ti è successo? Sei profumata e ben pettinata, ti hanno fatto qualcosa?> Ebbe paura che sua figlia fosse stata approfittata da quel soldato straniero. Carmela disse < no mamma sono svenuta, John mi ha solo aiutata con molta gentilezza, ti assicuro che non mi ha sfiorata nemmeno con un dito> la mamma tirò un sospiro di sollievo e aggiunse< sta attenta con questi stranieri, in giro ho visto molte giovani ragazze passeggere a braccetto con i soldati. Tutto ciò non mi piace> sua madre voleva preservare la verginità di sua figlia per avere la certezza di trovare al più presto un uomo disposto a spostarla. La popolazione si buttò ai piedi degli alleati: erano disposti a tutto pur di garantirsi la sopravvivenza. Molte giovani donne si prostituirono e non mancarono atti di abusi sui ragazzini: i genitori fecero prostituire i loro fogli perché molto richiesti da clienti pervertiti. Carmela rimase fedele al suo modo di pensare, si dedicò al commercio: preferì guadagnare quel poco che bastava invece di vendere il suo corpo. Purtroppo per Napoli i bombardamenti non finirono, questa volta furono gli aerei tedeschi sganciarono bombe sulla città distruggendo la zona portuale, edifici e ovviamente altre vittime innocenti tra la popolazione che non si aspettava un altro bombardamento: si sentivano protetti dalla presenza degli alleati ma purtroppo fecero dei calcoli sbagliati. La guerra era ancora in corso e i tedeschi non mollavano! Ancora una volta Carmela fu messa in salvo da John durante un raid tedesco, la condusse con sé in un rifugio al sicuro. Carmela fu piacevolmente sorpresa e espresse tutta la sua gratitudine. John la prese per la mano e le confessò che si era innamorato di lei dal primo giorno che l'aveva vista.


Le si avvicinò e la baciò, Carmela inizialmente non si oppose, provò un senso di piacere infinito il suo cuore batté forte al punto che chiuse gli occhi e scivolò in quella sensazione mai sentita finora. Ma a un certo punto spalancò gli occhi si staccò in modo brusco da John e disse <ma cosa stiamo facendo? Non posso non posso…> scappò via in lacrime lasciando lì John senza parole. Corse velocemente tra le macerie si divincolò tra la gente che transitava per strada fino a raggiungere casa. Si chiuse in sé stessa e non uscì per diversi giorni. Questo comportamento fece insospettire sua madre che ancora una volta le chiese se andava tutto bene e che non doveva fidarsi per nessun motivo di quel soldato straniero ma il cuore della giovane Carmela fu rapito da quell'uomo. Trascorreva intere giornate incantata con lo sguardo rivolto nel vuoto, cercò di dimenticarlo e di non pensarci per dare ascolto a sua madre ma non servì a nulla più passavano le giornate e più pensava al suo giovane soldato americano. Si susseguirono altri raid aerei tedeschi che martorizzarono la città di Napoli ma le difese antiaeree alleate rispondevano con molta efficacia e proprio in quei momenti Carmela smise di avere paura delle bombe e iniziò a preoccuparsi del suo innamorato: temeva che gli potesse accadere qualcosa durante i combattimenti, questi pensieri la tormentavano e la facevano stare male. Ma il destino fu crudele il giorno dopo sua madre morì sotto i colpi di un aereo tedesco che non le diede scampo, Carmela fu avvertita dai vicini giunse sul posto e vide la mamma a terra senza vita, cadde nella disperazione ed ebbe degli attacchi di panico al punto che fu portata via da dei suoi parenti. Il mondo le cadde a dosso era sola e doveva pensare ai suoi fratellini, lo sconforto la tenne bloccata in casa per altri giorni era in preda alla tristezza e non aveva voglia di parlare con nessuno, sua madre era il suo pilastro e sentiva molto la sua mancanza. I giorni passavano e il cibo iniziò di nuovo a scarseggiare bisognava rimettersi di nuovo in attività e reagire. Fu aiutata dai suoi zii Pasquale e Teresa che la supportarono fino a darle la forza di reagire, pian piano iniziò a uscire ma ogni qual volta sentiva il rombo di un aereo si accasciava e andava in crisi. Fu un periodo molto duro.  John non perse le speranze di rivederla passava intere giornate appostato sulla via principale nella speranza di rincontrarla. Un giorno riuscì a incontrarla capì subito che c'era qualcosa che non andava e quando Carmela gli disse che sua madre era morta John la strinse a sé e le disse <io non ti lascerò mai, ti amo > la baciò di nuovo in pubblico e questa volta Carmela non si oppose era anch'essa innamorata. John non si risparmiò: si occupò di Carmela e dei suoi fratellini e fece in modo che non mancasse mai il cibo. Era premuroso anche se non piacque molto agli zii di Carmela lo accettarono solo per rispetto che avevano nei confronti della nipote. La radio annunciò che gli scontri tra gli alleati e i tedeschi era in corso e che l'esercito italiano si era schierato anch'essi al loro fianco per risalire l'Italia e scacciare i Tedeschi e liberare il resto del paese dai fascisti governati da Mussolini che aveva creato un nuovo stato dal nome repubblica sociale italiana. In pratica l'Italia si era divisa in due costringendo a scontri tra italiani e italiani. A Napoli arrivarono molti soldati italiani che erano stati richiamati dal nuovo governo tra questi c'era Antonio che ebbe come primo pensiero quello di incontrare Carmela, non sapeva dove abitasse, si limitò a girare per la città nella speranza che la potesse incontrare. Prese servizio di nuovo all'ospedale militare riattivato, lì c'era molto da fare arrivavano tutti i giorni combattenti feriti e c'era bisogno di molti uomini, Antonio appena aveva la possibilità usciva e si recava nelle zone più popolari della città, aveva scolpito nella sua mente il dolce viso di Carmela. Non si dava pace sperava che nulla di male le fosse accaduto fino a quando si recò presso l'abitazione di sua zia Teresa e le chiese se conosceva una ragazza di nome Carmela descrivendola, a quel punto lei si fermò e gli disse che era sua zia e chiese perché la stesse cercando, Antonio le raccontò dell'episodio che salvò la vita a tutti loro e infine le confessò che si era innamorato di Carmela e voleva chiederle la mano. La zia inizialmente arrossì, fu felice che un bel giovanotto italiano e per bene fosse innamorato di sua nipote, ma preferì non parlare di John. Concluse dicendo che la mamma era morta e lei stava passando un brutto periodo e non era facile incontrarla per strada. Gli consigliò di fare passare un po' di tempo per darle il tempo di riprendersi. Antonio si oppose: voleva starle vicino in questo momento particolare. I due si salutarono. La zia voleva sbarazzarsi di John ma non sapeva come fare, il destino fu più veloce di lei dopo alcuni giorni Antonio stava passeggiando in una zona molto popolosa e vide Carmela a braccetto con John in divisa, rimase molto male, li seguì fino a quando Carmela salutò John e si recò verso casa sua, a quel punto Antonio la raggiunse e la fermò, Carmela spalancò gli occhi appena lo vide <ciao Antonio che bello vederti, come stai?> Antonio <io sto bene, ho saputo della morte di tua madre e mi ero preoccupato per te> Carmela <chi ti ha detto di mia madre?> Antonio <ho conosciuto tua zia Teresa è stata lei a darmi la triste notizia> Carmela scoppiò a piangere Antonio le si avvicinò per rincuorarla e le disse < Carmela prima ti ho visto passeggiare a braccetto con un soldato statunitense, chi è quell'uomo?> Carmela abbassò lo sguardo e con un filo di voce rispose < è il mio uomo, è colui che si sta prendendo cura di me e dei miei fratelli >

Antonio spalancò gli occhi: aveva immaginato che fosse il suo uomo in cuor suo non voleva accettarlo. Si spostò evitando contatti intimi e rimase zitto con lo sguardo rivolto verso il vuoto. Carmela in lacrime disse < perdonami, io ti ho cercato, tu sei andato via lasciandomi sola al mio destino> Antonio <mi dispiace tantissimo, ho fatto il mio dovere di soldato e dovuto obbedire agli ordini ricevuti> Carmela <lo so ma credimi qui abbiamo vissuto tutti i giorni sotto le bombe fino a quando non sono arrivati gli alleati> Antonio <be' cosa posso dirti, mi dispiace che quelli che un tempo li chiamavi invasori ora li chiami alleati, vedo che hai cambiato modo di vedere le cose> Carmela <lo ammetto li giudicavo invasori e tutt'oggi li considero tali, ma se oggi non stiamo più ricevendo bombe dal cielo, stiamo mangiando tutti i giorni, e stiamo ricevendo cure mediche è grazie a loro> Antonio <capisco, ma ricordati che nessuno regala niente, il nostro popolo dovrà ripagare con gli interessi per quello che sta ricevendo oggi.> Carmela <può darsi che tu abbia ragione, al momento abbiamo bisogno di tutto, prima o poi andranno via> Antonio < si andranno via lasciando molte donne napoletane incinte> Carmela <ti sbagli, John mi ama profondamente e non mi lascerà mai> Antonio < lo spero con tutto il cuore, vorrei farti un ultima domanda poi ti lascerò vivere la tua vita> Carmela <dimmi pure> Antonio <tu lo ami?> Carmela si girò dall'altra parte chiuse gli occhi strinse i pugni e disse <certo che lo amo> Antonio < va bene, sei stata chiara, ti saluto e ti auguro buona fortuna> Carmela si girò di scatto e guardò Antonio con gli occhi lucidi quasi come se volesse piangere. Quel soldato italiano andò via lasciandola lì ferma immobile, incredula a ciò che stava assistendo: era finita una storia prima che incominciasse. Carmela si recò a casa per badare ai suoi fratellini, era pensierosa si sentiva a disagio con sé stessa e aveva dei sensi di colpa. La fame aveva spinto tutti a vendere tutto ciò che avevano agli alleati e si sentiva anche lei una di loro. Quando incontrò John preferì non raccontargli di Antonio ma volle fargli una domanda < ascolta John ho sentito dire in giro che ben presto lascerete Napoli, è vero?> John <sì mia cara è proprio così, il dovere ci chiama, dobbiamo combattere contro i nazifascisti al fine di liberare l'Italia intera definitivamente> Carmela <andrai via allora, mi lascerai?!> John <mia cara stai tranquilla, la guerra sta far finire, la stiamo vincendo e ti prometto che ritornerò da te e ci sposeremo> Carmela si commosse, quelle dolci parole la fecero sognare ad occhi aperti. John tirò fuori un anello glielo infilò al dito e le disse <questo mio anello è il pegno del mio amore che provo per te, voglio vivere con te!> quella notte John non rientrò in caserma rimase a dormire da Carmela che felicemente perse la sua verginità, diede il suo corpo all'uomo che voleva sposare senza indugi.


Quell'anello le aveva dato la prova tangibile del suo amore ed ebbe la piena convinzione che John sarebbe tornato per sposarla e vivere a Napoli con lei. Il giorno successivo diede la splendida notizia ai suoi zii che manifestarono la loro gioia, finalmente la loro nipote dopo tanta sofferenza aveva trovato un brav'uomo disposto a spostarla e renderla felice. Ma a zio Pasquale qualcosa non tornava, aveva un dubbio o, meglio, una preoccupazione, disse a Carmela < Carmela ascoltami, mi hai appena detto che John verrà a Napoli per sposarti e vivere con te, ma come andrete avanti? Qui non c'è nulla è tutto distrutto, c'è una miseria dilagante...> Carmela <zio non ne abbiamo parlato, non saprei> Pasquale <credo che sarebbe più semplice se tu e i tuoi fratelli andreste negli stati uniti a vivere lì dove c'è benessere> Carmela presa dalla felicità non pensò a questi dettagli, effettivamente zio pasquale non aveva tutti i torti e decise di parlare con John per chiarire questo punto. Infatti non aspettò ripose a John una nuova domanda <John perché non ci porti nel tuo paese, li potremmo vivere una vita migliore> John < Carmela non è semplice dovrò parlare con le istituzioni per verificare se è fattibile> Carmela <credo che sia fattibile dopo che diventi tua moglie> John <non è semplice, voi avete perso la guerra e di sicuro ci saranno delle conseguenze politiche, ma ti prometto che farò tutto il possibile per realizzare il tuo sogno>  Carmela era fiduciosa, si rimboccò le maniche per adempiere ai suoi doveri di sorella maggiore, il cibo che portarono gli statunitensi era abbondante e di qualità, c'erano tra questi prodotti sconosciuti ai loro occhi come pane bianco, della cioccolata e del caffè autentico, e alcuni insoliti o del tutto sconosciuti, come quello del chewing-gum, dei life savers (le caramelle col buco) e della coca cola o quello melassato delle Camel, delle Lucky Strike e delle Pall Mall o quello aromatico delle sigarette inglesi. Al punto che allestì casa sua come una vera e propria bottega: vendeva prodotti di ogni genere. Il potere seduttivo degli statunitensi fece persuadere il popolo napoletano ormai stremato e ferito nel profondo dell'animo. Intanto nuove incursioni aeree tedesche colpivano Napoli causando altri morti e diffondendo sfiducia nei confronti degli alleati che non riuscivano a proteggere la popolazione in modo adeguato. Giovanna l'amica di Carmela le riferì che in città si stavano celebrando matrimoni tra italiani e statunitensi, questa notizia creò forti dubbi sulla lealtà di John al punto che gli chiese di sposarsi subito prima che partisse ma John rifiutò, rispose che voleva prima fare il suo dovere di i soldato e poi si sarebbe dedicato alla sua amata. le condizioni di vita dei napoletani era molto precaria la polizia militare degli alleati non riusciva a mettere ordine in un contesto di confusione totale dove si susseguivano rapine, furti e razzie di negozi. Gli alleati erano visti da una parte della popolazione come liberatori ma da un’altra buona parte come invasori, anche i militari alleati venivano derubati spesse volte quando erano in uno stato di ebbrezza. Napoli era sprofondata in un profondo degrado morale dove il pudore e l'umanità non esistevano più ormai che rendevano difficile le operazioni degli alleati a ripristinare l'economia locale: infatti cercarono di riattivare il porto per fornire almeno i servizi essenziali, e di aprire fabbriche e aziende. Purtroppo, le estreme condizioni di vita spinsero sempre più giovani napoletane a prostituirsi, molte di loro erano minorenni, i soldati pagavano bene. Carmela rimase ferma sulle sue idee morali, da una parte riceveva incendi aiuti da John e da un’altra parte si adoperò a rendersi indipendente incrementando le vendite di articoli di prima necessità presso la sua abitazione. Quel giorno che Carmela sperò che non arrivasse mai, arrivò! John ebbe la comunicazione da parte dei suoi superiori di partire: bisognava liberare Roma dai nazifascisti e servivano soldati. Quella sera c'era uno strano silenzio sembrava che la città stesse riposando dopo un lungo periodo di agonia, era solo un momento che ingannava tutti ma non il pensiero di Carmela che quando apprese ciò che le comunicò John sprofondò nello sconforto più totale al punto che svenne. Al suo risveglio davanti ai suoi occhi apparve quel viso gentile e genuino di John che la rassicurò dicendo <amore mio non tenere la guerra sta per terminare, appena sarà tutto finito ci sposeremo> Carmela ebbe la piena convinzione di ciò che il suo amato le stesse dicendo la verità e decise di non arrendersi e fare un ultimo sforzo al fine di poter realizzare il suo sogno.

Alla partenza del primo contingente degli alleati c'erano molte donne, tra cui alcune di esse con un vistoso pancione, c'era anche Carmela che insieme alle sue concittadine salutarono i loro amati facendo preghiere rivolte al creatore affinché potesse proteggerli. John era molto patriottico e faceva il suo dovere da vero soldato, questo suo essere riempiva di orgoglio Carmela ed era orgoglioso del suo amato e non vedeva l'ora che ritornasse per poterlo sposare. Anche se l'inflazione era altissima e i prezzi proibitivi per qualsiasi certo sociale la situazione economica stava iniziando a dare qualche segno di ripresa: bisognava ancora una volta stringere i denti perché si stava iniziando a vedere un po' di luce in fondo al tunnel. Ormai anche i bombardamenti da parte dei tedeschi erano cessati dando la possibilità di poter ricostruire la città a un pezzo alla volta. Carmela da quel giorno rincasò, si vestì molto coperta per rispetto del suo amato e si dedicò unicamente al commercio e al sostentamento dei suoi fratellini: era decisa e determinata, aveva intenzione di condurre questa battaglia a testa alta. Dopo circa un mese arrivò la prima lettera di John, Carmela la lesse con il cuore in gola, in quelle poche righe c'era scritto che lui stava bene e che erano in combattimento presso la linea Gustav in prossimità di Cassino e che lei era sempre nei suoi pensieri. Quella lettera Carmela la tenne tutta la notte stretta a sé, era preoccupata che la guerra potesse darle un’altra sofferenza. Col passare del tempo susseguirono altre lettere in cui John preannunciò una vittoria ormai certa e ben presto sarebbero arrivati a Roma, questa notizia le diede molto sollievo, purtroppo si presentarono altri problemi: gli aiuti alimentari di John non arrivavano più e con la vendita dei prodotti non riusciva ad andare avanti. Carmela cadde di nuovo nella disperazione al punto che alcune sue amiche le consigliarono a prostituirsi le dissero che si guadagnava bene, lei in particolare perché aveva un aspetto molto carino e avrebbe risolto i suoi problemi in pochissimo tempo.

Le loro erano testimonianze veritiere, le mostrarono con i fatti che, oltre a uscire dalla miseria potevano permettersi tante altre cose e aggiunsero che oltre agli alleati venivano anche personalità della Napoli "bene" ed erano molto generosi. Carmela rifiutò questo invito senza nemmeno pensarci mezza volta, solo l'idea di concedersi a un altro uomo le veniva il volta stomaco. Era legata ai suoi valori e preferì rimanere nella miseria e vivere almeno per il momento una vita stentata. Le amiche la presero in giro quasi non credevano alle sue parole erano incredule e non capivano il perché e come era possibile che una bella giovane preferiva stare in miseria invece di approfittare del momento favorevole. A un certo punto Carmela capì che parlavano due linguaggi totalmente diversi tra loro e non vi era alcuna comprensione, le salutò dandole buona fortuna e si incamminò sola verso il suo destino. In quel periodo difficile incontrò per puro caso per strada Antonio, lui era in divisa, era stato assegnato per rimuovere le macerie dalle strade, aveva un’aria stanca ma non appena rivide Carmela ne fu felice. <Ciao Carmela come stai?> Carmela aveva anch'essa un aria stanca <ciao Antonio tutto bene, è dura e bisogna lottare> Antonio <John come sta?> Carmela < sta bene, è impegnato nei combattimenti per liberare Roma, quando finirà la guerra ritornerà da me e ci sposeremo> Antonio <mi fa piacere per voi due, ti rinnovo i miei auguri e spero con tutto il mio cuore che l'americano John ti possa rendere una donna felice> Carmela gli mostrò l'anello che aveva sul dito come pegno del suo innamorato> 

Antonio osservò con attenzione quell'anello, fece molta fatica a nascondere la sua amarezza e accettò con rassegnazione definitiva l'unione tra Carmela e John e da quel giorno si impegnò a cancellare dal suo cuore Carmela, aveva la piena consapevolezza che fosse un'impresa ardua ma bisognava farlo a tutti i costi. I due si strinsero la mano, si salutarono e ognuno prese la sua strada, due strade con percorsi diversi che mai più si sarebbero incontrati. Quel soldato italiano, sporco stanco e trasandato continuò a servire il suo paese adoperandosi nel miglior modo possibile, il suo intento come quello di tanti altri soldati, marinai e avieri era quello di smettere di fare la guerra e di ricostruire una nuova Italia, forse una migliore e libera. Il giorno 18 marzo 1944 come se non bastasse anche la natura martorizzò Napoli: il vulcano Vesuvio eruttò causando un terremoto e fuoriuscita di lava causando distruzioni e danni a edifici e 26 persone persero la vita. John continuava a inviare le lettere a Carmela, le scrisse in una lettera che il giorno 4 giugno 1944 gli alleati entrarono in Roma che fu liberata definitivamente dai tedeschi.


 

La notizia riempì di gioia Carmela: non vedeva l'ora che il suo innamorato ritornasse al più presto a Napoli per sposarla. Nella lettera successiva John le comunicò che era stato costretto dai suoi comandanti per combattere presso la linea gotica per liberare il resto d'Italia dai tedeschi e costringerli alla resa finale. Carmela fu preda di nuovo dallo sconforto, l'attesa la affliggeva ma d'altro canto sapeva bene che John era un soldato e doveva ubbidire agli ordini senza sottrarsi dai suoi doveri. Lei non poteva inviare le sue lettere perché John veniva spostato in continuazione e per questo le veniva impedita di rispondere alle lettere ricevute: doveva limitarsi a leggere ciò che le veniva inviato. Ancora una volta suo zio Pasquale venne in soccorso a Carmela le regalò una discreta somma di denaro che le permise di comprare altri prodotti da rivendere: avendo più assortimento le permise di incrementare le vendite. Casa sua divenne un vero e proprio emporio, gli affari iniziarono ad andare per il meglio, tra i suoi clienti più assidui vi erano anche gli alleati che compravano senza badare a spese. Nel settembre del 1944 Carmela ricevette un'altra lettera da John che le comunicò che gli alleati 

Avevano iniziato lo sfondamento della linea gotica, la fine della liberazione si stava avvicinando e di conseguenza il ritorno di John era stato imminente. I napoletani ancora una volta si rimboccarono le maniche, si adoperarono per permettere, almeno in parte, che il commercio si riattivasse e tutti potessero guadagnare denaro. Gli orrori delle bombe, gli edifici crollati, i tanti corpi senza vita disseminati in tutta la città avevano lasciato un segno indelebile nell'animo dei napoletani. Volevano girare pagina e ripartire. Zio Pasquale sentì dire dal suo barbiere che gli statunitensi avrebbero inviato a breve grosse somme di denaro per ricostruire l'Italia distrutta dalle loro bombe avviando gli italiani verso il benessere economico, questa notizia veniva raccontata con entusiasmo perché ritenuta positiva, fu di altro giudizio pasquale che fece una grossa risata che attirò l'attenzione di tutti su se, poi aggiunse <amici miei se non ho capito male gli statunitensi hanno distrutto edifici privati e storici, hanno ammazzato la popolazione inerme, hanno abusato delle nostre donne e all'improvviso si mostrano buoni regalandoci i loro dollaroni per farci stare bene e farci dimenticare quello che ci hanno afflitto?> tutti rimasero in silenzio ad ascoltarlo e nessuno disse una parola, pasquale conclusione dicendo <ricordate che quel denaro che ci daranno ci costerà carissimo, saremo in debito per sempre nei loro confronti e ripagheremo con la nostra sottomissione e loro alla fine verranno definiti i nostri liberatori> il barbiere disse <ho notato che molti statunitensi arrivati qui erano di origini italiane> pasquale < hanno inviato gli italiani immigranti a combattere contro gli italiani, in pratica non si sono nemmeno sporcati le mani, hanno lasciato che ci ammazzassimo tra di noi> le parole di Pasquale lasciò tutti di stucco senza dire una parola e senza replicare. Venne il Natale del 1944 Carmela lo trascorse con i suoi fratellini e i suoi zii, il cibo sufficiente, l'assenza delle fortezze volanti nei cieli e quel po' di caldo gli diede molto sollievo. Era più di un mese che John non scriveva, Carmela era molto preoccupata che qualcosa gli fosse accaduto. Si recò presso le regie poste per avere informazioni in merito alla consegna delle lettere. Le dissero che non c'era nessuna lettera in giacenza per lei così decise di recarsi presso il comando degli alleati per avere notizie di John, con molta fatica riuscì a essere ascoltata e dopo alcune verifiche le dissero che John non risultava né deceduto e né ricoverato, era semplicemente al suo posto a combattere. Carmela era avvilita non riusciva a capire il perché il suo innamorato non le scriveva. A questo punto l'unica cosa che le restava da fare e aspettare e recarsi periodicamente al comando degli alleati per avere notizie di John. Trascorsero i mesi, il giorno 25 aprile l'Italia fu liberata dai tedeschi, la guerra era ufficialmente terminata. Successivamente gli alleati andarono via da Napoli, Carmela perse l'unico riferimento che aveva rimase a svolgere la sua vita quotidiana e ad aspettare: guardava quell'anello sul dito con tanto ardore e aveva la piena convinzione che John a breve sarebbe ritornato. Pochi mesi dopo ebbe la triste che suo padre era morto per cause sconosciute presso il campo di prigionia inglese. E ancora una volta dovette farsi forza e andare avanti a crescere i suoi fratellini. Napoli pian piano fu ricostruita, la gente aveva voglia di dimenticare il passato e di divertirsi, il piano Marshall promesso dagli stati uniti fu messo in atto, l'Italia intera versava in una situazione disastrosa, bisognava rimettere in piedi le infrastrutture, le fabbriche e l'agricoltura per fare ripartire il paese il prima possibile. Rientrarono dalle periferie tutti i napoletani che si erano sposati per mettersi al sicuro: scelsero anche loro di adattarsi a una vita difficile, Napoli fu la città italiana più bombardata, ma bisognava risalire la china. Dopo alcuni anni, gli zii di Carmela cercarono di convincerla ad abbandonare l'idea che John sarebbe tornato: volevano che la loro nipote trovasse un marito il prima possibile. Zio Pasquale tramite il consolato statunitense ebbe la notizia che John era vivo ed era rientrato in patria. Carmela rifiutò l'invito e decise di aspettare John fino all'ultimo giorno della sua vita. Col passare degli anni i suoi zii morirono di vecchiaia, lei riuscì a tirare sui suoi fratellini, uno alla volta si sposarono e andarono via da casa per andare a vivere col proprio consorte, avendo nei loro cuori la loro sorella maggiore che preferì vivere da sola invecchiando lentamente. Si recava tutti i giorni in chiesa 

A pregare il signore affinché facesse ritornare John. Tutte le sere si sedeva fuori casa sua ad aspettarlo, spesse volte era preda a delle illusioni visive: vedeva John ma erano solo comuni passanti. Fino all’ultimo respiro e fino all'ultimo giorno della sua vita Carmela aspettò il suo amato che mai arrivò. Non conobbe nessun'altro uomo al di fuori di lui, non riuscì mai a sapere il perché John non venne da lei, mantenne fede al suo cuore senza mai un ripensamento.

 

Carmela morì nell'anno 2003 all'età di 80 anni con il suo anello al dito.

 

Dedicato a tutte le donne 


Prefazione

 

Ho voluto ricordare le 4 giornate di Napoli per cui il popolo napoletano affamato, disperato e abbandonato al suo destino impugnò le armi e scacciò i tedeschi dalla propria terra, si batterono uomini, donne e ragazzi di tutti i ceti sociali, nessuno scappò via dalla guerra. Restarono uniti! All'interno di questo romanzo è presente una storia d'amore che testimonia i valori morali di una giovane donna in periodo oscuro in cui era caduta l'umanità.

 

 

Storia ispirata a fatti realmente accaduti



ogni riferimento e immagine è da ritenersi puramente casuale


Nomi, personaggi, e luoghi sono il frutto della fantasia dell 'autore.



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